venerdì 22 novembre 2013

Migliorare la legge sui parchi


In queste settimane, nella Commissione Ambiente del Senato, si sta discutendo delle proposte di modifica della legge sulle aree protette presentate da diversi gruppi. Su richiesta del PD abbiamo ottenuto che questi disegni di legge si possano discutere con la procedura d'urgenza che, in tempi brevi, dovrebbe garantire l'approvazione dei miglioramenti proposti. Infatti, è opinione unanime che lo scopo di questa discussione sia quello di sistemare alcuni punti della norma, senza stravolgere una legge che ha consentito, da quando è entrata in vigore nel 1991, di ottenere risultati importanti per il Paese. Da allora, infatti, le aree protette in Italia si sono moltiplicate passando dal 3 all'11% del territorio nazionale, sono in ulteriore espansione e godono di finanziamenti stabili che, per quanto riguarda i 23 parchi nazionali, garantiscono il funzionamento e la realizzazione di progetti che valorizzano e sostengono la biodiversità (quest'anno per quei progetti sono stati stanziati due milioni e settecentocinquantamila euro). Si tratta quindi di aggiornare una buona legge in alcune sue parti. Primo, per rivedere la governance dei parchi riducendo i costi dei consigli direttivi, coinvolgendo i territori nella scelta dei presidenti, garantendo un ruolo sempre più forte delle associazioni e degli enti locali nella direzione dei parchi e lasciando che siano i presidenti a nominare i direttori.
Secondo, e questo è il primo terreno che interessa anche i parchi regionali, si tratta di stabilire norme più chiare per la tutela delle aree protette, in particolare per ciò che riguarda le aree attigue ai parchi che spesso sono state governate in modo separato, senza tenere conto delle aree protette stesse e spesso creando problemi; dare più ruolo agli enti parco nella definizione anche delle scelte relative alle aree attigue può essere una soluzione. Così come, sempre in tema di tutela serve una normativa più chiara sulla regolamentazione della caccia nelle aree protette che, in sostanza, proibisca la caccia e consenta solo a soggetti autorizzati interventi di riequilibrio della fauna ove necessari.
Terzo c'è il grande e decisivo tema dei finanziamenti. Nonostante gli sforzi, i finanziamenti statali sono evidentemente insufficienti soprattutto se si vogliono estendere le aree protette e garantire la loro manutenzione, valorizzazione e cura. Si tratta quindi di normare almeno due aspetti che possono consentire di attivare anche finanziamenti privati; uno e' quello delle sponsorizzazioni, l'altro riguarda la possibilità di disporre dei beni del parco (cascine ecc.) per metterli a frutto.
Resta aperto il grande tema dei parchi regionali che, nella nostra provincia significa Parco Nord, Parco Sud, Parco del Ticino, Adda Martesana e Groane. Al di la di alcune norme relative alla governance e alle aree contigue che possono essere estese anche a queste realtà, credo si tratti di intervenire sulla legge per migliorare il loro funzionamento.
In primo luogo si tratta di omogeneizzare una legislazione che cambia troppo da regione a regione e che, come dimostra l'esperienza di questi anni, non ha garantito le necessarie tutele, né rispetto alla libertà di cacciare (cosa consentita da troppe leggi regionali), né rispetto alle aree contigue dove viene spesso consentito di tutto.
L'assenza di indirizzi omogenei su tutto il territorio nazionale rischia di ridimensionare gli stessi parchi proprio mentre è più chiara a tutti la loro importanza. Allo stesso modo il dimezzamento dei finanziamenti regionali avvenuto in questi anni rischia di indebolire gli enti parco e la loro funzione. Si tratta, e su questo ci impegneremo, di introdurre, nella normativa, l'obbligo per le Regioni di finanziare i parchi regionali.
Infine è utile sottolineare che la modifica della legge sui parchi si accompagnerà in queste settimane alla discussione della nuova normativa sul consumo di suolo che il governo ha proposto nel collegato alla legge di stabilità. L'obbiettivo, ormai condiviso da una parte grande del parlamento è quello di considerare il territorio come un patrimonio che non può più essere sprecato ma deve diventare, sempre di più, un valore da conservare e valorizzare, su cui investire per il futuro.