Questa mattina al circolo, abbiamo approfittato della disponibilità del senatore Franco Mirabelli, per discutere insieme delle proposte che il PD sta portando avanti al governo per cambiare l’Italia, per comprendere un po’ meglio quale Paese stiamo costruendo.
“Il PD si è impegnato su più fronti ed è protagonista dell’accelerazione che c’è stata sul terreno delle riforme. – ha esordito il senatore, interloquendo con gli iscritti - Le riforme sono sempre state una questione centrale per il Partito Democratico anche perché il rapporto tra i cittadini e le istituzioni si è molto logorato e far vedere che si sta finalmente lavorando per riformare il Paese può servire per riavvicinare”.
Inoltre, ha ricordato Mirabelli “l’accelerazione che si è prodotta ha creato nel Paese una grande aspettativa”. Era, comunque, un’accelerazione necessaria perché – ha segnalato il senatore PD – l’idea diffusa era ormai quella di essere di fronte all’ultima occasione: “Il risultato elettorale ci ha detto che il 30% circa dei cittadini italiani non sono andati a votare, il 25% ha scelto di votare il Movimento 5 Stelle che è una forza antisistema e altri hanno espresso simpatia per altre forze populiste a fronte del fatto che la politica e le istituzioni hanno raggiunto il livello più basso di credibilità proprio a causa dei ritardi e delle resistenze poste a ogni richiesta di cambiamento. Che è l’ultima occasione ce lo hanno detto anche tanti elettori delle primarie che o adesso si cambiava veramente oppure basta. – ha insistito Mirabelli - Oggi, serve ridare credibilità alla politica e alle istituzioni. Per questo Renzi ha scelto la velocità di azione e la semplificazione del linguaggio, per far vedere che il cambiamento lo si fa davvero. E questa velocità di Renzi ha spiazzato tutti perché nessuno ci era abituato. Ora si è avviata una stagione di riforme importanti, questo crea consenso nei cittadini ma ci sono anche molte forze refrattarie ai cambiamenti perché vedono messi in discussione i loro privilegi e non sarà semplice cambiare. Chi vuole contrastare il cambiamento spesso si inventa cose che non ci sono oppure fa intendere che da qualche parte c’è la fregatura nascosta oppure dice che il problema vero è un altro e si finisce per discutere delle invenzioni e non di cosa si è fatto davvero”.
Venendo alle riforme avviate in questi mesi, Mirabelli ha ricordato l’iter della legge elettorale, già discussa alla Camera dei Deputati e che arriverà in Aula Senato dopo la discussione sulla riforma per superare il bicameralismo perché serve realizzare una riforma costituzionale che abbia un equilibrio complessivo. In ogni caso, si tratta di una legge elettorale maggioritaria in cui chi vince governa (esattamente come aveva chiesto il PD) e si è ottenuto il doppio turno, mentre possibile oggetto di discussione diventeranno la soglia di sbarramento e la questione della percentuale di donne nelle liste che la Camera non ha risolto.
Sul tema delle Riforme costituzionali, Mirabelli ha ricordato che con il Governo Letta si è perso un anno (passando dalla discussione sui saggi alla modifica dell’art. 138 della Costituzione) e non è cambiato nulla mentre con l’arrivo del Governo Renzi tutto è cambiato e sono già stati calendarizzati molti provvedimenti e poi si dovrà lavorare anche per migliorarli e correggere ciò che non va bene.
Sbagliato, però, secondo Mirabelli, parlare delle riforme solo in termini di risparmio economico: “Dobbiamo smettere di dire che si fanno le riforme solo per risparmiare soldi perché si stanno riformando gli assetti istituzionali del Paese. - ha precisato il senatore - Le riforme costituzionali devono servire a far funzionare meglio lo Stato, non solo a ridurre i costi della politica”.
Nel merito della riforma del Senato, di cui molto abbiamo letto sui giornali in questi giorni, Mirabelli ha spiegato che alcuni senatori non sono d’accordo sulla non elezione diretta dei membri del Senato ma, se questo verrà trasformato in una sorta di Camera delle Autonomie Locali diventerà difficile fare l’elezione diretta dei nuovi senatori perché dovranno essere espressioni di rappresentanze locali. “Un ruolo diverso del Senato e dei senatori deve corrispondere anche ad una platea elettorale diversa”, ha ribadito Mirabelli.
I tempi di modifica costituzionale, comunque, saranno lunghi: ci vorranno due letture (una per ogni Camera) a distanza di sei mesi l’una dall’altra e successivamente ci sarà un referendum.
Tra le cose già approvate, invece, Mirabelli ha ricordato la legge che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti e contiene anche alcune norme che regolamentano la struttura dei partiti e questo rappresenta un grande cambiamento.
Un altro tassello importante è quello rappresentato dal DDL Delrio con cui si è avviata la costruzione delle città metropolitane. Il DDL prevede che le province in scadenza non torneranno al voto ma diventeranno enti di secondo livello e saranno abolite le giunte provinciali (vale a dire non ci saranno assessori e consiglieri eletti). Entro giugno dovrà essere votato il Consiglio delle città metropolitane, costituito dai sindaci dei vari Comuni che vi appartengono, presieduto dal Sindaco del Comune capoluogo che non percepirà altre indennità aggiuntive, e questo poi varerà lo Statuto entro il mese di novembre.
“Non è una legge perfetta - ha commentato Mirabelli - ma intanto, dopo anni di discussione su questo tema, la città metropolitana si sta concretizzando”.
Mirabelli ha ricordato anche che il Movimento 5 Stelle non ha votato alcuna riforma di quelle portate avanti in Parlamento, con la motivazione che nulla di ciò che viene presentato a loro va bene: “La realtà è che hanno paura di un Parlamento che fa davvero le cose toglie acqua alla loro propaganda”, ha commentato il senatore PD.
Legato a questo argomento, anche la polemica degli ultimi giorni sul voto alla norma 416-ter sul voto di scambio politico-mafioso, per cui M5S ha fatto diverse bagarre in Aula. “I Parlamentari PD si sono impegnati coll’Associazione Libera per fare una legge che punisca il voto di scambio. – ha segnalato Mirabelli - Oggi si contesta il fatto che, dopo il passaggio alla Camera, si sono abbassate le pene. Però quella è una legge che prima non c’era e punisce la promessa di voti scambiati con dei favori e per questo serve farla prima delle elezioni. Spaccare così il quadro politico su questo tema fa il gioco della mafia”.
Infine, Mirabelli ha sottolineato che si stanno facendo passi in avanti anche sulle riforme economiche e sociali. Una particolarmente importante è contenuta il decreto sull’emergenza abitativa (di cui il senatore è relatore) che prevede che vengano raddoppiati i finanziamenti al Fondo Sostegno Affitti e al Fondo per la morosità incolpevole (che il Governo Monti aveva tolto e Letta aveva ripristinato) e poi norme per favorire la possibilità di trovare case a canoni contenuti (come ad esempio l’abbassamento della cedolare secca al 10% per favorire l’emersione dal nero degli affitti e sopperire al fatto che ci sono troppe case sfitte).
Un altro decreto importante sarà quello sul lavoro con cui si andrà a cambiare le condizioni dei contratti flessibili rispetto a quanto prevedeva la legge Fornero e poi arriverà il Job Act per interventi sull’apprendistato, sul contratto unico, sul salario minino e anche sul reddito di cittadinanza.
Anche nel DEF ci saranno cose di impatto economico e sociale importante, come la norma di riduzione dell’impatto fiscale sugli stipendi che consentirà di avere le 80 euro in più in busta paga (che praticamente porteranno ad una mensilità in più alla fine dell’anno) e le coperture sono individuate da alcuni tagli della spending review.
“Oggi - ha sottolineato Mirabelli - c’è un problema drammatico dell’occupazione e della tenuta degli ammortizzatori sociali. La scelta di intervenire sul cuneo fiscale e sul lavoro dipendente è perché si pensa che così si possano far ripartire i consumi”.
Sul metodo, Mirabelli ha spiegato che “Renzi tira dritto, rompe un metodo di concertazione che era considerato da tutti basilare ma oggi c’è una frammentazione tale della rappresentanza che la concertazione è complicata. Le rappresentanze intermedie, spesso, non rappresentano più molto oggi. Per questo il PD, quando fa le riforme, deve guardare all’interesse generale e mettere al centro dei provvedimenti gli interessi dei cittadini”.
Questi, dunque, gli argomenti affrontati nella mattinata, attraverso un proficuo dialogo tra il senatore e gli iscritti del circolo che, speriamo, sia stato di utilità per sciogliere eventuali dubbi.