lunedì 26 gennaio 2015

Le primarie e le regole

Ecco qui un documento elaborato dal nostro circolo in materia di primarie:

Al Segretario Regionale Alessandro Alfieri
Al Segretario Metropolitano Pietro Bussolati
Ai Circoli e al Coordinamento dei Circoli PD della Zona 9 di Milano

Durante una riunione del coordinamento del nostro circolo, anche alla luce dei fatti avvenuti in Liguria, tra gli argomenti affrontati, è emersa la questione delle primarie e delle regole.
Non è la prima volta che ci troviamo a commentare spiacevoli incidenti e vicende di non specchiata trasparenza relative alle primarie, così come non è la prima volta che il nostro partito affronta il tema delle regole.
Come membri del coordinamento del circolo, siamo tutti perfettamente consapevoli del fatto che le primarie fanno parte in modo indelebile della costituzione del nostro partito e sono uno dei nostri tratti distintivi e per natura devono essere aperte, proprio nell’intento di allargare il più possibile il consenso verso il Partito Democratico. Eppure, nel corso degli anni, questo strumento è stato utilizzato anche in modo improprio provocando un danno d’immagine notevole al nostro partito (l’ultimo caso è quello ligure, ma esistono i precedenti di Napoli e ciò che emerso nell’inchiesta romana di “Mafia Capitale” su quelle per scegliere i parlamentari).
È chiaro, dunque, che non si tratta solo di un problema di rispetto delle regole ma che molto dipende dalla moralità degli attori in campo. Come iscritti e militanti del Partito Democratico, ci auguriamo che la nostra classe dirigente recuperi i valori dell’etica e della moralità, a maggior ragione quando intende candidarsi per andare poi a ricoprire cariche pubbliche. Per questa ragione, auspichiamo che non si adoperi in biechi mercanteggi di voti come purtroppo sembra essersi verificato in alcuni casi. Tuttavia, auspichiamo anche una maggior attenzione alle regole (forse da rivedere in alcuni punti, ad esempio si era cominciato a lavorare ad un albo degli elettori, cosa ne è stato? Si può pensare di istituire un Albo definitivo da aggiornare ad ogni tornata?) e ai controlli (difficile fermare eventuali soggetti mandati su commissione da altri partiti ma sicuramente sono ben riconoscibili eventuali “file di immigrati” spaesati che non sanno cosa devono fare e, in tal caso, le persone del partito che gestiscono il seggio hanno sicuramente il potere di intervenire per fermare queste operazioni, invece di attendere l’esito del voto e quindi richiedere l’intervento delle forze dell’ordine o finire poi sotto indagine della magistratura).
A nostro avviso, inoltre, c’è anche un problema di chi decide quali candidature siano ammesse a concorrere alle primarie: fermo restando che le primarie sono aperte, è davvero così opportuno che chiunque lo desideri possa raccogliere firme per candidarsi a qualunque carica, a prescindere dal curriculum, competenze, esperienza, linea del partito? E’ mai possibile che ci si possa candidare per qualsiasi carica elettiva e più volte come tuttologi tuttofare? E se si ricopre già una carica perché per partecipare ad un’altra non ci dimette prima invece di tenersi il paracadute di riserva? Soprattutto alle nuove generazioni non sfuggono queste incongruenze!
A nostro avviso è opportuno che soggetti appena stati eletti a qualche incarico portino a termine il loro mandato invece di abbandonarlo per tentare nuove sfide perché chi li ha votati e sostenuti difficilmente comprende e apprezza queste giravolte.
Se vi è una classe dirigente interna sarebbe auspicabile che questa diriga e valuti anche chi ammettere e chi no alle competizioni perché non tutti i soggetti sono adeguati a tutti i ruoli e non tutti hanno le carte in regola per farlo. Questo potrebbe anche evitare un eccessivo affollamento di candidati PD a primarie di coalizione che poi rischierebbero di produrre lacerazioni interne a cui facilmente seguirebbe una sconfitta collettiva. Inoltre, questo potrebbe poi essere utile perché vi è un sempre maggior bisogno di alzare la guardia sui temi del contrasto all’illegalità e alle infiltrazioni criminali anche dentro la politica e al PD che, come abbiamo visto dalle recenti inchieste, purtroppo non è rimasto immune e il grande lavoro che si sta svolgendo per la realizzazione dei codici etici interni potrebbe non essere sufficiente a tutelare il partito da eventuali tentativi di infiltrazione da parte di malavitosi.
Infine, ricordando la nostra precedente esperienza di primarie per scegliere il candidato sindaco di Milano e guardando anche ad altre esperienze analoghe a Genova e Cagliari, invitiamo il Partito Democratico, in vista delle nuove sfide elettorali che avrà di fronte, a valutare l’opportunità di fare una scrematura tra i propri candidati, proponendo eventualmente “primarie a doppio turno” in cui in una prima fase il PD sceglie il suo candidato e con quello va poi a confrontarsi alle primarie di coalizione, invece che dividersi al suo interno e rischiare così di disperdere i voti a favore di altri pretendenti.
Sapendo che il tema è molto dibattuto nel Partito Democratico, speriamo con questa lettera di poter portare il nostro contributo e che sia utile alla discussione. Un caro saluto e un augurio di buon lavoro,
Il Coordinamento del Circolo PD Prato-Bicocca

domenica 25 gennaio 2015

Il tesseramento del PD a Milano nel 2014

I dati del tesseramento 2014 del Partito Democratico dell’Area Metropolitana di Milano presentano una sostanziale tenuta rispetto all’anno precedente, di Congresso e storicamente caratterizzato da una forte crescita del numero di iscrizioni.
Sono in grande crescita i tesserati under 30, che aumentano rispetto al 2012 di oltre il 20%, attestandosi a 690 iscritti mentre ben 1079 sono i democratici e le democratiche che hanno deciso di iscriversi per la prima volta al Partito.
Complessivamente nel 2014 sono 9593 gli iscritti al PD nell'Area Metropolitana, dei quali 3500 sono donne. Un dato positivo che riporta i valori a quelli del 2012 e ferma l’emorragia di tessere, in corso negli anni precedenti.
Il Partito Democratico si conferma l’unico, vero, partito dell’Area Metropolitana di Milano e lo fa grazie alle quasi 10000 tessere che abbiamo raccolto nell’anno appena concluso. Persone, uomini e donne, volontari e militanti che per noi sono tutti dirigenti, dal primo all’ultimo. Per loro e insieme a loro, quotidianamente, potiamo sui territori le nostre istanze e costruiamo i nostri progetti. Il PD è la forza trainante della sinistra le cifre parlano da sole. Questa è anche una risposta a chi nei mesi scorsi, evidentemente male informato, ci dava per spariti e parlava di “fuga dal PD” e “crollo degli iscritti”. Noi siamo oggi un Partito, il solo guardando tanto a destra che a sinistra, capace di mobilitare, riunire, impegnare e di attivarsi sui territori. Gli altri fanno convention per legittimarsi, noi facciamo politica e diamo servizi ai cittadini, grazie ai nostri iscritti e ai tanti elettori che ci hanno scelto e ci hanno dato la loro fiducia.

sabato 24 gennaio 2015

La Giornata della Memoria al Parco Nord

Tantissime sono state le persone che hanno partecipato alla manifestazione per la Giornata della Memoria che si è svolta al Parco Nord con la Zona 9 di Milano e i Comuni del Nord Milano. 
Come di consueto, anche il nostro circolo PD è stato ampiamente presente.
Grazie a tutti coloro che hanno scelto di non dimenticare!

mercoledì 21 gennaio 2015

Giornata della Memoria al Parco Nord

Come ogni anno, in occasione della Giornata della Memoria, Parco Nord Milano insieme al Comune di Sesto San Giovanni, all'Associazione Nazionale Deportati, ad ANPI e al Servizio GEV, ricorda le vittime delle persecuzioni e deportazioni nazi-fasciste, avvenute durante la Seconda Guerra Mondiale. Sabato 24 Gennaio si svolgerà la celebrazione ufficiale della Giornata della Memoria, con un corteo che, attraversando il Parco, giungerà sino al Monumento ai Deportati, per poter così rendere omaggio a tutti i caduti. Il ritrovo è previsto alle ore 14.00 all'ingresso al Parco di viale Suzzani.

martedì 20 gennaio 2015

Un sistema per la governabilità e le riforme

di Fabrizio Forquet
Realtà e rappresentazione. La prova di forza nel Pd prende la scena, ma rischia di far dimenticare quello che conta. La riforma elettorale che il Parlamento si avvia ad approvare è una rivoluzione per il sistema politico italiano: garantisce quella governabilità decisiva per le riforme e quindi per il rilancio dell'economia, attribuisce all'elettore la scelta diretta su chi governa, semplifica il sistema dei partiti (con le dovute tutele da garantire all'opposizione), toglie alibi ai governi sui risultati del proprio operato. La discussione sulla percentuale di eletti con le preferenze in questo contesto non può che rivelarsi per quello che è: una strumentalizzazione politica legata alla battaglia per il Quirinale e agli equilibri nel Pd. Tra gli oppositori dell'Italicum ci sono veri galantuomini, ma questa loro battaglia è il simbolo di una cultura politica incentrata sulla politics, sui rapporti di forza tra partiti e gruppi, e avara di policies, di riforme concrete per il buon funzionamento della comunità.
Una politica dalla memoria corta. Che dimentica troppo facilmente quando le preferenze erano il simbolo del male del sistema dei partiti. La fine della prima Repubblica è cominciata da un referendum contro le preferenze, considerate strumento infetto del voto di scambio e del malaffare. Esagerazioni allora, esagerazioni oggi. In entrambi i casi battaglie condotte in nome della “vera democrazia” e della “morale della politica”, valori sbandierati pretestuosamente e scarsamente praticati. Astrazioni, che fingono di ignorare la realtà che le preferenze - nelle elezioni in cui sono previste - sono utilizzate da meno di due elettori su dieci al Nord e da sei su dieci al Sud. Un dato su cui ognuno può trarre le sue conclusioni.
Memoria corta, cortissima. Che spinge alcuni a dimenticare il proprio voto a favore del Porcellum, cioè della lista bloccata che più bloccata non si può. Ipocrisia che porta a ignorare il salto in avanti nel rapporto diretto tra elettore ed eletto che l'Italicum comporta rispetto a quel sistema. Il modello sostenuto da Renzi lascia infatti spazio alle preferenze tranne che per i capilista nei cento collegi che sono scelti dai partiti. Senonché questi capilista sono indicati sulla scheda e sono, quindi, proprio i candidati su cui più direttamente cade la scelta dell'elettore. Per capirsi: se il Pd nel mio collegio sceglie Al Capone come capolista, e io elettore mi ritrovo Al Capone sulla scheda, è probabile che voterò piuttosto il candidato più credibile di un altro partito, con buona pace del candidato bloccato.
Ma il danno principale di questo modo di fare politica è proprio nel costringere il dibattito su questioni davvero marginali, facendo perdere di vista ciò che conta. Sono 20 anni che il sistema politico italiano è ostaggio di una logica di coalizione che si è rivelata fallimentare. Se abbiamo accumulato un ventennio di ritardo sul fronte delle riforme è perché i vari governi che si sono alternati sono rimasti vittime delle divisioni interne: dal Berlusconi 1, affossato dalla divergenza con la Lega sulle pensioni, al Prodi 2, vero simbolo con la sua dis-Unione dell'inconcludenza del sistema delle coalizioni, fino all'ultimo Berlusconi affossato dalle scissioni e dalle liti interne ancor prima che dalla crisi dell'euro. Pensioni, lavoro, burocrazia, fisco: ogni riforma ha trovato via via i suoi sostenitori e i suoi oppositori negli stessi partiti della maggioranza. L'esito è stato inevitabile: o non se ne è fatto niente o se ne è approvata una versione tanto pasticciata da risultare controproducente.
Il premio di maggioranza alla lista che supera il 40%, con la possibilità di un ballottaggio se nessuno raggiunge quella soglia, significa superare quella fabbrica di immobilismo. Vince un partito e quel partito ha la responsabilità chiara davanti agli elettori di quello che fa o non fa. Si possono chiamare in causa mille termini anglosassoni: accountability, delivery, ma il senso più vero è che si pone fine ai poteri di veto delle minoranze, restituendo alle “politiche” il ruolo che compete loro rispetto a una “politica” che è solo lotta tra gruppi e fazioni.
Si sostituirà la tirannia delle minoranze con un eccesso di predominio della maggioranza? Difficile sollevare questo rischio in modo credibile in un Paese ricco di bilanciamenti, fino all'immobilismo, come è l'Italia. E tuttavia è anche questa una riflessione da fare. Il riformismo non può fermarsi con l'Italicum: regolamenti parlamentari, commissioni di garanzia, ruolo delle oppposizioni, legge sui partiti, sono tutti cantieri da aprire al più presto. Ma questo è il contributo serio che una politica davvero preoccupata del bene del Paese deve offrire, la bagarre sui capilista è melodramma. E non se ne sente davvero alcun bisogno.

venerdì 9 gennaio 2015

Cambiamo sede

Dal giorno 15 gennaio 2015, il nostro circolo PD Prato-Bicocca cambia sede: lasciamo il locale di Via Moncalieri e ci spostiamo in un locale più nuovo, moderno e confortevole in Via Val Maira al n° 6 (vetrina accanto ai giardinetti)
Certi che chi è stato con noi in questi anni potrà agevolmente continuare a seguirci, abbiamo deciso di intraprendere questo cambiamento nel tentativo di dare una maggiore visibilità al Partito Democratico (dato che la nuova sede si trova in un punto di maggior passaggio) e, soprattutto, di offrire un ambiente più accogliente e confortevole ai nostri iscritti e a tutti coloro che vorranno venire a trovarci. 
Appena possibile faremo un brindisi inaugurale a cui non mancheremo di invitare tutti.
Circolo PD Prato-Bicocca

venerdì 2 gennaio 2015

Questo Paese merita tutto il nostro entusiasmo

Care amiche e cari amici, cari compagni del Partito Democratico,
inizia un 2015 carico di sfide.
Non posso garantirvi che per il nostro partito riusciremo a fare meglio del 2014. Tecnicamente è quasi impossibile: abbiamo vinto praticamente ovunque e sfondato il muro del 40%. Siamo al governo di moltissime regioni, di moltissimi comuni. Il nostro Governo è fortemente trainato dalla spinta del PD.
In Europa rappresentiamo il partito più votato e anche quello che più di tutti spinge per un cambiamento radicale delle politiche economiche di Bruxelles.
Insomma, ci lasciamo alle spalle un anno straordinario.
Nel 2015 cercheremo di continuare a vincere. Ora che abbiamo iniziato, vorrei che ci prendessimo gusto. Ma dobbiamo anche fare formazione politica, tanta e di qualità: ci stiamo lavorando in segreteria e vedrete presto un fiorire di iniziative in questo senso.
Perché questo è il senso del nostro 2015. Forse non riusciremo a fare meglio del 2014, ma dovremo dare il meglio di noi. E, in Europa, spiegare che cambiare verso non serve solo all'Italia. Ma è l'unico modo per salvare la crescita nel nostro continente.
Cerco di essere sintetico.
Nel 2015 porteremo a termine l'iter parlamentare delle riforme costituzionali. È un lavoro di portata storica.
Il Presidente Napolitano ha spiegato bene come il bicameralismo paritario sia stato il più grande errore della Assemblea Costituente. Faremo chiarezza sul ruolo delle regioni, elimineremo gli enti inutili, semplificheremo il processo legislativo. Davvero un grande passo in avanti.
Chiuderemo già dalle prossime settimane la legge elettorale. Tra di noi eravamo divisi tra chi voleva i collegi (modello Mattarellum) e chi le preferenze (come in consiglio comunale). Avremo gli uni e gli altri. Per ogni collegio un candidato del partito, che girerà comune per comune, strada per strada, quartiere per quartiere e si farà vedere, riconoscibile, come il volto del PD. E poi lo spazio, comunque, per le preferenze. Rottameremo le liste bloccate e insieme a loro rottameremo l'inciucismo perché la sera delle elezioni sapremo chi ha vinto. E chi vince avrà la maggioranza per governare senza ricatti dei partitini.
Il Parlamento dovrà licenziare la legge delega sulla pubblica amministrazione. Meno sprechi, tempi certi delle risposte da parte del pubblico, grande investimento nel digitale, semplificazione e efficienza. Perché i tanti bravissimi funzionari pubblici che lavorano con onore hanno il diritto di non essere infangati da furbetti e furbastri.
Approvata la legge di riforma sul lavoro continueremo a operare per una politica industriale degna di questo nome e per norme più semplici. Meno alibi, più diritti. Quando la nuvola dell'ideologia si diraderà tutti si renderanno conto che le nuove regole sono più giuste e più chiare. E offrono sia agli imprenditori che ai lavoratori certezze maggiori. Dobbiamo però continuare sulle crisi aziendali. Il primo gennaio si è aperto col primo volo Alitalia Etihad. Da Terni a Taranto, da Termini Imerese a Piombino, da Reggio Calabria a Trieste, da Avellino a Genova sono tante le aziende che hanno visto sbloccate le crisi. Ma dobbiamo attrarre investimenti con più determinazione.
Per farlo è fondamentale che la grande opera di riforma della giustizia civile e del fisco vada avanti secondo i tempi stabiliti. Dobbiamo arrivare ad avere tempi europei e un sistema di certezza del diritto che in questi anni è cambiato.
Il campo dei diritti, dalla riforma del terzo settore alle unioni civili fino allo ius soli temperato, è il settore dei lavori parlamentari subito dopo le riforme costituzionali. Trovare un punto di equilibrio non sarà una passeggiata, ma è un nostro preciso impegno davanti agli elettori.
Tuttavia la vera riforma che rimette in moto l'Italia è quella che tiene insieme la sfida educativa – partendo dalla scuola (iniziate a segnarvi questa data: 22 febbraio, Roma) – con l'innovazione culturale, dalla Rai ai musei, dal teatro all'opera, dal cinema al design. Qui sta l'identità italiana. Qui sta la ricchezza dei nostri figli. Qui sta il nostro passato e il nostro futuro.
Ci siamo dati una cadenza ordinata per le nuove iniziative di legge.
A gennaio abbiamo provvedimenti su economia e finanza. A febbraio tocca alla scuola. A marzo il Green Act – sull'economia e l'ambiente in vista della grande conferenza di Parigi 2015. Aprile sarà il mese di cultura e Rai. A maggio tutti i riflettori sul cibo, agricoltura, turismo, made in Italy: arriva l'Expo. A giugno i provvedimenti sulle liberalizzazioni e prima dell'estate il punto sullo sport anche in vista della candidatura per le Olimpiadi del 2024.
Nelle prossime settimane ci sarà anche da eleggere il Presidente della Repubblica. Ovviamente sarà un passaggio delicato e difficile, come dimostra la storia parlamentare anche di questa legislatura. E succedere a un grande italiano come Giorgio Napolitano non sarà semplice. Ma sono certo che il PD sarà decisivo nello scegliere insieme a tutti un arbitro equilibrato e saggio, il garante super partes delle istituzioni.
C'è molto da fare. Lo faremo. Senza ansia, senza angoscia, senza paura. Ma lo faremo velocemente. Abbiamo la certezza che gli italiani da noi vogliono che continuiamo a fare quello che abbiamo fatto nel 2014 con ancora maggiore determinazione. Dobbiamo ridurre la forbice delle ingiustizie. È quello che abbiamo iniziato a fare con il tetto ai mega stipendi pubblici da una parte e l'innalzamento degli 80 euro dall'altro. Ma non finisce qui. La forbice dell'ingiustizia da ridurre è anche quella tra lavoro e rendita, tra coraggio e paura, tra crescita e austerità, tra non garantiti e garantiti, tra donne e uomini, tra chi ci crede e chi rema contro, tra chi scommette sul futuro dell'Italia e chi scommette sul fallimento dell'Italia.
Tra tre anni quando torneremo a votare i cittadini ci diranno se abbiamo avuto ragione a provare la strada coraggiosa e impervia delle riforme a tutto campo con questa legislatura . Fino a quel momento chiedo a tutte le democratiche e i democratici - che ringrazio per il lavoro svolto con passione e determinazione - di non mollare di un solo centimetro e di continuare a darmi una mano. A darsi una mano. Questo Paese merita tutta la nostra fatica. Questo Paese merita tutta la nostra energia. Questo Paese merita tutto il nostro entusiasmo.
Un sorriso,
Matteo