mercoledì 30 aprile 2014

Viaggio nei quartieri popolari, dove l'Aler non c'è

Articolo del sen. Franco Mirabelli pubblicato da Affaritaliani, in cui racconta la visita nei quartieri di case popolari della nostra zona.


In questi giorni stiamo visitando i quartieri di edilizia residenziale pubblica della nostra zona. Serve ascoltare e capire come vanno le cose, se i tanti problemi di degrado e legati alla crisi si stiano aggravando o meno. Serve a verificare quanto il gravissimo stato di indebitamento di Aler stia condizionando il suo funzionamento e, soprattutto, si stia scaricando sulla vita dei quartieri e delle stesse famiglie che li abitano. Serve, infine, ad ascoltare le persone e a provare, in una realtà in cui al degrado si associano problemi reali di sicurezza, a dare un segno di presenza che faccia sentire meno soli, meno abbandonati i tanti, soprattutto anziani soli, che devono affrontare situazioni che dovrebbero essere semplici ma che, senza aiuto, diventano enormi.
La prima considerazione o, meglio, la sensazione dopo i primi incontri è quella di un sentimento di abbandono sempre più diffuso a cui corrisponde un’assenza inaccettabile da parte di Aler, una mancanza di punti di riferimento per gli inquilini. Si tollerano situazioni di illegalità senza intervenire se non sollecitati da Comune e forze dell'ordine, creando un clima di preoccupazione che spesso limita la possibilità per tanti di veder riconosciuto il proprio diritto alla tranquillità, al decoro, ad una convivenza civile e serena.
Tutto ciò in una situazione che si legge nel degrado degli stabili, nelle mancate manutenzioni, nell'incuria che parla di abbandono, che dà l'idea, a volte, di essere in luoghi extraterritoriali, dove non ci sono attenzioni e quindi possono non esserci regole. Zone franche, insomma, in cui tanti inquilini si organizzano e ci mettono la faccia, sfidano la prepotenza di pochi, per dare decoro al proprio condominio o al proprio quartiere, mentre invece chi istituzionalmente deve occuparsene risponde burocraticamente a bisogni reali, senza guardare alle persone e ai loro diritti. Poche cose semplici potrebbero cambiare la situazione: maggior rigore nel colpire l'illegalità, le prepotenze e maggiore disponibilità ad aiutare le persone che magari hanno diritto da anni a vedersi ridotto l'affitto, avendo perso il reddito e che invece continuano a pagarlo pur non potendoselo permettere. Basterebbero uffici Aler meno burocratici, più attenti alle persone, diretti da persone che devono rispondere di quello che fanno e, ancor di più, di quello che non fanno. Abbiamo visto, purtroppo non solo nella nostra zona, appartamenti con infiltrazioni che entrano negli impianti elettrici e che vengono ignorate da anni da Aler; mentre serve che paghi chi è responsabile della mancanza di questi interventi, che costringono alcuni da anni a non accendere la luce per paura.
C'è poi, ancora una volta, la realtà di un numero inaccettabile di appartamenti vuoti, che spesso, a causa di un sistema informatico mal utilizzato, neppure risultano. E' chiaro che di fronte ad una lista di attesa di oltre 25.000 famiglie la stessa idea che ci siano centinaia, forse migliaia di appartamenti del patrimonio pubblico inutilizzati fa vergognare. Abbiamo chiesto con il Comune di Milano, di fronte all’incapacità di Aler e Regione di intervenire, la possibilità di dare al Sindaco poteri straordinari per poter assegnare questi appartamenti assumendo iniziative straordinarie per metterli a norma. In questa direzione bisogna continuare a muoversi, tanto più che è in via di approvazione il decreto casa che stanzia 500 milioni per mettere a posto proprio gli appartamenti vuoti che hanno bisogno di piccoli interventi. Ci stiamo impegnando perché i tempi per avere la disponibilità di quei fondi sui territori siano rapidissimi e il mese prossimo renderemo conto del risultato e racconteremo meglio di una legge che contiene molte e positive novità per l'edilizia sociale, Aler e cooperazione. Intanto, i primi incontri nei quartieri popolari in Zona 9 continuano a segnalare l'inerzia colpevole di Regione Lombardia che sembra più preoccupata dei problemi contabili e di non investire un euro per mettere Aler in condizione di funzionare, piuttosto che dei problemi dei cittadini dei quartieri popolari.

martedì 29 aprile 2014

Lavoro, scavare nei giacimenti milanesi

Articolo di Francesco Bizzotto (ex Presidente Afol Nord Milano, nostro iscritto del Network Assicuratori) pubblicato da Arcipelago Milano.


Renzi apre sul lavoro: favorisce iniziative, attrae investimenti. Non lasciamolo solo. Ha detto: la via delle rigidità e delle chiusure ha fallito. Cambiamo.
Elementare, per chi ama la cultura industriale o di massa. “La sua legge è quella del mercato” diceva Edgar Morin in Lo spirito del tempo (1962). Porta a “ridimensionare la cultura alta”. Se la tua offerta non convince, se non vendi, o la cambi o chiudi. Ma, è proprio il libero mercato il nodo non sciolto. Nel lavoro non c’è, perché non ci sono condizioni di reciproca scelta. Mancano Istituzioni per le Politiche attive, che favoriscano la mobilità e rendano dinamico il mercato. In Europa siamo ultimi, e arretriamo. Così diamo spazio alla malattia anti mercato – l’antagonismo – che non considera le differenze e il conflitto come aspetti necessari, vitali della realtà.
Per fare cosa, chiediamolo ai 26enni milanesi Vincenzo Di Salvo e Filippo Malavasi, che hanno creato “B 2 Bevents”, network di incontro e dialogo, conoscenza e reciproca scelta tra imprese e professionisti con vocazione dipendente o autonoma. Ne parla il Corriere della Sera del 18 marzo.
Il contesto sembra volere che tutto accada al centro. A Roma. E in logica negativa, sacrificale. Sullo stesso Corriere, Maurizio Sacconi: ok Renzi al 100%; ora serve “una maggior protezione del disoccupato e una regolazione europea del licenziamento fondata sulla deterrenza di un adeguato indennizzo”. E Alesina e Giavazzi (quasi un appello nell’editoriale): si “consenta alle aziende di licenziare con costi crescenti”.
L’impressione è penosa. Governare vuol dire indirizzare in positivo la realtà sociale per anticipare i problemi. Non viverci sopra. Certo, anche rimediare ai guai, tutelare il bisogno, ma soprattutto anticipare. Chi si concentra su guai e rimedi, è fuori tempo e funereo.
La lettura positiva vuole un mercato del lavoro dinamico, che aumenti la produttività per via di coesione, cura, creatività e innovazione; un lavoro che contribuisca a rendere competitive le nostre imprese, crei valore (anche per sé) e ridia respiro al mercato interno. Società e creatività si deprimono senza un mercato interno sobrio, di qualità alta. Che non si fa da solo.
“Dobbiamo liberare il mercato dal vizio congenito di sopprimere le proprie condizioni di buon funzionamento”, diceva Massimo Cacciari. Tema che la sinistra non ha saputo declinare. Più chiaro Michael Walzer: “Poiché la società civile, lasciata a se stessa, ingenera rapporti di potere radicalmente disuguali, che solo il potere dello stato può sfidare (…) lo stato non può mai essere, come appare nella teoria liberale, una mera struttura per la società civile. È altresì strumento di lotta, usato per dare una forma particolare alla vita comune.” (Il filo della politica, ed. Diabasis, 2002, p. 91).
Calza bene con l’invito ai giovani di Mario Draghi a “scoprire nella flessibilità la creatività, nell’incertezza l’imprenditorialità” (Corriere, 28.10.’07). Principi che stavano a base dell’indirizzo europeo: “La flessibilità significa assicurare ai lavoratori posti di lavoro migliori, la ‘mobilità ascendente’, lo sviluppo ottimale dei talenti”. (Comunicazione della Commissione europea – Bruxelles, 27.06.’07). Un filo logico da recuperare. È l’intenzione del neo ministro Poletti: sono ministro della disoccupazione, ha detto, e voglio “tornare a un ruolo attivo: creare le condizioni per favorire l’occupazione” (Corriere della Sera 22 marzo).
Ora, guardiamo a Milano città metropolitana. È matura l’idea di un’Istituzione per la mobilità del lavoro che sposti le tutele dall’azienda al territorio, dai pochi a tutti.
E liberi insieme l’impresa e i lavori. Maggiori sicurezze e produttività conseguiranno a servizi mirati di orientamento, formazione, sostegno all’auto-impresa e dialogo tra domanda e offerta. E sarà più facile e meno costoso confermare affinare le iniziative di sostegno alle parti sociali svantaggiate.
Senza l’Istituzione per la mobilità dei lavori, l’impresa si concentrerà sui costi di produzione e la precarietà sarà la regola. Sarebbe un indirizzo politico sbagliato: la precarietà fa perdere la nostra economia. Occorre piuttosto coinvolgere, motivare e responsabilizzare le intelligenze che abbiamo. Il capitale umano (conoscenze, competenze) è il nostro punto di forza, per le imprese e anche per la Politica (ma è un altro discorso). Qui Milano è leader in Europa, dice l’Ocse.
L’indirizzo auspicato è riflesso nella scelta della larga maggioranza delle imprese che reggono la crisi (ed esportano). Hanno fatto un patto serio con i collaboratori (e i sindacati), per tener duro e innovare. Sono fucine di idee ed esperienze; laboratori del miglior brainstorming che mai si sia visto. Si inventano di tutto: girano e rigirano i prodotti, i servizi e l’assistenza, dialogano con utenti ed esperti; cercano ossessivamente di cambiare e migliorare, per sorprendere e farsi apprezzare (alzare il prezzo). Come la rete di una decina di micro fabbriche del lecchese, che ha inventato il lampione stradale che si pulisce da solo (Dario Di Vico, tempo fa, sul Corriere).
Insomma, se il lavoro acquista dignità e ruolo (il contrario della precarietà), dipende dalla Politica locale. Dalla forza e dai progetti delle sue Istituzioni preposte.
Possono rendere inutile l’art. 18.
La Milano che guarda avanti (e che pensa opportunamente alle Leap Zones – zone a giurisdizione speciale) deve metterci mano. Chiedersi come sta cambiando il lavoro e perché, puntare diritta alla sua qualità, quando il 50% delle coppie pensa a un lavoro part time per entrambi, per gestirsi al meglio – sondaggio InfoJobs.it. Cosa osservare? 1. il dialogo che c’è nelle aziende e tra imprese (reti);
2. le professioni autonome e l’auto-impresa giovanile, più gentili e geniali, meno ossessive;
3. lo sviluppo tecnologico dirompente;
4. il ruolo del volontariato (terzo settore);
Siamo lungimiranti:
* la democrazia economica è un valore latente altamente produttivo, da far emergere;
* le “Partita iva” sono lavoratori che creano, rischiano, diffondono misura e sostenibilità;
* lo sviluppo tecnologico libera; non può diventare timore e spiazzamento;
* il terzo settore merita risorse (è l’articolarsi delle attività che coglie il meglio: il volontariato).
Istituzione partecipata per il mercato del lavoro, Leap Zone: chiediamo a Renzi di fare un test.

lunedì 28 aprile 2014

1915-2015 Cent'anni di Guerra e Pace, non solo Expo

Articolo di Emilio Vimercati per Arcipelago Milano.


Il 2015 non sarà solo l’anno dell’Expo. Ricorre infatti il centenario di un conflitto armato, con trentadue paesi partecipanti, che nel 1915 vide l’Italia, a fianco delle potenze dell’Intesa, coinvolta nella prima guerra mondiale nella storiografia considerata la quarta guerra d’indipendenza a conclusione del Risorgimento e dell’Unità d’Italia.
11vimercati17FBUna devastazione con il suo seguito di dolorosi lutti che causò la perdita tra il ’15 e il ’18 di circa 651.000 soldati e di 589.000 civili, per un totale di 1.240.000 morti su una popolazione di 36 milioni, con la più alta mortalità compresa tra i 20 e i 26 anni, e un altissimo numero di mutilati e invalidi, combattenti e reduci sbandati, oltre ai danni di guerra con migliaia di famiglie senza tetto e senza lavoro, situazione complicata dal diffondersi della pandemia influenzale di origine “spagnola” che in Europa fece più vittime della peste nera del XIV secolo e della stessa Grande Guerra.
L’Expo con il suo importante tema, Nutrire il pianeta Energia per la vita, avrà inizio il 1° maggio 2015 per concludersi il 31 ottobre e coinciderà con l’anniversario del centenario dell’immane conflitto iniziato il 24 maggio 1915, data celebrata dall’inno “La leggenda del Piave” di E. A. Mario pseudonimo di Giovanni Gaeta i cui versi una volta si apprendevano nelle scuole elementari: “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio”. Speriamo che l’omonima piazza milanese sia almeno riqualificata in tempo.
Ogni paese o città d’Italia ha dedicato una piazza ai suoi militi per lo più ponendo al centro un monumento ai caduti di quella sanguinosa guerra iniziata cent’anni fa per ricordare, a imperitura memoria, i propri concittadini che hanno dato la vita per la patria, scolpendo sui lati nomi, cognomi e grado; così come penso che a tutti sia capitato di soffermarsi e riflettere, camminando sui nostri monti tra resti di trincee e forti diroccati sui tanti patimenti sopportati da quei giovani eroici alpini, i ragazzi del ’99, provenienti da tutta, tutta la penisola da nord a sud cui per la prima volta era stata messa addosso una divisa e in mano un moschetto, come mirabilmente descritto nel film capolavoro “La grande guerra” di Monicelli. L’evento assurge a epopea nella narrazione dell’ufficiale di complemento Emilio Lussu in “Un anno sull’altipiano” così come è esaltato nei celebri versi di Giuseppe Ungaretti, volontario nel 19° reggimento di fanteria: “La morte/ si sconta/ vivendo.” dedicati alla memoria dei commilitoni caduti, al pari dell’orrore della guerra descritta nelle dolorose pagine dal volontario Carlo Emilio Gadda nel “Giornale di guerra e di prigionia“.
Durante quel triennio Milano svolse un ruolo di retrovia, ricovero di militari feriti in convalescenza, tra cui Ernest Hemingway autore di “Addio alle armi“, di centro per la produzione di materiale bellico e venne direttamente colpita dalla guerra in occasione di un unico bombardamento aereo austriaco il 14 febbraio 1918 che causò la morte di 18 persone. Anche Milano, come le altre città, ha ovviamente dato il suo prezioso contributo in uomini e mezzi; nel promuovere il tema dell’Esposizione 2015 può ulteriormente aggiungere un significativo segno di pace ricordando che da quella data del maggio 1915 i cent’anni non sono trascorsi invano.
Cent’anni di cui la prima parte, trent’anni dal 1915 al 1945 di sofferenze, con due guerre mondiali e un ventennio di oppressione concluso con la lotta di liberazione, nella seconda settant’anni di pace da rivendicare. Scrive Denis Mac Smith nella sua “Storia d’Italia“: “Nel 1918 l’Italia dichiarò di aver chiamato sotto le armi cinque milioni di uomini. Ma l’onere finanziario era stato enorme, una somma doppia a quelle delle spese complessive dello Stato nei cinquant’anni precedenti. Le macerie lasciate da questa terribile guerra furono una delle ragioni per cui l’Italia dovette soffrire venticinque anni di tirannia.” Di contro, aggiungo, c’è chi ha ammassato fortune durante la guerra senza preoccuparsi molto delle condizioni materiali della popolazione.
Da pochi anni è stata soppressa la chiamata di leva ma le persone di una certa età sanno cosa significava aspettare la “cartolina”. Ben venga che fra i giovani si siano estinte parole come rancio e gavetta, c.a.r. e corvèe, permesso tre più due, marcar visita, consegnato, contare i giorni all’alba, riduzioni militari e ragazzi.
All’alba del 24 maggio 1915 dal Regio Esercito fu sparato a Cervignano del Friuli il primo colpo di cannone contro il nemico. Il messaggio di Expo 2015 contenuto in Nutrire il pianeta Energia per la vita, senza temere alcuna retorica, accompagni la prossima ricorrenza centenaria del 1915-2015 con un abbraccio fraterno ai caduti nella speranza che un simile avvenimento non debba ripetersi mai più e nel contempo esalti il valore di una auspicabile configurazione unitaria della civiltà europea. Nell’occasione, l’Expo nel 2015 sia un incontro mondiale senza frontiere anche in tal senso. Ripudiare la guerra Favorire la pace.

lunedì 21 aprile 2014

Incontro dedicato al Parco Nord

Segnaliamo questo incontro dedicato al Parco Nord. Nel corso della serata verranno presentati i nuovi progetti avviati dal Parco.


domenica 20 aprile 2014

Tutti a cena per l’Europa!

Potremo incontrare i candidati milanesi al Parlamento Europeo Alessia Mosca, Patrizia Toia e Antonio Panzeri alla cena democratica "Il Pd Milano in Europa #celochieditu", giovedì 24 aprile 2014, alle ore 20.30, presso il Circolo Pd Gino Giugni, in via Astesani 27 (Milano, zona 9, Affori). Si tratta di una cena di autofinanziamento, e parte del ricavato verrà destinato al Circolo come contributo per la realizzazione del progetto di acquisto della sede. Il costo è di 25 euro (20 euro per gli under30) ed è possibile prenotarsi entro il 23 aprile a organizzazione@pdmilano.org 
Il circolo si trova vicino a MM3 fermata AFFORI FN - Linea 70 (Zara M3 M5 - Cim. Bruzzano) fermata Via Astesani V.le Affori - Da MM1 fermata CADORNA: Passante ferroviario FN AFFORI FN


sabato 19 aprile 2014

Celebrazioni per il 25 aprile

Il 24 aprile è il giorno della Liberazione di Niguarda, prima zona a Milano a liberarsi degli invasori e dei fascisti grazie alle eroici scioperi degli operai della Breda, Falk e Pirelli, e dei cittadini e partigiani niguardesi. Giovedì 24 aprile alle ore 20.45 la sezione ANPI Martiri Niguardesi ricordano quel sacrificio con un corteo con partenza dalla sede ANPI e dal CIRCOLO PD di via Hermada 8, lungo le lapidi che ricordano i caduti. 


La mattina del 25 aprile, in Bicocca e Pratocentenaro si terrà il giro delle corone alle lapidi dei Partigiani. In automobile o in bicicletta. Appuntamento ore 9,30 in viale Suzzani 273, Milano


Come ogni anno, si terrà anche la Manifestazione del 25 aprile: il corteo è previsto per le ore 14:00 con partenza da Corso Venezia per raggiungere Piazza Duomo.


venerdì 18 aprile 2014

Il 25 maggio ci sono le elezioni europee



Il 25 maggio si vota per le elezioni per il Parlamento Europeo. Il PD è entrato nel PSE e come presidente per la Commissione Europea indica il nome di Martin Schulz. 
Per votare si fa una croce sul simbolo del PD e si possono esprimere fino a 3 preferenze. 
Le preferenze si esprimono scrivendo il cognome o i cognomi dei candidati scelti nelle righe accanto al simbolo del partito a cui appartengono. Nel caso di due preferenze espresse, sono sempre valide: quindi va bene che siano due donne, oppure due uomini, oppure un uomo e una donna. Nel caso si desideri esprimere la terza preferenza, affinché questa sia considerata valida, deve essere necessariamente di genere diverso dalle prime due: quindi, si possono votare due donne e un uomo, oppure due uomini e una donna.   

I candidati milanesi del Partito Democratico al Parlamento Europeo sono:
-  ALESSIA MOSCA www.alessiamosca.it
- PATRIZIA TOIA www.patriziatoia.it 
- ANTONIO PANZERI www.antoniopanzeri.it



giovedì 17 aprile 2014

Una serata con Patrizia Toia a parlare di Europa

Proseguono i nostri incontri con i candidati al Parlamento Europeo e giovedì 17 aprile, insieme al Circolo Primo Maggio Isola Zara, è stata nostra ospite Patrizia Toia. Tanti gli argomenti affrontati nel corso della serata, stimolati anche da alcuni interventi degli iscritti al PD. 
"Il declino dell'Europa è iniziato quando è iniziata la crisi economica e tutte le conquiste fatte in anni passati e oggi date per scontate, in realtà, in seguito alla crisi, sono state messe in discussione", ha esordito la candidata al Parlamento Europeo, ricordando che fino a quando le cose andavano bene è stata sufficiente l'Unione monetaria e il pensiero dominante era che l'Unione politica sarebbe arrivata da sola come conseguenza, ma così non è stato. "Abbiamo fatto un progetto a metà - ha spiegato Toia - e adesso siamo arrivati al momento in cui l'Europa deve dire cosa vuole diventare da grande". Questo, secondo Patrizia Toia, è infatti il momento per avviare una riforma delle istituzioni europee e non spaventarsi di fronte all'idea di perdere la sovranità nazionale perché nei fatti è già andata perduta da tempo. 
Toia ha sottolineato la necessità del fatto che l'UE inizi ad occuparsi anche di crescita e non più solo di rigore e ha precisato come molti esponenti del centrodestra italiano vadano nelle tv a propagandare anch'essi questa tesi ma poi, quando si sono trovati all'interno del gruppo del PPE, al Parlamento Europeo, hanno lasciato prevalere logiche molto diverse e hanno votato compattamente le misure di austerità.
Tuttavia, secondo la candidata del PD, molte opportunità l'Europa le ha presentate anche in questi anni e l'Italia non sempre le ha colte: "i fondi europei, ad esempio - ha spiegato Toia - hanno cambiato completamente l'aspetto dei Paesi in cui sono stati utilizzati, come la Polonia. Da noi, anche in Lombardia, spesso non si sono presentate neanche le domande per accedervi". 
Sul fronte politico, infine, Toia ha raccontato delle difficoltà di ottenere risultati per la ricerca di una maggioranza che poi approvi i provvedimenti e, spesso, per arrivarci si finisce per apportare alle misure una serie di mediazioni che snaturano l'idea da cui erano scaturite e per cambiare l'Europa - obiettivo che si è posto il PD per questa tornata elettorale - è necessario un costante lavoro dei parlamentari all'interno delle commissioni e vedere anche come sarà la nuova composizione del Parlamento Europeo che uscirà dalle urne.

mercoledì 16 aprile 2014

Incontro con con Patrizia Toia

Giovedì 17 aprile incontriamo (insieme al circolo PD Primo Maggio Isola Zara) Patrizia Toia, candidata al Parlamento Europeo. L'incontro sarà l'occasione per farci raccontare le sue attività svolte nel precedente mandato da Vicepresidente della Commissione Industria, approfondire le battaglie portate avanti dal PD in Europa, i risultati positivi raggiunti e quelli ancora da conquistare insieme al PSE.
L'incontro sarà anche l'occasione per offrirvi un brindisi pasquale e scambiarci gli auguri per una breve pausa prima della corsa che ci porterà alle elezioni europee. 
Vi aspettiamo!


martedì 15 aprile 2014

Contro il voto di scambio finalmente una legge efficace

E' stato approvato in via definitiva il reato di voto di scambio politico-mafioso.
Questa la dichiarazione di voto in Senato fatta per il PD dal sen. Franco Mirabelli (video»):



"Abbiamo votato il provvedimento sul voto di scambio convinti che sia utile e necessario. Lo abbiamo fatto da forza politica che, con una storia di lotta alla criminalità organizzata, di cui siamo orgogliosi, ha sacrificato alcuni dei suoi uomini migliori, da Pio La torre a Piersanti Mattarella e che anche in quest'aula può contare su uomini e donne che combattono la mafia ogni giorno, rischiando la propria incolumità". Lo ha detto in Aula il senatore Franco Mirabelli, capogruppo del Pd nella Commissione Antimafia, in dichiarazione di voto in aula. "Non è vero che questa legge non cambia nulla o non serve - ha spiegato Mirabelli - Fino ad oggi si e' punito solo lo scambio economico, da domani il reato di voto di scambio consentirà di punire lo scambio di ogni altra utilità, cioè ognuna delle possibili prestazioni reciproche in cui si può tradurre lo scambio politico-mafioso. L'assenza di questa tipologia di reato ha impedito finora alla magistratura di contestare efficacemente quelle responsabilità penali. Raccogliamo e manteniamo così l'impegno che avevamo preso con le tante associazioni, i tanti cittadini che hanno aderito alla campagna 'riparte il futuro' e interveniamo in tempo utile per garantire che l'accordo tra politico e mafioso sia punito già per le prossime tornate elettorali. Ma il disaccordo sulle pene non può giustificare le accuse, sentite in quest'aula, che raccontano come con questo provvedimento si voglia svuotare il reato e che chi lo vota vuole salvare politici e mafiosi. La norma che votiamo oggi prevede una pena trai 4 e i 10 anni, esattamente come era previsto nel testo votato all'unanimità alla Camera. Se non era quindi ritenuto scandaloso allora dai colleghi del M5s alla Camera, perché lo diventa ora, dopo pochi mesi? Tanto più che questo reato non sarà mai contestato da solo, per il mafioso sarà associato al 416 Bis (associazione Mafiosa) e per il politico sarà associato a un reato contro la Pubblica Amministrazione. Quindi chi sarà ritenuto colpevole sarà condannato e punito con il carcere e interdetto dai pubblici uffici. La storia di questo Paese dimostra che lo Stato ha vinto contro la criminalità quando la politica e la società hanno saputo unirsi per difendere la democrazia. Credo siano legittime tutte le critiche, ma nessuno deve fare campagna elettorale sulla mafia. E affermare che qui dentro o si è d'accordo con una parte o si è mafiosi è pericoloso, serve solo a far felici i mafiosi perché si banalizza una cosa seria. Tutto questo non solo e' falso, grave e offensivo ma indebolisce le istituzioni e quel tessuto democratico che è indispensabile per sconfiggere la mafia. A chi dice che abbiamo fatto un patto con i mafiosi - ha concluso Mirabelli - rispondo che l'unico patto che abbiamo fatto è quello con i cittadini, per combattere la mafia e che siamo orgogliosi del nostro Presidente della repubblica e del nostro Presidente del Consiglio".
Qui la scheda del gruppo PD alla Camera:






sabato 12 aprile 2014

Il cambiamento del Paese è stato avviato

Questa mattina al circolo, abbiamo approfittato della disponibilità del senatore Franco Mirabelli, per discutere insieme delle proposte che il PD sta portando avanti al governo per cambiare l’Italia, per comprendere un po’ meglio quale Paese stiamo costruendo.
Il PD si è impegnato su più fronti ed è protagonista dell’accelerazione che c’è stata sul terreno delle riforme. – ha esordito il senatore, interloquendo con gli iscritti - Le riforme sono sempre state una questione centrale per il Partito Democratico anche perché il rapporto tra i cittadini e le istituzioni si è molto logorato e far vedere che si sta finalmente lavorando per riformare il Paese può servire per riavvicinare”. Inoltre, ha ricordato Mirabelli “l’accelerazione che si è prodotta ha creato nel Paese una grande aspettativa”. Era, comunque, un’accelerazione necessaria perché – ha segnalato il senatore PD – l’idea diffusa era ormai quella di essere di fronte all’ultima occasione: “Il risultato elettorale ci ha detto che il 30% circa dei cittadini italiani non sono andati a votare, il 25% ha scelto di votare il Movimento 5 Stelle che è una forza antisistema e altri hanno espresso simpatia per altre forze populiste a fronte del fatto che la politica e le istituzioni hanno raggiunto il livello più basso di credibilità proprio a causa dei ritardi e delle resistenze poste a ogni richiesta di cambiamento. Che è l’ultima occasione ce lo hanno detto anche tanti elettori delle primarie che o adesso si cambiava veramente oppure basta. – ha insistito Mirabelli - Oggi, serve ridare credibilità alla politica e alle istituzioni. Per questo Renzi ha scelto la velocità di azione e la semplificazione del linguaggio, per far vedere che il cambiamento lo si fa davvero. E questa velocità di Renzi ha spiazzato tutti perché nessuno ci era abituato. Ora si è avviata una stagione di riforme importanti, questo crea consenso nei cittadini ma ci sono anche molte forze refrattarie ai cambiamenti perché vedono messi in discussione i loro privilegi e non sarà semplice cambiare. Chi vuole contrastare il cambiamento spesso si inventa cose che non ci sono oppure fa intendere che da qualche parte c’è la fregatura nascosta oppure dice che il problema vero è un altro e si finisce per discutere delle invenzioni e non di cosa si è fatto davvero”.

Venendo alle riforme avviate in questi mesi, Mirabelli ha ricordato l’iter della legge elettorale, già discussa alla Camera dei Deputati e che arriverà in Aula Senato dopo la discussione sulla riforma per superare il bicameralismo perché serve realizzare una riforma costituzionale che abbia un equilibrio complessivo. In ogni caso, si tratta di una legge elettorale maggioritaria in cui chi vince governa (esattamente come aveva chiesto il PD) e si è ottenuto il doppio turno, mentre possibile oggetto di discussione diventeranno la soglia di sbarramento e la questione della percentuale di donne nelle liste che la Camera non ha risolto.

Sul tema delle Riforme costituzionali, Mirabelli ha ricordato che con il Governo Letta si è perso un anno (passando dalla discussione sui saggi alla modifica dell’art. 138 della Costituzione) e non è cambiato nulla mentre con l’arrivo del Governo Renzi tutto è cambiato e sono già stati calendarizzati molti provvedimenti e poi si dovrà lavorare anche per migliorarli e correggere ciò che non va bene.
Sbagliato, però, secondo Mirabelli, parlare delle riforme solo in termini di risparmio economico: “Dobbiamo smettere di dire che si fanno le riforme solo per risparmiare soldi perché si stanno riformando gli assetti istituzionali del Paese. - ha precisato il senatore - Le riforme costituzionali devono servire a far funzionare meglio lo Stato, non solo a ridurre i costi della politica”.
Nel merito della riforma del Senato, di cui molto abbiamo letto sui giornali in questi giorni, Mirabelli ha spiegato che alcuni senatori non sono d’accordo sulla non elezione diretta dei membri del Senato ma, se questo verrà trasformato in una sorta di Camera delle Autonomie Locali diventerà difficile fare l’elezione diretta dei nuovi senatori perché dovranno essere espressioni di rappresentanze locali. “Un ruolo diverso del Senato e dei senatori deve corrispondere anche ad una platea elettorale diversa”, ha ribadito Mirabelli.
I tempi di modifica costituzionale, comunque, saranno lunghi: ci vorranno due letture (una per ogni Camera) a distanza di sei mesi l’una dall’altra e successivamente ci sarà un referendum.

Tra le cose già approvate, invece, Mirabelli ha ricordato la legge che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti e contiene anche alcune norme che regolamentano la struttura dei partiti e questo rappresenta un grande cambiamento.
Un altro tassello importante è quello rappresentato dal DDL Delrio con cui si è avviata la costruzione delle città metropolitane. Il DDL prevede che le province in scadenza non torneranno al voto ma diventeranno enti di secondo livello e saranno abolite le giunte provinciali (vale a dire non ci saranno assessori e consiglieri eletti). Entro giugno dovrà essere votato il Consiglio delle città metropolitane, costituito dai sindaci dei vari Comuni che vi appartengono, presieduto dal Sindaco del Comune capoluogo che non percepirà altre indennità aggiuntive, e questo poi varerà lo Statuto entro il mese di novembre.
“Non è una legge perfetta - ha commentato Mirabelli - ma intanto, dopo anni di discussione su questo tema, la città metropolitana si sta concretizzando”.

Mirabelli ha ricordato anche che il Movimento 5 Stelle non ha votato alcuna riforma di quelle portate avanti in Parlamento, con la motivazione che nulla di ciò che viene presentato a loro va bene: “La realtà è che hanno paura di un Parlamento che fa davvero le cose toglie acqua alla loro propaganda”, ha commentato il senatore PD.
Legato a questo argomento, anche la polemica degli ultimi giorni sul voto alla norma 416-ter sul voto di scambio politico-mafioso, per cui M5S ha fatto diverse bagarre in Aula. “I Parlamentari PD si sono impegnati coll’Associazione Libera per fare una legge che punisca il voto di scambio. – ha segnalato Mirabelli - Oggi si contesta il fatto che, dopo il passaggio alla Camera, si sono abbassate le pene. Però quella è una legge che prima non c’era e punisce la promessa di voti scambiati con dei favori e per questo serve farla prima delle elezioni. Spaccare così il quadro politico su questo tema fa il gioco della mafia”.

Infine, Mirabelli ha sottolineato che si stanno facendo passi in avanti anche sulle riforme economiche e sociali. Una particolarmente importante è contenuta il decreto sull’emergenza abitativa (di cui il senatore è relatore) che prevede che vengano raddoppiati i finanziamenti al Fondo Sostegno Affitti e al Fondo per la morosità incolpevole (che il Governo Monti aveva tolto e Letta aveva ripristinato) e poi norme per favorire la possibilità di trovare case a canoni contenuti (come ad esempio l’abbassamento della cedolare secca al 10% per favorire l’emersione dal nero degli affitti e sopperire al fatto che ci sono troppe case sfitte).
Un altro decreto importante sarà quello sul lavoro con cui si andrà a cambiare le condizioni dei contratti flessibili rispetto a quanto prevedeva la legge Fornero e poi arriverà il Job Act per interventi sull’apprendistato, sul contratto unico, sul salario minino e anche sul reddito di cittadinanza.
Anche nel DEF ci saranno cose di impatto economico e sociale importante, come la norma di riduzione dell’impatto fiscale sugli stipendi che consentirà di avere le 80 euro in più in busta paga (che praticamente porteranno ad una mensilità in più alla fine dell’anno) e le coperture sono individuate da alcuni tagli della spending review.
“Oggi - ha sottolineato Mirabelli - c’è un problema drammatico dell’occupazione e della tenuta degli ammortizzatori sociali. La scelta di intervenire sul cuneo fiscale e sul lavoro dipendente è perché si pensa che così si possano far ripartire i consumi”.
Sul metodo, Mirabelli ha spiegato che “Renzi tira dritto, rompe un metodo di concertazione che era considerato da tutti basilare ma oggi c’è una frammentazione tale della rappresentanza che la concertazione è complicata. Le rappresentanze intermedie, spesso, non rappresentano più molto oggi. Per questo il PD, quando fa le riforme, deve guardare all’interesse generale e mettere al centro dei provvedimenti gli interessi dei cittadini”.

Questi, dunque, gli argomenti affrontati nella mattinata, attraverso un proficuo dialogo tra il senatore e gli iscritti del circolo che, speriamo, sia stato di utilità per sciogliere eventuali dubbi.

giovedì 10 aprile 2014

Parliamo delle proposte del PD

In queste settimane il Partito Democratico ha lanciato numerose proposte volte a cambiare radicalmente il nostro Paese. Alcune norme sono già state approvate mentre altre sono ancora in fase di discussione. Il cambiamento che per anni è stato invocato, dunque, sta finalmente venendo alla luce. Per comprendere meglio questo passaggio importante e le proposte del PD per il governo del Paese, sabato 12 aprile alle 10:00, presso il nostro circolo in Via Moncalieri 5, incontriamo il senatore Franco Mirabelli (membro della Direzione Nazionale del PD, relatore del Piano casa nella Commissione Ambiente, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Antimafia e componente della Commissione Politiche dell'Unione Europea).




mercoledì 9 aprile 2014

I nostri candidati alle elezioni europee del 25 maggio



Ecco i candidati della Circoscrizione Nord Ovest: 
 1 ALESSIA MOSCA DEPUTATO
 2 MERCEDES BRESSO CONS.REGIONALE
 3 SERGIO COFFERATI EURODEPUTATO USCENTE
 4 PATRIZIA TOIA EURODEPUTATO USCENTE
 5 PIERANTONIO PANZERI EURODEPUTATO USCENTE
 6 MARINA LOMBARDI SINDACO STELLA (SV)
 7 SERGIO AURELIO MAURO AURELI SEGRETARIO SINDACALE UNIA TICINO E MOESA (SINDACATO FRONTALIERI)
 8 ALBERTO AVETTA ASS.PROVINCIALE
 9 LUCA BARBIERI COORDINATORE COOPERATIVA LO PAN - INSEGNANTE
 10 BRANDO BENIFEI GIOVANI DEMOCRATICI
 11 RENATA BRIANO ASSESSORE REGIONALE
 12 GIUSEPPE CATIZONE SINDACO NICHELINO
 13 MARIA CHIARA DE LUCA OPERATRICE SOCIALE
 14 CARLOTTA GUALCO DIRETTORE CENTRO INEUROPA
 15 LUIGI MORGANO SEGRETARIO NAZIONALE FISM (FEDERAZIONE ITALIANA SCUOLE MATERNE)
 16 CARLO ROCCIO IMPRENDITORE E RICERCATORE DEL SETT. BIOMEDICO
 17 PAOLO SINIGAGLIA PRESIDENTE ITALIA NOSTRA LOMBARDIA
 18 ANTONELLA TRAPANI ARCHITETTO /SEGR.PROVINCIALE VERBANIA CUSIO OSSOLA
19 DANIELE VIOTTI COLLABORATORE DELLE PA, ATTIVISTA DIRITTI CIVILI
 20 FRANCESCA ZALTIERI VICEPRESIDENTE PROV.MANTOVA

Qui tutte le liste del PD»
Le capolista delle 5 circoscrizioni sono donne!
Qui il claim per la campagna elettorale: #celochieditu
Le proposte del PD sul lavoro per cambiare l'Europa»

Il PD è entrato a far parte del PSE e candidato Presidente dell'UE è Martin Schulz, qui il suo discorso di candidatura durante il congresso del PSE che si è svolto a Roma»
Qui l'intervento di Matteo Renzi al congresso del PSE»

lunedì 7 aprile 2014

Primo incontro sull'Europa


La campagna elettorale per le elezioni europee ha preso il via e anche le occasioni per incontrare i candidati.
Domenica sera, all’Isola, l’occasione per parlare di Europa e per approfondire alcune tematiche legate alle dinamiche economiche di cui molto si è letto sui giornali in questi anni, è stato un incontro organizzato dai Circoli PD I Maggio Isola-Zara e Prato-Bicocca, che ha visto come relatori Sergio Cofferati (Parlamentare Europeo uscente e ricandidato) e Franco Mirabelli (Senatore e membro della Commissione Politiche dell’Unione Europea).

Sergio Cofferati, in apertura del suo intervento, ha denunciato come le politiche di rigore di questi anni abbiano portato al disastro per i Paesi già duramente segnati dalla crisi economica e in particolare per la Grecia, dove le misure imposte dalla troika hanno lasciato un Paese distrutto e, per questo motivo è necessario ribaltare queste dinamiche.
Uno dei problemi principali, secondo Cofferati, è quello di riuscire a rimettere in moto i consumi e per farlo vi è la necessità di lasciare più risorse in tasca ai cittadini: “Vanno bene gli 80 € in busta paga per i lavoratori dipendenti annunciati dal Governo Renzi – ha affermato il parlamentare europeo - ma c’è bisogno che arrivino anche ai pensionati. E la Germania, che ha tirato le redini dell’Europa in questi anni, deve sapere che esporta moltissimo negli altri Paesi europei ma se nessuno può comprare anche se la sua economia va in crisi”.
Per questo, per Cofferati, è necessario “Cambiare i presupposti, alleandoci con i Paesi progressisti. È una novità importante che Schulz sia candidato Presidente e che venga votato dai cittadini ma è difficile che ottenga la maggioranza e, in ogni caso, poi se gli altri commissari sono delegati dai governi nazionali (che non sono votati dai cittadini), anche Schulz resterebbe prigioniero e non avrebbe agibilità politica”. “Oggi il Parlamento Europeo non ha potere legislativo. – ha ricordato Cofferati – Il potere legislativo è necessario se si vogliono cambiare le cose. In questi anni al Parlamento Europeo sono stati votati a larga maggioranza sia gli Eurobond che la tassa sulle transazioni finanziarie ma il Consiglio Europeo non ha voluto fare niente di tutto ciò. Al Parlamento Europeo arrivano anche proposte di legge di iniziativa popolare ma poi non sempre vengono portate avanti”.
Sul fronte elettorale, Cofferati ha segnalato che il PD ha compiuto la scelta giusta con l’ingresso nel PSE ma il problema, secondo il parlamentare europeo, è che “il PSE non esiste: è l’aggregato di partiti nazionali, invece, bisogna fare dei partiti europei veri perché molti problemi sorgono anche a causa delle contraddizioni interne alle famiglie politiche. La settimana prossima, ad esempio, al Parlamento Europeo si vota la Direttiva made in cioè la richiesta che sull’etichetta di un prodotto vi sia la tracciabilità del prodotto stesso, tutto il suo ciclo produttivo e non solo dove è avvenuto l’ultimo passaggio; tuttavia, anche su questo non c’è la maggioranza e non c’è un’idea comune neanche all’interno del centrosinistra”.
“Tutta la campagna elettorale, probabilmente, sarà puntata sul sì o il no all’Europa da parte degli schieramenti politici. – ha evidenziato Cofferati - In questi anni sono avvenute molte cose regressive in Europa e, a questo giro, rischia di essere maggioritaria la presenza dei nazionalisti e, se si crea un equilibrio di questo tipo, il lavoro all’interno delle Commissioni diventa più complesso, anche se poi in Aula si possono trovare convergenze più ampie”.
Secondo i sondaggi, il centrosinistra dovrebbe ottenere un maggior numero di parlamentari rispetto a quello attuale, più variegato è il mondo intorno ai Popolari ma sicuramente aumenterà la presenza delle forze politiche contrarie all’Unione Europea. “Lo stesso Tsipras - ha segnalato Cofferati - che in Italia piace tanto alla sinistra, in Grecia si esprime in modo nettamente contrario all’Unione Europea e la lista a suo sostegno ha dentro nomi che poi anche se votati dai cittadini non andranno al Parlamento Europeo e quindi rubano il consenso, esattamente come ha sempre fatto Berlusconi”.

Il senatore Franco Mirabelli ha ricordato che quelle del 25 maggio saranno elezioni decisive per il Parlamento Europeo perché, questa volta, anche in base al risultato elettorale che otterranno le forze antieuropeiste, si giocherà un pezzo significativo del futuro dei nostri Paesi e la possibilità di costruire un’Europa diversa da quella attuale. “Ci giochiamo la possibilità di andare a completare il processo di integrazione europea per un’Europa politica e sociale più vicina all’idea di Europa che abbiamo in mente e dobbiamo convincere innanzitutto noi stessi che ci sono le condizioni affinché l’UE cambi davvero e torni ad essere l’Europa dei cittadini e per i cittadini”, ha affermato il senatore PD.
“Abbiamo la consapevolezza del fatto che stiamo attraversando una fase in cui l’Europa viene vissuta dai cittadini come qualcosa di distante o peggio di negativo, come un orpello, un vincolo, come qualcosa che - in una fase di crisi - ha peggiorato le condizioni. Oggi, l’Europa è percepita come qualcosa che si occupa dei governi, dei bilanci, di finanza e si occupa poco dei cittadini. Su questo dobbiamo lavorare, sapendo che serve un’Europa più forte, anche perché sia più vicina ai cittadini”, ha sottolineato Mirabelli.
Venendo a commentare le vicende dell’attualità, il senatore ha evidenziato come la vicenda dell’Ucraina dimostri che serve più Europa non meno Europa, così come la vicenda ungherese ha dimostrato che l’Europa può essere lo strumento che può contrastare un ritorno preoccupante dei nazionalismi che hanno tratti autoritari, antidemocratici e addirittura razzisti.
“Tutto questo ci deve motivare a fare una campagna elettorale forte – ha insisto Mirabelli - per spiegare alle persone che l’Europa non è un vincolo o un danno e andrò fatto in una situazione difficile: lo vediamo nel nostro Paese che la crisi ha pesato molto, la credibilità delle istituzioni e della politica ha subito colpi pesantissimi e stiamo cercando di fare delle riforme per uscirne e ricostruire un rapporto con i cittadini per la tenuta della democrazia di questo Paese. Dall’altra parte del campo ci sono formazioni politiche che hanno già cominciato una campagna elettorale che sarà tutta giocata sul presentare l’Europa come la responsabile e il capro espiatorio di tutti i mali. La Lega questa operazione l’ha sempre fatta, fin da quando è nata e lo vediamo bene anche oggi con Maroni al governo di Regione Lombardia, dove il suo lavoro quotidiano non è quello di risolvere i problemi ma scaricare la colpa ad altri delle situazioni che non funzionano. Oggi, la scelta più semplice che la Lega ha è quella di dare la colpa all’Europa di ogni cosa negativa”.
“In tempi di crisi, purtroppo, continuano a prevalere le spinte a rinchiudersi, a costruire le fortezze in cui difendersi da qualunque cosa che è esterno e, quindi, anche da questo può nascere un sentimento antieuropeista. Il PD, invece, deve saper spiegare che chiusi nei nostri confini nazionali, oggi, abbiamo meno possibilità, i cittadini hanno meno possibilità e che l’Europa è già stata per noi una grande conquista”, ha ribadito Mirabelli.
Spiegando le ricadute delle scelte intraprese in sede europea sulla politica italiana, Mirabelli ha ricordato che “In questi mesi, in Commissione Politiche dell’Unione Europea al Senato, abbiamo discusso di cose che forse senza l’Europa non avremmo potuto affrontare. Hanno pesato, infatti, le Direttive europee sugli obiettivi che l’Europa ci ha dato per il rilancio delle politiche ambientali, sul rilancio delle politiche volte a costruire il risparmio energetico. Ha pesato l’Europa anche sul fatto che stiamo discutendo finalmente del dramma che vivono le persone nelle nostre carceri. L’Europa ha un ruolo importante sulle questioni concrete che noi viviamo anche se non vengono percepite. I fondi europei, ad esempio, lo stiamo dimostrando adesso, possono essere una straordinaria occasione per mettere in campo politiche occupazionali e politiche che ridiano anche speranza ai territori nel nostro Paese e lo vediamo sul piano dell’occupazione, grazie alle politiche adottate prima dal governo Letta e ora dal governo Renzi. Su questo dobbiamo avere un po’ più di consapevolezza perché l’idea che l’Europa sia solo il vincolo di bilancio, l’austerità ecc. è sbagliata oltre che controproducente”.
“Bisogna certamente cambiare, ci vuole un’Europa che proponga la crescita, però, questo Paese senza l’Europa avrebbe avuto lo stesso i suoi problemi. – ha segnalato l’esponente democratico - Il debito pubblico italiano era un problema lo stesso anche senza l’Europa e ci sarebbe stato ugualmente anche il problema di come rientrare. Dopo le elezioni, l’Italia presiederà la comunità europea e su questo ci si sta preparando, sapendo che nell’agenda del semestre italiano ci sono cose molto importanti e anche queste possono dare il senso dell’essenzialità dell’Europa”.
Uno dei temi da affrontare, secondo Mirabelli, sarà quello della rappresentanza delle istituzioni europee perché oggi c’è un Parlamento Europeo eletto direttamente dai cittadini che però ha poteri molto limitati che vanno ampliati e poi c’è una Commissione formata dai governi dei singoli Paesi che di fatto decide tutto e, quindi, la rappresentanza dei cittadini ha uno spazio limitato rispetto alle decisioni e alle scelte.
Due temi importanti che Mirabelli ha sottolineato come sia importante che vengano affrontati a livello europeo sono quelli dell’immigrazione e della lotta alla criminalità organizzata.
“Se affrontiamo la situazione dell’immigrazione da soli non riusciamo ad ottenere alcun risultato: è necessaria una politica europea e su questo dovremo lavorare perché non è affatto scontato. In questi mesi, ad esempio, abbiamo verificato che per i Paesi del Nord Europa non esiste il problema della gestione dei profughi e delle ondate migratorie, anzi pensano che i barconi affondano per colpa nostra e non perché c’è un fenomeno imponente, che questa estate rischia di essere ancora peggiore”, ha spiegato Mirabelli.
Per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata, il senatore ha segnalato che in Italia abbiamo norme che mira a combattere la criminalità organizzata intervenendo sui patrimoni, con la confisca dei beni appena parte il procedimento penale, senza aspettare la condanna. “Se questa cosa la fa solo l’Italia o pochi Paesi e non c’è un regolamento comune a tutti, ai criminali è sufficiente spostare il proprio patrimonio dove queste regole non vigono e la criminalità organizzata ha risolto il problema del riciclare i propri guadagni senza incorrere nel rischio della confisca. Su questo tema è intervenuta la Direttiva approvata recentemente dal Parlamento Europeo ma ora devono essere i governi dei singoli Paesi ad applicarla”, ha concluso Mirabelli.
In conclusione del suo intervento, il senatore Mirabelli ha sottolineato che “L’Europa è ancora vista come un’opportunità per molti Paesi: ci sono tanti Stati che chiedono di entrare nell’UE. Anche noi dobbiamo tornare a vedere l’Europa come un’opportunità.
Negli ultimi anni abbiamo percepito l’Europa come quella che ci ha messo le tasse ma non è vero. Il nostro debito pubblico non dipendeva dall’Europa. Gli ultimi governi hanno descritto l’Europa come una cosa negativa, che ci ha dettato delle regole oppressive e invece noi dobbiamo spiegare le cose buone fatte dall’Europa per noi (ad esempio il tema dei diritti civili e umani)”.

Rispondendo alle domande del pubblico presente, invece, Cofferati ha ribadito che “Non bisogna sottovalutare le insidie dei nazionalismi ma ogni Paese fa a sé e ciò che è avvenuto in Francia non è uguale a ciò che avviene in altri Stati dell’UE”.
Il punto, secondo Cofferati è che oggi “Noi abbiamo bisogno dell’Europa. Serve un cambio del Trattato per rilanciarla. L’Europa non è il sogno delle generazioni che ci hanno preceduto ma il luogo in cui costruire il futuro per le generazioni che verranno. Molte cose che sono state faticosamente costruite oggi vengono date per scontate ma non le sono affatto e anzi ultimamente sono anche state messe in discussione, come ad esempio Schengen. Oggi si vogliono porre nuovi limiti anche alle frontiere. – ha segnalato il parlamentare europeo - I provvedimenti del governo inglese di fatto rimettono in discussione Schengen perché vietano la circolazione a romeni e bulgari che sono cittadini europei”.
“Oggi non c’è più il sogno dell’Europa perché la gente sta male ma noi con l’euro ci abbiamo guadagnato fino al 2008. – ha sottolineato Cofferati - Ora andiamo a votare dopo anni di crisi sulle spalle e dobbiamo porre l’obiettivo della crescita. Se negli Stati Uniti negli anni ’20 non ci fosse stato Keynes probabilmente gli U.S.A. non avrebbero superato la crisi e oggi non sarebbero così forti come li vediamo”.
“Crescita e sviluppo servono per creare nuova occupazione mentre oggi cala anche quella che c’è”, ha affermato Cofferati, segnalando che i cassintegrati di oggi probabilmente non rientreranno più al lavoro ma quando finirà la cassa integrazione resteranno disoccupati.
“Servono politiche industriali: l’Europa ha perso molto in manifattura mentre Obama sta spendendo soldi per rilanciarla negli Stati Uniti. Il terziario serve se c’è la produzione, altrimenti i servizi da soli non servono a niente e noi siamo rimasti indietro in alcuni settori”, ha denunciato il parlamentare europeo, ponendo il problema del lavoro e della dignità dei lavoratori: “Quando l’economia va male non solo si perde il lavoro ma si perdono anche i diritti. In Europa, che è la culla del welfare, sono arretrate anche le protezioni sociali. È necessario rilanciare l’idea del sogno dell’Europa e dei diritti”. Per questo, il candidato del PD ha detto di aver scelto come parole chiavi per la sua campagna elettorale “futuro, diritti e lavoro”.


L'Europa che vogliamo - Incontro con Cofferati e Mirabelli - 06 aprile 2014

sabato 5 aprile 2014

Il 6 aprile parliamo di Europa

Domenica 6 aprile alle ore 21:00, insieme al Circolo PD I Maggio Isola-Zara, incontriamo Sergio Cofferati (parlamentare europeo uscente e ricandidato) e Franco Mirabelli (commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato) presso il Circolo Sassetti Cultura in Via Volturno 35 sui temi dell’Europa economica e i vincoli di bilancio. L’incontro sarà aperto a tutti i cittadini e sarà un’occasione utile per approfondire l’importanza dell’adesione del PD al PSE e le scelte di politica economica intraprese fino ad ora e da intraprendere in futuro per avere un’Unione Europea più vicina ai cittadini e più forte. 
Appena possibile, ci attiveremo per incontrare gli altri candidati al Parlamento Europeo e, ovviamente, siamo tutti impegnati a dar loro sostegno per la campagna elettorale.