martedì 14 gennaio 2014

Per cambiare verso

Vi proponiamo qui di seguito un'analisi del nostro iscritto Alberto Zanchi che abbiamo discusso durante un incontro del coordinamento di circolo:


Constato che l’immediato e più significativo risultato del “cambiare verso”, voluto l’8 dicembre dalla maggioranza (67,55%) del popolo delle Primarie, è l’eliminazione della lotta all’evasione fiscale dal protocollo oratorio e retorico governativo e dall’antologia degli impegni tradizionali della “sinistra” di Governo. 
11 dicembre 2013: il Premier Letta “cambia verso” al Governo. Nasce il “Governo di impegno 2014” e la lotta all’evasione fiscale non viene neanche richiamata nel discorso di richiesta della fiducia in Parlamento. Non si sa dove il Premier intenda trovare i tanti soldi che servono subito per realizzare gli impegni dichiarati e per uscire dall’emergenza economica e sociale. Si sa che il forziere dell’evasore (2.000 miliardi documentati dall’Aui) e la riattivazione della trappola per il “nero” (oltre 200 miliardi di maggior gettito strutturale annuale) non sono nell’agenda degli impegni di Governo.
15 dicembre 2013: il neo Segretario Renzi inaugura a Milano la stagione del “cambiare verso”. La lotta all’evasione esce dall’antologia degli impegni tradizionali del Pd. L’evasore può guardare fiducioso all’orologio fiscale di fine anno (cancella l’annualità più remota dell’Aui) che sta per scattare e consolidare così il forziere della ruberia al Fisco (vale ormai 2.000 miliardi, quanto il Debito) incrementandolo della rituale regalia (i 200 miliardi rubati ogni anno all’erario).
16 settembre 2013: il Presidente Napolitano (emblema della “sinistra”) si limita ad invitare la Politica a non scherzare con il fuoco. Nel corso della cerimonia per lo scambio degli auguri di Natale con le alte cariche dello Stato, il Presidente segnala “il rischio diffuso di tensioni e di scosse sociali”, ricorda che “gli italiani vogliono risposte a problemi”, constata, con riferimento alla mancata crescita ed al conseguente disagio sociale, che “servono ancora forti stimoli oltre a quelli introdotti dal Parlamento” ed avverte che “l’Europa guarda” (“la stabilità” diventa prerequisito indispensabile per rendere credibili l’impegno al rispetto dei vincoli di bilancio-del fiscal compact e la promessa di riforme che pagano solo dopo 4-5 anni e quindi, nel breve, nessuno fa per non essere condannato alla sconfitta elettorale). Un richiamo a considerare le code dei contribuenti (in pari data) che celebrano il lunedì nero delle tasse (Imu, Tares) e rimuginano sul Fisco che li impoverisce (l’Istat certifica, in pari data, che 1 contribuente su 2 è a rischio povertà). Un invito a non sottovalutare la piazza che incomincia a ribollire (“forconi”, studenti, sindacati iniziano a manifestare rumorosamente) ed a rivedere le priorità della Politica. In buona sostanza, una sollecitazione ad elaborare subito un progetto credibile per trovare soldi.

Osservo che il “cambiare verso” non ha ancora dato segnali di discontinuità con il passato
1-La Politica ma, soprattutto, il nuovo Pd non ha ancora trovato la ricetta per ”cambiare verso”, da subito, ai numeri. A bocce ferme, servono, per il 2014, una cinquantina di miliardi solo per rispettare i Patti Ue. Il Premier Letta mette sul tavolo una quarantina di miliardi (attesi in 3 anni) da revisione della spesa e 10-11 miliardi da dismissioni. Il segretario Renzi mette sul tavolo 1 miliardo da riforme istituzionali e forse altri quando verrà concordata l’agenda dei prossimi 15 mesi di Governo. Il M5s mette sul tavolo una manciata di milioni risparmiati dal budget di spesa. Forza Italia mette sul tavolo Berlusconi e la contestazione dell’euro, cioè niente. Troppo poco! Sono ormai due decenni che la seconda Repubblica è in cronica crisi di astinenza da soldi. Non può evidentemente andare avanti (svilupparsi, progredire, crescere, diventare normale) un Paese dove ogni progetto (proposta, iniziativa, dibattito) è condizionato dalla mancanza di soldi per finanziarlo e ogni critica diventa esercizio retorico perché “senza soldi più di così non si può fare”. Il Governo Letta conferma. Se, da un lato, il frenetico deliberare in Consiglio dei Ministri attesta l’encomiabile “volontà di fare”, dall’altro, l’incremento del Debito e, soprattutto, la mancata prioritaria significativa riduzione delle tasse certificano che “mancano i soldi per fare”. Nonostante tutti condividano, compreso il Governo, che, per la crescita e la conseguente maggior occupazione, è necessario diminuire la pretesa fiscale per aumentare così la competitività delle imprese ed incentivare i consumi, si “vende”, come prioritario, un “piano per il lavoro” flessibile (utile ma solo complementare) cioè un diversivo pletorico se il lavoro non c’è ed insostenibile se mancano i soldi per garantire un adeguato reddito a chi perde il posto di lavoro o lo cerca e non lo trova.
-17 dicembre 2013: l’Ocse dice che dal 2007, inizio della crisi, emerge un incremento complessivo della pressione fiscale italiana dell'1,2% (eravamo al 43,2% siamo al 44,4% nel 2012) mentre in Spagna, pure gravemente coinvolta nella recessione, si è avuta una riduzione della pressione fiscale del 4,4% (dal 37,3% al 32,9%). -18 dicembre 2013: la legge di stabilità istituisce il “fondo per la riduzione della pressione fiscale” che verrà finanziato con i risparmi aggiuntivi derivanti dalla spending review e dalla lotta all’evasione (al netto, per il biennio 2014-2015, di quelle derivanti dal recupero svolto da Comuni, Province e Regioni) tenendo ben presente che non si può derogare dal "conseguimento di obiettivi di finanza pubblica" (come a dire, prima sistemiamo i conti e poi distribuiamo le risorse). Una volta determinato l'ammontare disponibile per tagliare le tasse, compito demandato alla stesura del prossimo Def, queste andranno divise al 50% tra imprese e lavoratori. Nel primo lotto sono inclusi i professionisti e le micro imprese sotto i 181mila euro di valore della produzione (minore Irap). La quota dei lavoratori, invece, è da spartire con i pensionati (maggiori deduzioni e affini). Cioè briciole ammesso che ne cadano dal tavolo.
In assenza di ricetta alternativa, la serietà suggerirebbe di non accantonare la requisizione della ruberia pregressa all’erario (10 anni di registrazioni in Aui valgono complessivamente circa 2.000 miliardi una tantum, quanto il Debito) e la riattivazione della trappola per il “nero” (piazzata nel canale finanziario) che impedisce di continuare a rubare all’erario (vale fino a circa 200 miliardi di maggior gettito strutturale annuale). Forse è il modo più semplice ed immediato per praticare, “senza retorica e senza fronzoli”, l’insegnamento di “Pierino” che il Premier Letta celebra, il 24 dicembre 2013, inaugurando a Camaiore (Lucca) la sala consiliare dedicata a Pierantonio Graziani. "Pierino - dice il Premier Letta chiamando Graziani col nome con cui era conosciuto a Camaiore, ha lasciato un chiaro messaggio: la semplicità in politica, l'attenzione alle cose essenziali e che contano davvero. Io ho avuto la fortuna di crescere con il suo esempio, essendo di Pisa (negli anni in cui lui era consigliere comunale a Camaiore io ero consigliere comunale a Pisa). Sobrietà, andare dritti all'essenziale, alla profondità delle questioni, senza retorica, senza fronzoli. In un tempo di crisi della politica, questa credo sia l'unica ricetta possibile". Forse è l’unica ricetta disponibile per “cambiare passo - registro” come chiede il 29 dicembre 2013 il “renziano” Davide Faraone, responsabile del welfare nella segreteria Pd, e per “il salto di qualità” chiesto, in pari data, dal “turco” on. Matteo Orfini.

2-Il nuovo Pd non ha ancora il progetto per “cambiare verso”, da subito, alla Politica troppo costosa, inconcludente e spendacciona come conferma la cronologia dei fatti post Primarie dell’8 dicembre 2013.
11 dicembre 2013, Il Premier Letta, sostenuto dal neo segretario Pd, chiede e ottiene la fiducia in una leadership politica ringiovanita (ma di lungo corso) per “archiviare un ventennio sprecato”. “Fatta eccezione per alcune importanti realizzazioni – l'ingresso nell'euro, naturalmente, è tra queste –, sono state infatti troppe le occasioni mancate: sprecata l'opportunità di riformare la politica, le istituzioni; sprecata la chance di invertire il declino dell'economia italiana prima che la crisi intervenisse, come un uragano, a sconvolgere la vita dei cittadini, delle famiglie e delle imprese. Il nostro alibi è stato il conflitto, apparentemente insanabile”. “C’è stato un prima, ci sarà un dopo e il dopo è una storia nuova da scrivere; può e deve farlo una leadership politica ringiovanita di alcuni decenni in soli pochi mesi, legittimata grazie a coraggio e partecipazione”. 
Parte la stagione del “cambiare verso” pilotata da una generazione che vuole governare per restituire rispettabilità e credibilità alla Politica.
13 dicembre 2013: abolizione del finanziamento pubblico dei Partiti. “A decorrere dall’anno finanziario 2014, con riferimento alle dichiarazioni dei redditi relative al 2013, ciascun contribuente può destinare il due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche a favore di un partito politico che si sia dotato di statuto e potrà detrarre le erogazioni liberali in denaro in favore dei partiti politici … Una Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici avrà anche il compito di controllare regolarità e conformità della rendicontazione, trasparenza e pubblicità dei Partiti”. La Politica assegna ai cittadini la facoltà di elargire un bonus annuale a chi difende i loro interessi in Parlamento ma non adotta uno strumento che assicuri il controllo dell’utilizzo dei fondi (la storia dice che la “solita” Commissione non è una garanzia) cioè sarà ancora la Magistratura ad informare se è “cambiato il verso” della Politica spendacciona. Certamente positivo che si autodichiarino on-line introiti e spese. Nessuno dubita della serietà dei Civati-Cuperlo-Renzi che puntualmente rendicontano sul sostegno e sul costo della loro corsa alle Primarie. Ci sono però anche i Berlusconi, i Bossi, i Penati e tutti quelli che autodichiarano il falso al Fisco.
L’autodichiarazione non esclude che si possa barare e, quindi, non basta.
22 dicembre 2013: abolizione delle Province. Il Ddl trasforma i consigli provinciali in assemblee di sindaci (eliminando stipendi a giunte e consiglieri), istituisce 9 città metropolitane e regola la fusione dei comuni. Il conflittuale dibattito parlamentare conferma che la sola svolta generazionale non è sufficiente per indurre i cittadini a credere nella discontinuità.
1-Sarà molto difficoltoso “cambiare verso” alla Politica inconcludente. La sfida per risolvere, in tempi brevi, le problematiche istituzionali, arcinote e mai risolte, è ad alto rischio di fallimento per la conflittualità permanente e per la difficoltà di condivisione nella stessa maggioranza: le Province vanno eliminate anche dalla Costituzione, la legge elettorale deve garantire la vittoria di uno e la sopravvivenza di tutti, il nuovo Senato deve rappresentare gli specifici interessi territoriali, il Patto alla tedesca è irrealizzabile, il rimpasto è un vecchio rito che innesca conflittualità tra soci, le elezioni europee alimenteranno lo scontro tra chi vuole dichiarare guerra alla Merkel (e agiterà lo spread) e chi vuole mandarle ambasciatori (ed ha difficoltà a collocare il Debito pubblico).
2-Sarà estremamente difficoltoso imporre alla Politica troppo costosa di “cambiare verso”. Non viene dettato un vincolo di spesa e non esiste lo strumento che permette di seguire-controllare-correggere tempestivamente l’evoluzione dei costi.

23 dicembre 2013: la “Legge di stabilità” ed il decreto “Salva Roma” (fortunatamente stoppato dal Presidente Napolitano) saranno le ultime esibizioni di un Governo che deve “cambiare verso”? Sono diventati insopportabili la legiferazione di continue tasse, il tartassamento della casa, gli aumenti dell’iva, il congelamento delle pensioni di chi se le è veramente pagate, i furti che alimentano i fondi di solidarietà, la pratica degli sgravi fiscali senza preoccuparsi di chi li deve pagare e la violazione dei patti con lavoratori-pensionati in nome di un’emergenza che dura da vent’anni. Il tutto solo per riparare ai dissesti prodotti da Politici inadeguati al ruolo di semplici contabili-amministratori della res pubblica (sono sempre “in rosso” ed hanno difficoltà ad offrire i servizi essenziali ma non riescono a bloccare i finti poveri che li scroccano), incapaci di fare rispettare le leggi (monetizzano, al ribasso, l’incapacità con le sanatorie) ed inidonei a fare quello per cui sono pagati dai contribuenti onesti (sanano l’inidoneità con le clausole di salvaguardia come documenta l’esemplare Legge di Stabilità: diminuirà dal 19 al 18% l’aliquota di detrazione per spese mediche e quant’altro se non verranno riordinate le agevolazioni fiscali e ci sarà la stretta sulle detrazioni se la strombazzata spending review non produrrà i risultati attesi). 
Evidentemente il “cambiare verso” del nuovo Segretario Pd non ha ancora contagiato il Governo a guida Pd come documentano due apparenti (in attesa del testo finale) banali manifestazioni della Legge di stabilità.
1-Si continua a ritenere che basta legiferare per modificare i comportamenti. I consuntivi dei segugi fiscali dicono che oltre il 70% degli affitti agli studenti è in “nero” e si scoprono solo su denuncia degli studenti? La soluzione è immediata: si legifera che gli affitti non si possono più pagare in contanti. E se continua la pratica del “nero”? Ci penserà (quando e se c’incappa) la Gdf! E se due terzi vengono pagati in contanti? Beh, almeno si incassa un terzo e questo basta perché il redditometro appiccichi l’etichetta di contribuente onesto!
2-Si continua con gli “scherzetti da monsignore” per le pensioni. Da un lato si dice che vengono rivalutate le pensioni fino a 6 volte il minimo, d’altro lato si rifila la fregatura modificando il meccanismo (le riduzioni, quando previste, riguardano l’intero assegno e non soltanto la parte eccedente la soglia garantita). Infatti la rivalutazione in base al 100% dell’indice è sull’importo totale solo per le pensioni fino a 3 volte il minimo cioè 1.487 euro, oltre è in base all’indice percentualizzato del 95% per pensioni da 3-4 volte il minimo, del 75% per pensioni da 4-5 volte il minimo e così via. Spiega il Secolo XIX: in base al nuovo meccanismo, assumendo che il probabile indice Istat di rivalutazione per il 2013 sia dell’1,2%, anche le pensioni fino a 1.982 euro beneficiano della rivalutazione completa mentre le pensioni da 1.982 a 2.478 euro aumentano di 22 euro anzichè di 26 del meccanismo precedente e le pensioni da 2.478 a 2.973 euro aumentano di 17 euro anziché di 28. Cioè, indipendentemente dall’aumento lordo annuale risibile, la rivalutazione delle pensioni fino a 6 volte il minimo che il Governo Letta “vende” come un grande favore ai pensionati, di fatto è un sotterfugio “vecchia politica” per fare cassa. Ovviamente il “pacco” viene perfezionato con la rivalutazione delle pensioni oltre 6 volte con un fisso di 14,70 euro, non che la Corte si esibisca in una pronuncia di incostituzionalità perché non tutte le pensioni sono state rivalutate.
27 dicembre 2013: il Mille-proroghe conferma che per “cambiare verso” bisogna aspettare metà gennaio quando Matteo Renzi esordirà nel ruolo di Segretario Pd presentando ai soci di maggioranza il Patto di coalizione.
Il decreto mille-proroghe, oltre agli interventi effettivamente utili (ad esempio il proseguimento delle operazioni di protezione civile nelle zone interessate da recenti fatti alluvionali e sismici) evidenzia i vizi del vecchio corso della Politica. Tutti a lamentare la mancanza di soldi e solo all’ultimo momento si utilizzano miliardi di fondi Ue giacenti (il Premier Enrico Letta annuncia una riprogrammazione dei fondi strutturali Ue da 6 miliardi e 200 milioni che “rischiavano di non essere utilizzati avendo un ciclo 2007-2013″). Tappato il buco nel bilancio di Roma (ma non si sa chi l’ha prodotto e come). Ammessa la possibilità (!) di recedere da contratti di locazione passiva troppo onerosi (gli affitti d’oro) ma non si sa chi li ha stipulati e da quanto tempo durano. Sanate le incapacità di assolvere ai compiti assegnati nel termini previsti (ad esempio, proroga dei termini di competenza del Ministero dell’interno, in materia di infrastrutture e trasporti, di salute, di istruzione-università-ricerca e così via). E ovviamente arriva il solito regalino post natalizio (aumento delle sigarette e tassa di sbarco per le isole minori la cosiddetta tassa dei “vulcani”) per arrotondare gli incrementi consistenti di tariffe (il 28.12.2013, Adusbef e Federconsumatori,dicono che nel 2014 la stangata per ogni famiglia italiana sarà in media di quasi 1400 euro) e di balzelli locali che scatteranno nel 2014. Sul tema, l’unica soddisfazione di fine anno la regala, il 28.12.2013 la Cgia di Mestre che, dal suo punto di vista(!) post brindisi natalizi, vede un’inversione di tendenza nel peso delle tasse. Nel 2013 un giovane operaio senza familiari a carico beneficia di un risparmio fiscale di 15 euro, una famiglia bi-reddito con un figlio a carico beneficia di 178 euro e di 250 è lo sgravio per una famiglia monoreddito con due figli a carico. Nel 2014, per i primi due casi, la situazione è destinata a migliorare mentre nel caso della famiglia monoreddito con un livello retributivo medio alto, le tasse sono destinate ad aumentare di 164 euro.
Forse non è questo il “cambiare verso” al rapporto Stato-cittadino che i votanti alle Primarie si aspettano dal nuovo Pd. Forse si sta sottovalutando il vero problema: i cittadini vogliono togliere ai Politici il mandato che li autorizza a mettere le mani nel loro portafoglio. Sono convinti (e ne hanno buoni motivi) che la riduzione dei costi e l’efficienza dei servizi di Stato (e la professionalità e la serietà di chi li gestisce) si ottengono con la rendicontazione al centesimo di come vengono utilizzati i loro soldi. Vogliono sapere chi, come e per che cosa spende e vogliono essere certi che l’utilizzo sconsiderato o improduttivo, l’abuso o l’arricchimento personale vengano tempestivamente intercettati, puniti e rigorosamente ripagati. Serve un nuovo modello che tracci la movimentazione dei mezzi di pagamento, che canalizzi in banca tutti i regolamenti, anche di importo spicciolo (e li giustifichi e li documenti), che monitori sistematicamente e continuativamente i flussi (evidenziando tempestivamente quelli non pertinenti o addirittura “sporchi” ed innescando l’immediato blocco), che tenga sotto controllo le disponibilità personali di chi è stipendiato per lavorare in Politica.
In assenza di un progetto alternativo, l’urgenza di una seria risposta alle attese dei cittadini suggerirebbe di adottare il modello impiantato dalle leggi 197/91 e 413/91 finora rifiutato perché presenta la deprecabile controindicazione di impedire la libera circolazione del “nero” e l’impunita ruberia all’erario.
Forse il nuovo Pd può veramente “cambiare verso” all’Italia e riabilitare la Politica solo utilizzando e rendendo compiutamente operativo il modello (disponibile da due decenni) che, contemporaneamente, da un lato toglie i soldi superflui alla Politica troppo costosa e spendacciona e, dall’altro, produce subito i soldi necessari per rilanciare il Paese e per ridare benessere ai cittadini. Un’ipotesi che il nuovo Segretario del Pd Renzi ha la convenienza di considerare. Il 23 dicembre 2013, così concludeva l’intervista da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”: “Il messaggio che ci hanno consegnato le primarie del Pd è che abbiamo l’ultima occasione per cambiare l’Italia. Se non lo facessimo saremmo dei codardi e dei vigliacchi e io non voglio vergognarmi davanti ai miei figli. Per questo lo faremo”.
Il popolo delle Primarie attende una conferma della diversità da Letta e Alfano dichiarata il 29 dicembre 2013.
Una speranza di discontinuità!