mercoledì 30 aprile 2014

Viaggio nei quartieri popolari, dove l'Aler non c'è

Articolo del sen. Franco Mirabelli pubblicato da Affaritaliani, in cui racconta la visita nei quartieri di case popolari della nostra zona.


In questi giorni stiamo visitando i quartieri di edilizia residenziale pubblica della nostra zona. Serve ascoltare e capire come vanno le cose, se i tanti problemi di degrado e legati alla crisi si stiano aggravando o meno. Serve a verificare quanto il gravissimo stato di indebitamento di Aler stia condizionando il suo funzionamento e, soprattutto, si stia scaricando sulla vita dei quartieri e delle stesse famiglie che li abitano. Serve, infine, ad ascoltare le persone e a provare, in una realtà in cui al degrado si associano problemi reali di sicurezza, a dare un segno di presenza che faccia sentire meno soli, meno abbandonati i tanti, soprattutto anziani soli, che devono affrontare situazioni che dovrebbero essere semplici ma che, senza aiuto, diventano enormi.
La prima considerazione o, meglio, la sensazione dopo i primi incontri è quella di un sentimento di abbandono sempre più diffuso a cui corrisponde un’assenza inaccettabile da parte di Aler, una mancanza di punti di riferimento per gli inquilini. Si tollerano situazioni di illegalità senza intervenire se non sollecitati da Comune e forze dell'ordine, creando un clima di preoccupazione che spesso limita la possibilità per tanti di veder riconosciuto il proprio diritto alla tranquillità, al decoro, ad una convivenza civile e serena.
Tutto ciò in una situazione che si legge nel degrado degli stabili, nelle mancate manutenzioni, nell'incuria che parla di abbandono, che dà l'idea, a volte, di essere in luoghi extraterritoriali, dove non ci sono attenzioni e quindi possono non esserci regole. Zone franche, insomma, in cui tanti inquilini si organizzano e ci mettono la faccia, sfidano la prepotenza di pochi, per dare decoro al proprio condominio o al proprio quartiere, mentre invece chi istituzionalmente deve occuparsene risponde burocraticamente a bisogni reali, senza guardare alle persone e ai loro diritti. Poche cose semplici potrebbero cambiare la situazione: maggior rigore nel colpire l'illegalità, le prepotenze e maggiore disponibilità ad aiutare le persone che magari hanno diritto da anni a vedersi ridotto l'affitto, avendo perso il reddito e che invece continuano a pagarlo pur non potendoselo permettere. Basterebbero uffici Aler meno burocratici, più attenti alle persone, diretti da persone che devono rispondere di quello che fanno e, ancor di più, di quello che non fanno. Abbiamo visto, purtroppo non solo nella nostra zona, appartamenti con infiltrazioni che entrano negli impianti elettrici e che vengono ignorate da anni da Aler; mentre serve che paghi chi è responsabile della mancanza di questi interventi, che costringono alcuni da anni a non accendere la luce per paura.
C'è poi, ancora una volta, la realtà di un numero inaccettabile di appartamenti vuoti, che spesso, a causa di un sistema informatico mal utilizzato, neppure risultano. E' chiaro che di fronte ad una lista di attesa di oltre 25.000 famiglie la stessa idea che ci siano centinaia, forse migliaia di appartamenti del patrimonio pubblico inutilizzati fa vergognare. Abbiamo chiesto con il Comune di Milano, di fronte all’incapacità di Aler e Regione di intervenire, la possibilità di dare al Sindaco poteri straordinari per poter assegnare questi appartamenti assumendo iniziative straordinarie per metterli a norma. In questa direzione bisogna continuare a muoversi, tanto più che è in via di approvazione il decreto casa che stanzia 500 milioni per mettere a posto proprio gli appartamenti vuoti che hanno bisogno di piccoli interventi. Ci stiamo impegnando perché i tempi per avere la disponibilità di quei fondi sui territori siano rapidissimi e il mese prossimo renderemo conto del risultato e racconteremo meglio di una legge che contiene molte e positive novità per l'edilizia sociale, Aler e cooperazione. Intanto, i primi incontri nei quartieri popolari in Zona 9 continuano a segnalare l'inerzia colpevole di Regione Lombardia che sembra più preoccupata dei problemi contabili e di non investire un euro per mettere Aler in condizione di funzionare, piuttosto che dei problemi dei cittadini dei quartieri popolari.