Sabato, al nostro circolo, abbiamo discusso del ruolo del PD nella città metropolitana, insieme a Pietro Bussolati (Segretario PD Metropolitano), Lorenzo Gaiani (Sindaco di Cusano Milanino) e Franco Mirabelli (Senatore della Repubblica). L'incontro, molto partecipato, è stato anche un'occasione per salutarci prima della pausa estiva e fare un po' il punto sulle novità che ci aspettano sul fronte delle riforme che ci troveremo a vivere anche sul territorio milanese.
Qui potete scaricare il PDF contenente i testi delle relazioni di Bussolati, Gaiani e Mirabelli»
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Ad aprire la discussione è stato proprio il Segretario Pietro Bussolati, ospite per la prima volta nella nostra sede, e questo è il testo del suo intervento:
Intanto grazie per l’invito, mi fa piacere essere qui: è la prima volta che vengo in questo circolo.
Oggi, mi pare che i temi da affrontare siano due: il lavoro che il PD sta facendo e quali sono le sfide che ci attendono.
Parto dalla sfida principale che dovremo affrontare sul territorio che è la costruzione della città metropolitana, in modo da non farla diventare un oggetto misterioso ma metterci idee, contenuti e, soprattutto, cultura e passione. Il tema vero, infatti, è che dobbiamo saper costruire in qualche anno un’identità milanese che però vada oltre il territorio di Milano e che metta insieme le aree che attualmente sono della Provincia con quelle della città capoluogo.
È evidente che tutto ciò che ha a che fare con le architravi amministrative e con l’ingegneria burocratica con cui si governa un territorio può essere molto interessante per gli addetti ai lavori e per gli appassionati di politica ma è assolutamente non interessante per tutti gli altri cittadini.
Tuttavia, proviamo ad entrare un attimo nei dettagli su come funziona il meccanismo della città metropolitana e i prossimi passi amministrativi che dovremo affrontare.
L’ultima tornata delle elezioni amministrative ci ha visto vittoriosi in tanti Comuni (abbiamo conquistato 5 nuovi Comuni sopra i 15.000 abitanti, portandoli via al centrodestra), quindi, il Partito Democratico attualmente ha una forza politica e amministrativa: governa oltre i 2/3 dei territori dell’area metropolitana milanese (compresa la città). Questo significa che il Partito Democratico ha una grandissima responsabilità, che non deriva solo dall’esito del voto delle elezioni europee ma anche direttamente dal territorio e, quindi, la costruzione dell’area metropolitana dipende da noi.
A settembre, secondo la nuova legge, ci sarà un’unica votazione che prevederà un’elezione di secondo livello per il Consiglio Metropolitano costituito da 24 persone. Vale a dire che a votare per il Consiglio Metropolitano saranno i consiglieri comunali e i sindaci della città e della provincia. Queste 24 persone che formeranno il Consiglio Metropolitano avranno il compito di redigere lo Statuto dell’area metropolitana (saranno, quindi, le “madri e i padri costituenti” della città metropolitana).
È ovvio che lo Statuto dovrà prevedere una serie di norme che regoleranno la vita della città metropolitana a partire dalle funzioni del Sindaco.
In una prima fase è previsto che il Sindaco della Città Metropolitana sia il Sindaco di Milano, la città capoluogo, ma dal 2016 in poi tutto ciò che riguarda l’area metropolitana dovrà essere deciso dal Consiglio Metropolitano e ratificato dalla Conferenza dei Sindaci.
Queste, dunque, sono le scadenze amministrative.
Per la mia idea di partecipazione, a governare la città metropolitana, a tendere, dovrà essere un ente che dovrà essere eletto da tutti i cittadini e, questo, credo che sia l’obiettivo che dobbiamo porci come PD. Con quali tempistiche questo potrà realizzarsi è da valutare.
Adesso, in preparazione della sfida che ci attende, dobbiamo mettere in fila una serie di temi su cui andare a trattare, come ad esempio la mobilità, la sburocratizzazione dei servizi pubblici (quindi, la facilità di accesso ai servizi), il turismo, la cultura, fare dei percorsi in grado di intrecciarsi anche con l’evento EXPO 2015.
Tuttavia, il tema della città metropolitana è ben più affascinante e ben più ampio rispetto a ciò.
Consideriamo che in un raggio di 60 km intorno a Milano, mettendo la punta di un immaginario compasso sul Duomo, troviamo una realtà territoriale che contiene 6 milioni di abitanti. Il 25% del manifatturiero italiano viene prodotto qui. È una realtà che può competere con le grandi metropoli europee come Londra e Parigi. Per questo sarebbe sbagliato limitarci ad affrontare solo l’aspetto amministrativo della questione.
Dobbiamo sapere, quindi, che la sfida che abbiamo di fronte è parlare di sviluppo, parlare di mobilità, parlare di servizi pubblici ma in una logica che tenga conto dei bisogni dei territori ma, soprattutto, con l’obiettivo del bene comune a livello metropolitano.
Un altro tema rilevante è quello della pianificazione urbana: siamo abituati al fatto che i Comuni disegnino ognuno per sé il disegno della propria città e, invece, è indispensabile che anche questo si vada ad integrare in un’ottica di sviluppo metropolitano armonico capace di tenere insieme le necessità di sviluppo con la sostenibilità ambientale.
Tutta la teoria economica e sociologica di oggi ci mostra come lo sviluppo possa passare da una densificazione delle risorse perché, se Milano cresce e riesce ad attrarre investimenti esteri e a mettere a sistema l’alto livello di università che ha sul territorio, può diventare una città fortemente attrattiva, un polo di conoscenza e di sviluppo in grado di portare benessere anche al resto della Regione. È indispensabile, quindi, ragionare in un’ottica di densificazione e non nell’idea di distribuire sui territori in modo uguale quello che invece deve essere concentrato su Milano. Se Milano riesce a crescere e a diventare competitiva, ad esempio con Londra, riesce anche ad attrarre gli investimenti esteri e le risorse umane migliori sul suo territorio.
I Comuni non hanno la dimensione sufficiente per riuscire da soli a fare questo tipo di ragionamento ma è evidente che i cittadini si identificano soprattutto con il proprio Comune.
La democrazia è basata sul nesso che i cittadini hanno innanzitutto con la propria piazza e con il proprio Comune, quindi, dobbiamo provare a mantenere una logica diarmonica, nel senso che dobbiamo costruire la città metropolitana non creando un conflitto con la Regione ma cercando di capire come questa nuova realtà possa instaurarsi e implementarsi anche in un territorio che già ha un’area vasta che è Regione Lombardia.
Questo va fatto anche in una logica di confronto contrattualistico con i Comuni, perché essi possono essere interessati a cedere alla città metropolitana alcune delle proprie funzioni in una logica di contemperazione degli interessi.
Tutte queste cose devono rientrare nella prima fase di costruzione della città metropolitana e, per questo, è importante che sia una fase con organismi eletti a secondo livello, perché gli amministratori devono accordarsi su quali sono gli ambiti e i capitoli da mettere in questo progetto e avviare il percorso.
Quando arriveremo a quel punto, non dovremo fare l’errore che è stato compiuto con la dicotomia tra Provincia e Comune. Quando avremo fatto l’integrazione dei servizi, di pianificazione urbana, di ragionamento culturale sullo sviluppo del turismo, a mio avviso, a tendere avrà senso che il Sindaco della città metropolitana venga eletto da tutti i cittadini ma anche il Comune di Milano dovrà assumere una logica di tipo diverso nel rapporto con l’amministrazione, probabilmente, più legato a un forte decentramento, all’elezione diretta del Presidente della Zona (che dovrebbe diventare una municipalità) e meno legato a un doppio voto per il Sindaco di Milano e della città metropolitana. In ogni caso, la legge contiene quella giusta flessibilità che ci consentirà di capire passo passo quali saranno le scelte da compiere.
Nel frattempo il Partito Democratico si sta impegnando ampiamente su questo tema, a partire da Arianna Censi che è in Segreteria con delega sulla Città Metropolitana e Filippo Barberis che si occupa delle qualità tematiche e abbiamo realizzato anche un progetto sulle funzioni che secondo noi potevano rientrare nella città metropolitana con il City Act che abbiamo presentato a Milano qualche mese fa e che in queste sere stiamo portando su tutti i territori della provincia.
Questa è la sfida che vogliamo affrontare e abbiamo chiesto anche alle altre forze del centrosinistra di fare una lista unica in ottica dell’elezione del Consiglio Metropolitano perché riteniamo importante saldare l’alleanza di centrosinistra.
Personalmente, credo che il PD debba stare nel campo del centrosinistra e anche questo gesto politico vuole rimarcarlo: dopo le elezioni europee, infatti, avremmo potuto scegliere di fare una lista esclusivamente del PD schiacciando gli altri, ma credo che sia più giusto ragionare in una logica in cui il Partito Democratico fa da motore di un’alleanza di centrosinistra.
Dovremo mettere insieme una serie di temi, come welfare, commercio, gestione delle authority che dovranno avere l’ambizione di trattare direttamente con il governo (ad esempio sui trasporti) quelle che sono le esigenze del nostro territorio.
In questo modo, quindi, ci stiamo avvicinando a questo primo passaggio, cercando di condividere un’alleanza forte di centrosinistra che proponga un futuro a questo territorio.
Inoltre, stiamo cercando di girare tutti i territori della città e della provincia per raccogliere idee e proposte. È ovvio che poi dovremo scegliere e presentare un programma ma, intanto, vogliamo che il percorso sia il più condiviso possibile, anche perché del tema della città metropolitana, pur essendo fondamentale, se ne parla ancora poco.
A partire da settembre avremo anche una serie di occasioni per approfondire queste cose, tra cui corsi di formazione e incontri alla Festa del PD.
Nel mondo non c’è una realtà interessante come quella di Milano. Qualche giorno fa ho incontrato Rocca, Presidente di Assolombarda, che evidenziava lo stesso concetto: il fatto che a Milano si concentri lo sviluppo della città metropolitana e di Expo è un’occasione incredibile perché insieme possono essere elementi propulsivi per il nostro territorio, per fargli riguadagnare quella credibilità a livello internazionale che nel frattempo un po’ ha perso.
Oggi, mi pare che i temi da affrontare siano due: il lavoro che il PD sta facendo e quali sono le sfide che ci attendono.
Parto dalla sfida principale che dovremo affrontare sul territorio che è la costruzione della città metropolitana, in modo da non farla diventare un oggetto misterioso ma metterci idee, contenuti e, soprattutto, cultura e passione. Il tema vero, infatti, è che dobbiamo saper costruire in qualche anno un’identità milanese che però vada oltre il territorio di Milano e che metta insieme le aree che attualmente sono della Provincia con quelle della città capoluogo.
È evidente che tutto ciò che ha a che fare con le architravi amministrative e con l’ingegneria burocratica con cui si governa un territorio può essere molto interessante per gli addetti ai lavori e per gli appassionati di politica ma è assolutamente non interessante per tutti gli altri cittadini.
Tuttavia, proviamo ad entrare un attimo nei dettagli su come funziona il meccanismo della città metropolitana e i prossimi passi amministrativi che dovremo affrontare.
L’ultima tornata delle elezioni amministrative ci ha visto vittoriosi in tanti Comuni (abbiamo conquistato 5 nuovi Comuni sopra i 15.000 abitanti, portandoli via al centrodestra), quindi, il Partito Democratico attualmente ha una forza politica e amministrativa: governa oltre i 2/3 dei territori dell’area metropolitana milanese (compresa la città). Questo significa che il Partito Democratico ha una grandissima responsabilità, che non deriva solo dall’esito del voto delle elezioni europee ma anche direttamente dal territorio e, quindi, la costruzione dell’area metropolitana dipende da noi.
A settembre, secondo la nuova legge, ci sarà un’unica votazione che prevederà un’elezione di secondo livello per il Consiglio Metropolitano costituito da 24 persone. Vale a dire che a votare per il Consiglio Metropolitano saranno i consiglieri comunali e i sindaci della città e della provincia. Queste 24 persone che formeranno il Consiglio Metropolitano avranno il compito di redigere lo Statuto dell’area metropolitana (saranno, quindi, le “madri e i padri costituenti” della città metropolitana).
È ovvio che lo Statuto dovrà prevedere una serie di norme che regoleranno la vita della città metropolitana a partire dalle funzioni del Sindaco.
In una prima fase è previsto che il Sindaco della Città Metropolitana sia il Sindaco di Milano, la città capoluogo, ma dal 2016 in poi tutto ciò che riguarda l’area metropolitana dovrà essere deciso dal Consiglio Metropolitano e ratificato dalla Conferenza dei Sindaci.
Queste, dunque, sono le scadenze amministrative.
Per la mia idea di partecipazione, a governare la città metropolitana, a tendere, dovrà essere un ente che dovrà essere eletto da tutti i cittadini e, questo, credo che sia l’obiettivo che dobbiamo porci come PD. Con quali tempistiche questo potrà realizzarsi è da valutare.
Adesso, in preparazione della sfida che ci attende, dobbiamo mettere in fila una serie di temi su cui andare a trattare, come ad esempio la mobilità, la sburocratizzazione dei servizi pubblici (quindi, la facilità di accesso ai servizi), il turismo, la cultura, fare dei percorsi in grado di intrecciarsi anche con l’evento EXPO 2015.
Tuttavia, il tema della città metropolitana è ben più affascinante e ben più ampio rispetto a ciò.
Consideriamo che in un raggio di 60 km intorno a Milano, mettendo la punta di un immaginario compasso sul Duomo, troviamo una realtà territoriale che contiene 6 milioni di abitanti. Il 25% del manifatturiero italiano viene prodotto qui. È una realtà che può competere con le grandi metropoli europee come Londra e Parigi. Per questo sarebbe sbagliato limitarci ad affrontare solo l’aspetto amministrativo della questione.
Dobbiamo sapere, quindi, che la sfida che abbiamo di fronte è parlare di sviluppo, parlare di mobilità, parlare di servizi pubblici ma in una logica che tenga conto dei bisogni dei territori ma, soprattutto, con l’obiettivo del bene comune a livello metropolitano.
Un altro tema rilevante è quello della pianificazione urbana: siamo abituati al fatto che i Comuni disegnino ognuno per sé il disegno della propria città e, invece, è indispensabile che anche questo si vada ad integrare in un’ottica di sviluppo metropolitano armonico capace di tenere insieme le necessità di sviluppo con la sostenibilità ambientale.
Tutta la teoria economica e sociologica di oggi ci mostra come lo sviluppo possa passare da una densificazione delle risorse perché, se Milano cresce e riesce ad attrarre investimenti esteri e a mettere a sistema l’alto livello di università che ha sul territorio, può diventare una città fortemente attrattiva, un polo di conoscenza e di sviluppo in grado di portare benessere anche al resto della Regione. È indispensabile, quindi, ragionare in un’ottica di densificazione e non nell’idea di distribuire sui territori in modo uguale quello che invece deve essere concentrato su Milano. Se Milano riesce a crescere e a diventare competitiva, ad esempio con Londra, riesce anche ad attrarre gli investimenti esteri e le risorse umane migliori sul suo territorio.
I Comuni non hanno la dimensione sufficiente per riuscire da soli a fare questo tipo di ragionamento ma è evidente che i cittadini si identificano soprattutto con il proprio Comune.
La democrazia è basata sul nesso che i cittadini hanno innanzitutto con la propria piazza e con il proprio Comune, quindi, dobbiamo provare a mantenere una logica diarmonica, nel senso che dobbiamo costruire la città metropolitana non creando un conflitto con la Regione ma cercando di capire come questa nuova realtà possa instaurarsi e implementarsi anche in un territorio che già ha un’area vasta che è Regione Lombardia.
Questo va fatto anche in una logica di confronto contrattualistico con i Comuni, perché essi possono essere interessati a cedere alla città metropolitana alcune delle proprie funzioni in una logica di contemperazione degli interessi.
Tutte queste cose devono rientrare nella prima fase di costruzione della città metropolitana e, per questo, è importante che sia una fase con organismi eletti a secondo livello, perché gli amministratori devono accordarsi su quali sono gli ambiti e i capitoli da mettere in questo progetto e avviare il percorso.
Quando arriveremo a quel punto, non dovremo fare l’errore che è stato compiuto con la dicotomia tra Provincia e Comune. Quando avremo fatto l’integrazione dei servizi, di pianificazione urbana, di ragionamento culturale sullo sviluppo del turismo, a mio avviso, a tendere avrà senso che il Sindaco della città metropolitana venga eletto da tutti i cittadini ma anche il Comune di Milano dovrà assumere una logica di tipo diverso nel rapporto con l’amministrazione, probabilmente, più legato a un forte decentramento, all’elezione diretta del Presidente della Zona (che dovrebbe diventare una municipalità) e meno legato a un doppio voto per il Sindaco di Milano e della città metropolitana. In ogni caso, la legge contiene quella giusta flessibilità che ci consentirà di capire passo passo quali saranno le scelte da compiere.
Nel frattempo il Partito Democratico si sta impegnando ampiamente su questo tema, a partire da Arianna Censi che è in Segreteria con delega sulla Città Metropolitana e Filippo Barberis che si occupa delle qualità tematiche e abbiamo realizzato anche un progetto sulle funzioni che secondo noi potevano rientrare nella città metropolitana con il City Act che abbiamo presentato a Milano qualche mese fa e che in queste sere stiamo portando su tutti i territori della provincia.
Questa è la sfida che vogliamo affrontare e abbiamo chiesto anche alle altre forze del centrosinistra di fare una lista unica in ottica dell’elezione del Consiglio Metropolitano perché riteniamo importante saldare l’alleanza di centrosinistra.
Personalmente, credo che il PD debba stare nel campo del centrosinistra e anche questo gesto politico vuole rimarcarlo: dopo le elezioni europee, infatti, avremmo potuto scegliere di fare una lista esclusivamente del PD schiacciando gli altri, ma credo che sia più giusto ragionare in una logica in cui il Partito Democratico fa da motore di un’alleanza di centrosinistra.
Dovremo mettere insieme una serie di temi, come welfare, commercio, gestione delle authority che dovranno avere l’ambizione di trattare direttamente con il governo (ad esempio sui trasporti) quelle che sono le esigenze del nostro territorio.
In questo modo, quindi, ci stiamo avvicinando a questo primo passaggio, cercando di condividere un’alleanza forte di centrosinistra che proponga un futuro a questo territorio.
Inoltre, stiamo cercando di girare tutti i territori della città e della provincia per raccogliere idee e proposte. È ovvio che poi dovremo scegliere e presentare un programma ma, intanto, vogliamo che il percorso sia il più condiviso possibile, anche perché del tema della città metropolitana, pur essendo fondamentale, se ne parla ancora poco.
A partire da settembre avremo anche una serie di occasioni per approfondire queste cose, tra cui corsi di formazione e incontri alla Festa del PD.
Nel mondo non c’è una realtà interessante come quella di Milano. Qualche giorno fa ho incontrato Rocca, Presidente di Assolombarda, che evidenziava lo stesso concetto: il fatto che a Milano si concentri lo sviluppo della città metropolitana e di Expo è un’occasione incredibile perché insieme possono essere elementi propulsivi per il nostro territorio, per fargli riguadagnare quella credibilità a livello internazionale che nel frattempo un po’ ha perso.