Intervento di Lorenzo Gaiani, Sindaco di Cusano Milanino all'incontro "Il ruolo del PD nella città metropolitana" che abbiamo organizzato al nostro circolo:
Per il ruolo del sindaco, il nostro Segretario metropolitano parlava di “eroismo”. Ieri, invece, mi è capitato di incontrare un dirigente nazionale delle Acli che è di origine napoletana e ironicamente mi ha detto “ma chisto è ‘nu pazz, è ‘sciuto fantasia, oggi chi fa ‘o sindaco pazzìa” che, di fatto, significa “teniamoci lontani perché i pazzi sono pericolosi”. Evidentemente scherzava ma fino a un certo punto perché - ogni sindaco appena eletto lo può dire - quando ci si trova di fronte ad una serie di problemi che si accumulano sul tavolo e di fronte ai quali ci sono soluzioni molto rarefatte perché rarefatte sono le condizioni materiali per poterle realizzare a partire dai soldi, è chiaro che ci si trova di fronte alla necessità di reinventarsi il compito giorno per giorno.
Quando si dice che il Comune è il primo presidio della democrazia, si dice una cosa vera però poi bisogna anche capire come si declina questo discorso perché parte dalla questione del problema del rinnovo del Piano di Governo del Territorio e della gestione di un piano che noi a Cusano Milanino, stando prima all’opposizione, non avevamo minimamente condiviso e si arriva fino alla signora che ti viene a spiegare che sarebbe meglio se le togliessero una multa che le hanno fatto.
Da questo punto di vista c’è un’evidente complicazione di quello che è il ruolo dei sindaci, dovuto oltretutto anche dal vezzo di attribuire ai Comuni delle responsabilità sempre maggiori per quanto riguarda la vita dei cittadini che però non si accompagnano ad un eguale trasferimento di denaro e di risorse umane.
Da questo punto di vista, quindi, l’area metropolitana – anche se dovremmo tener conto che non tutte le città italiane sono all’interno di una città metropolitana – per noi può diventare un’occasione, nel senso che, come sindaci, dobbiamo e possiamo ripensare a tante cose che nel corso di questi anni abbiamo dato per scontate e cercare di gestirle in modo diverso.
So che molti sono un po’ seccati perché sembra che non ci sia l’elezione diretta del sindaco del Consiglio Metropolitano e che questo sia una diminuzione dal punto di vista democratico, però, invito a riflettere su un elemento: abbiamo visto nel corso di questi anni che cosa è significato, soprattutto in un territorio come il nostro, il dualismo tra un sindaco e un Presidente della Provincia che erano ugualmente eletti e come spesso la Provincia, pur rappresentando molti più cittadini rispetto all’ente Comune, abbia in qualche modo assunto un ruolo di secondo piano. Questo dualismo, infatti, ha finito per schiacciare quello che era il ruolo dell’ente Provincia su una maggiore dinamicità del Comune e sulla maggiore capacità del Comune di interagire sulla vita dei cittadini, al punto tale che molti non ne percepivano più l’utilità. Cioè, i cittadini sono stati indotti a pensare che la Provincia fosse una specie di residuato storico ormai da liquidare e da mettere fra le reliquie del passato.
La Legge 56, invece, recupera il valore di un ente di area vasta soprattutto nei territori che sono stati considerati metropolitani e investe sulla capacità degli amministratori locali di saper pensare e di sapersi assumere la responsabilità del governo di area vasta, uscendo dai loro settorialismi.
È evidente, infatti, che se ogni sindaco con i suoi consiglieri comunali è chiamato a votare per l’elezione del Consiglio Metropolitano (formato da 24 persone), il quale poi sarà titolare di molti poteri nella gestione della città metropolitana, accanto alla Conferenza Metropolitana (che è costituita da tutti i sindaci del territorio dell’attuale provincia di Milano), allora vuol dire che veramente dovremmo essere capaci di non guardare più entro i confini del nostro Comune ma di saperci aprire un po’ ad una dimensione più ampia.
Anche il fatto che il sindaco di Milano abbia di diritto il ruolo del sindaco metropolitano può avere un valore positivo, proprio perché investe il sindaco di Milano della responsabilità anche per lui di guardare oltre quella che è la sua posizione attuale. Noi che veniamo da territori molto vicini a Milano, infatti, soffriamo di un problema che esiste e che è un’egemonia implicita del Comune di Milano su tutta una serie di questioni, soprattutto per quanto riguarda i trasporti, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, la gestione e il governo del territorio perché, implicitamente, le scelte che vengono fatte a livello milanese si scaricano automaticamente su quelli che sono i territori confinanti. A Milano, chi nel corso di questi anni non è riuscito a gestire in modo equilibrato queste funzioni, adesso dovrà imparare a farlo per forza di cose perché si troverà ad esercitare nuovi compiti.
La Legge 56 sicuramente non è stata scritta bene, si poteva anche scrivere meglio ma l’alternativa era non fare esattamente nulla e questo non potevamo più permettercelo, anche perché la consunzione a cui era arrivato il rapporto tra Provincia e territori - anche per colpa di amministratori tipo Guido Podestà - era di natura tale da impedire che si potesse credibilmente continuare su questa strada.
Una qualche riforma era comunque necessaria, è arrivata questa che forse è un po’ troppo condizionata dall’esigenza di voler risparmiare ad ogni costo, perché pensare seriamente che qualcuno possa amministrare un territorio metropolitano senza ricevere alcun tipo di compenso è un po’ utopistico, ma su questo si potrà fare poi una riflessione ulteriore.
Il punto fondamentale credo che sia capire qual è la capacità dei Comuni di interagire guardando oltre il loro orticello e qual è la capacità del Comune di Milano di assumersi la responsabilità dei territori circostanti. Su questo dobbiamo puntare e questo ci consentirà anche di preparare il passaggio successivo, che dovrà essere quello della costruzione di una città metropolitana come ente eletto direttamente dai cittadini.
Questo passaggio intermedio di governo di secondo grado è, dunque, necessario e comunque non è antidemocratico perché i sindaci e i consiglieri comunali sono comunque stati eletti dai cittadini.
Il problema che si pone, a mio giudizio è capire quali saranno le forme con cui verrà esercitato questo passaggio.
Per quanto riguarda i Comuni, credo che il problema principale sia quello della capacità di mettere insieme le “zone omogenee” (questa è proprio un’espressione della Legge 56) e mettere insieme anche i servizi che i Comuni possono esercitare collettivamente.
Tra l’altro, questa è anche una risposta possibile rispetto al problema della diminuzione delle risorse. Cioè, nel momento in cui le risorse sono scarse, si cerca in qualche modo di condividerle su aspetti strategici della vita dei Comuni (a partire dalle politiche sociali) in modo da non abbassare la qualità dei servizi ai cittadini. E questo è anche l’obiettivo che io mi sono posto, l’ho inserito all’interno del mio programma elettorale e lo voglio esercitare fin da subito con gli altri Comuni del territorio del Nord Milano.
Da questo punto di vista, per Comuni come i nostri che sono così vicini al territorio del capoluogo, diventa necessario avere anche un rapporto strutturato con le Zone di Milano limitrofe, le quali rappresentano il livello di base della partecipazione democratica nei territori e dovranno evolvere auspicabilmente a livello di municipalità con delle funzioni e dei poteri propri.
Visto che è presente il Presidente della Commissione Decentramento della Zona 9, lancio la proposta di ipotizzare un incontro fra gli organismi della Zona 9 e i sindaci dei Comuni del Nord Milano in modo da incominciare a valutare quelli che sono i nostri rapporti reciproci e i nostri interessi comuni (ad esempio condividiamo una parte significativa del territorio del Parco Nord) perché esistono le possibilità di un lavoro comune.
Un problema più ampio che si pone, inoltre, riguarda gli “enti strumentali” o “soggetti strumentali”. Durante la mia campagna elettorale a Cusano Milanino, è venuto a parlare di trasporti l’Assessore Maran e gli ho fatto presente che la gente sarà più disposta a credere nella città metropolitana quando vedrà che certi soggetti strumentali fin qui di proprietà del Comune di Milano (aziende municipalizzate) che esercitano delle funzioni anche a livello metropolitano (come ad esempio l’ATM) passeranno dalla proprietà esclusiva del Comune di Milano a quello del nuovo ente città metropolitana.
L’Assessore ha risposto che forse più che il problema degli organi strumentali è quello della governance complessiva e capisco che nella sua posizione non poteva che rispondere così, però, il problema esiste e lo vedo chiaramente come sindaco perché, dal momento in cui vado a parlare di trasporti (abbiamo un servizio di autobus che collega Cusano Milanino con Milano e altri Comuni del nostro territorio), evidentemente l’ATM tenderà a fare riferimento soprattutto all’interesse del suo proprietario (cioè il Comune di Milano).
Credo che questo sia uno dei problemi che in qualche modo si mettono sul tappeto - e non riguarda ovviamente soltanto i trasporti - e che saranno la prova del nove per la città metropolitana. Mentre una prima prova cruciale l’abbiamo già adesso e l’avremo nel corso dell’anno prossimo e sarà quella della gestione di Expo.