giovedì 25 dicembre 2014
domenica 21 dicembre 2014
Feste di Natale
Grazie ai tanti che hanno partecipato alle nostre feste natalizie nel Circolo PD Prato-Bicocca e nella Sala Bina!
Riportiamo qui di seguito il messaggio del senatore Franco Mirabelli:
È stato un anno importante per il Partito Democratico. Nei prossimi mesi ci sarà l’Assemblea Nazionale sul tema di come, in un clima di rinnovamento generale, dentro alla spinta del cambiamento che vogliamo imprimere al Paese, riorganizziamo il partito e lo rendiamo più efficace. Dobbiamo attrezzare un partito sempre più capace di interpretare il cambiamento ma senza abbandonare i territori, senza abbandonare l’idea di avere i circoli sui territori, essere una grande comunità e lavorare sui problemi delle persone. Serve dare concretezza ad un’idea di partito capace di dare più valore alle presenze sul territorio e agli iscritti. Non basta un partito che valorizzi solo ciò che viene fatto a livello nazionale o nelle amministrazioni comunali serve anche un partito capace di valorizzare il grande lavoro dei tanti iscritti e dei tanti militanti.
Questo è stato un anno importante, al di là di quello che racconta una opposizione senza proposte, abbiamo fatto molto di più che limitarci agli annunci. Solo l’ultimo mese abbiamo approvato tre provvedimenti importanti. Prima la riforma del mercato del lavoro.
Al di là delle polemiche, finalmente, con il Jobs Act, diamo una risposta a 9 milioni di lavoratori con contratti precari, instabili, che lavoravano senza avere tutele, senza avere la possibilità di essere accompagnati nel momento in cui perdono il lavoro. Con il Jobs Act, si è fatta la scelta di estendere le tutele e le garanzie a tutti i lavoratori, consentendo loro di trovare comunque uno Stato che li accompagni nel momento in cui perdono il lavoro e che, finalmente. Si è reso più conveniente economicamente per le aziende assumere a tempo indeterminato. Fino ad oggi i contratti a tempo determinato, come i co.co.co. e i co.co.pro, sono stati utilizzati dalle aziende non per come dovevano essere usati ma perché erano più convenienti economicamente. Oggi, non solo ridurremo questi contratti ma con il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti creiamo un contratto che dice alle aziende che se vogliono gli sgravi dell’Irap e se vogliono non pagare per i primi tre anni i contributi per chi assumono, devono assumere a tempo indeterminato, con il contratto nuovo. Entro Natale ci sarà un decreto attuativo per rendere concretamente operativo tutto questo. Quella del mercato del lavoro è una riforma molto importante, da sola non risolve il problema dell’occupazione, ma può aiutare tanti, soprattutto giovani, a guardare con fiducia al futuro.
Abbiamo approvato poi la Legge di Stabilità, una manovra da 32 miliardi come non se ne facevano più da molti anni. È una manovra espansiva, è una manovra che conferma gli sgravi fiscali per i lavoratori dipendenti (gli 80 euro), che aggiunge a questo la diminuzione del 10% dell’Irap per le imprese, che finanzia gli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori e gli sgravi per le aziende che assumono a tempo indeterminato.
Inoltre, abbiamo introdotto una serie di misure importanti sul tema della casa, perché con questa Legge di Stabilità completiamo la manovra di 400 milioni che mettiamo sulla legge per l’emergenza abitativa che abbiamo fatto la scorsa primavera: si tratta dei 400 milioni che serviranno per intervenire subito e mettere immediatamente a posto gli alloggi pubblici vuoti e assegnarli per superare le difficoltà a reperire casa che ormai hanno in tanti.
Ci sono poi i soldi per finanziare le misure previste dal decreto Sblocca Italia e gli interventi sul dissesto idrogeologico, tra cui anche quelli per la messa in sicurezza del Seveso. La vicenda del Seveso è, infatti, una delle priorità che si è dato il governo con il progetto Italia Sicura, ci sono i soldi per completare in tempi rapidi il progetto dell’AIPO per evitare le esondazioni. Ci sono anche una serie di interventi che per far fronte al dissesto idrogeologico e per incentivare la green economy, prima di tutto gli sgravi fiscali per chi ristruttura, facendone uno degli obiettivi di investimento anche per creare nuova occupazione. Nel 2015 su questo capitolo saranno spese il 75% in più di risorse.
Andiamo avanti in questa direzione. C’è molto altro da fare. Ci sono da portare a termine la riforma della Pubblica Amministrazione, quella della Giustizia, sburocratizzare il Paese. Lo dobbiamo fare sapendo che anche in questi giorni e in queste ore abbiamo visto che ci sono resistenze al cambiamento e sono resistenze significative. Ci sono resistenze di chi si è costruito dentro questo sistema rendite di posizione che non vuole perdere, delle burocrazie e di interessi costituiti che ovviamente resistono al cambiamento e fanno di tutto per impedire che questa azione che abbiamo impresso al Governo e al Paese vada avanti.
Facciamo bene a tirare dritto e facciamo bene a reagire. Credo che, pur nelle differenze tra di noi, discutendo e sapendo che ci si può anche dividere sulle cose, dobbiamo stare tutti insieme nella battaglia per cambiare l’Italia, sapendo che siamo l'unico partito che può cambiare il Paese, non ce ne sono altri. Per questo abbiamo più responsabilità e dobbiamo impegnarci tutti con questa prospettiva.
L’altro giorno in una televisione domandavano qual è la priorità per il PD: io credo che la priorità di questo Governo sia quella di ridare fiducia e speranza al Paese, perché se noi diamo fiducia e speranza all’Italia, l’Italia può tornare davvero a crescere.
L’indicatore dell’Istat di qualche giorno fa segnalava che le persone, anche quelle che hanno un po’ meno problemi economici, preoccupate per il futuro continuano a mettere i soldi nei conti deposito invece che investirli e spenderli e far ripartire l’economia. Per questo, il tema di ridare fiducia e ridare speranza agli italiani è la priorità e quando Renzi parla di gufi dice esattamente questo: non si può continuare a pensare che l’Italia - in nome di uno scontro politico che perde di vista l'interesse nazionale - debba continuamente essere rappresentata, da una parte della stessa politica, come un Paese distrutto e disperato con il rischio che questa diventi una sorta di profezia che si autoavvera. Quindi, penso che, al di là delle differenze, dobbiamo sapere che stiamo facendo un lavoro necessario, importante e che va valorizzato e che questo Paese adesso lo stiamo cambiando veramente.
Auguri a tutti, auguri al PD.
domenica 14 dicembre 2014
21 dicembre brindisi di Natale
L'anno che sta concludendosi è stato molto intenso per il Partito Democratico: tante sono le sfide che ci siamo trovati ad affrontare - a partire dal Governo del Paese, alla crisi economica e occupazionale che ancora non sembra avere fine, alla città di Milano che sta attraversando molteplici trasformazioni e innovazioni, fino alle vicende più interne legate alle nostre strutture e ai nostri organismi - e molti altri scenari si sono aperti e si svilupperanno con il nuovo anno e, sicuramente, avremo modo di discuterne insieme.
Per chiudere in allegria questo 2014 e scambiarci gli auguri per questi giorni di festa, Vi invitiamo per un brindisi di Natale domenica 21 dicembre dalle 10:30 al nostro Circolo (Via Moncalieri 5) e dalle 16:00 presso la Sala Bina in Viale Suzzani 273, Scala A, citofono 37.
sabato 13 dicembre 2014
Finalmente partono le opere per fermare le esondazioni del Seveso
FINALMENTE PRENDE IL VIA LA REALIZZAZIONE DELLE OPERE PER EVITARE LE ESONDAZIONI DEL SEVESO NEI NOSTRI QUARTIERI
Dopo anni di disagi e proteste, finalmente il problema delle esondazioni del Seveso è stato recepito anche dalle nostre istituzioni locali e nazionali e si dà il via alla realizzazione delle opere per mettere in sicurezza il torrente e, soprattutto, i nostri quartieri!
Gli interventi per impedire le esondazioni del Seveso, infatti, vengono fatti rientrare nel Progetto Italia Sicura con cui il Governo nazionale intende affrontare tutte le questioni legate al dissesto idrogeologico del nostro Paese e, attraverso il decreto Sblocca Italia, si rendono effettivamente utilizzabili per la costruzione delle opere le risorse già da tempo stanziate da Comune e Regione e se ne aggiungono altre statali.
Per la soluzione del problema del Seveso, il progetto - elaborato dai tecnici dell’AIPO (l’Agenzia che gestisce tutti i corsi d’acqua del bacino del Po) - prevede la costruzione di una serie di vasche di laminazione nei Comuni lungo l’asse del torrente e dello scolmatore (di cui la più grande a Senago e la più piccola in un’area del Parco Nord a Milano). Si tratta della soluzione più rapida e meno costosa per i territori, i cui lavori dovranno iniziare e concludersi nell’arco del 2015. Unitamente a questo, entro il 2015, il Governo si impegna - come richiesto da Partito Democratico, Comitati e cittadini - a far depurare le acque del Seveso (attraverso la realizzazione di un depuratore) e a completare le reti fognarie dei Comuni limitrofi a Milano in modo da escluderne gli scarichi che oggi contribuiscono a inquinare il Seveso. Il tutto, sarà monitorato passo passo da una task force governativa capeggiata da Erasmo De Angelis che avrà il compito di controllare i lavori in corso d’opera, evitare stop e finanziare eventuali mancanze.
Il progetto sarà completato nel 2017 ma già entro il 2015, comunque, è previsto che vengano realizzate e completate le vasche di laminazione e il depuratore.
Tutto questo avviene solo oggi perché Regione Lombardia, a cui spetta il governo dei fiumi, da anni avrebbe dovuto prendere in carico il problema del Seveso, compresa la depurazione delle acque, imposta anche dal Contratto di Fiume a livello europeo ma non lo ha mai fatto e la Lega - ora al governo di Regione Lombardia che, con Maroni, chiede a gran voce che si proceda con le opere per la messa in sicurezza del Seveso - a Roma, in Senato, presenta norme per cercare di bloccare la realizzazione degli interventi necessari a evitare le esondazioni.
Nel frattempo, per far fronte ai danni subiti, inoltre, il Comune di Milano ha stanziato 2 milioni di euro per i risarcimenti richiesti dai cittadini per l’esondazione di luglio e altri ne verranno stanziati in base alle richieste arrivate dopo l’ultima esondazione di novembre. Inoltre, il Comune di Milano ha stanziato 493 mila euro a favore di micro e piccole imprese commerciali, artigianali o di servizi nelle zone interessate dagli allagamenti che si doteranno di sistemi di allerta o di mitigazione e contenimento delle acque, come la realizzazione di paratie mobili, l’installazione di chiusure stagne, l’impermeabilizzazione dei muri.
I contributi stanziati dal Comune rappresentano, quindi, un aiuto concreto, in vista della soluzione definitiva del problema Seveso con le vasche di laminazione.
Dopo anni di lotta, danni e allagamenti, finalmente le nostre istituzioni sono impegnate per risolvere il problema.
martedì 9 dicembre 2014
Incontro sulla Sicurezza nel nostro quartiere
Il Consiglio di Zona 9 ha indetto per mercoledì 10 dicembre alle 18:00 presso la Casa di Alex (via Moncalieri 5) la Consulta sulla Sicurezza a cui parteciperà il Presidente della Commissione Sicurezza in Consiglio Comunale Gabriele Ghezzi e i rappresentanti delle Forze dell'Ordine.
Data l'importanza del tema, invitiamo tutti ad essere presenti.
giovedì 27 novembre 2014
Pomeriggio dedicato alla salute
Oggi pomeriggio in Bicocca abbiamo incontrato Sara Valmaggi, la vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia, con cui abbiamo discusso di salute e di quanto costa curarsi nella nostra Regione.
Tra le cose discusse oggi, vi è anche la proposta del PD per la riforma della sanità in Regione. Il testo (qui scaricabile in PDF) è la prima proposta di riforma del sistema depositata in Consiglio regionale dal 1997 e precede quello che la Giunta regionale dovrebbe depositare nei prossimi mesi e che al momento è ancora nella fase preliminare, delle linee guida. Il testo è stato firmato da Enrico Brambilla, capogruppo democratico, da Carlo Borghetti e Sara Valmaggi e dai colleghi di Pd e Patto Civico.
Idea fondante della riforma sanitaria del Pd è quella di abolire la separazione tra sistema sanitario e sociale per creare una sinergia virtuosa tra la rete sanitaria regionale e i servizi territoriali di assistenza e cura. L’attuale frammentazione del sistema infatti non garantisce la continuità di cura (i pazienti dimessi dagli ospedali dopo la fase acuta della malattia spesso non hanno punti di riferimento certi) e non consente l’integrazione fra le diverse tipologie di assistenza. Con il nuovo sistema socio sanitario il paziente avrà invece un unico punto di accesso a cure e servizi assistenziali.
Nel progetto di legge del Pd ad essere integrati sono dunque il piano socio-sanitario regionale, i piani socio-anitari territoriali e piani sociali di zona dei Comuni. Il sistema sanitario regionale (SSR) diventa dunque Sistema Socio-Sanitario Regionale (SSSR) e fa capo ad un unico assessorato che include sanità e welfare. La nuova struttura ha un unico bilancio, un’unica direzione con un evidente risparmio di risorse. Nelle scorse settimane l’unificazione in un’unica struttura dei due assessorati, alla Salute e alla Famiglia, è entrata a far parte anche dell’agenda di Maroni, sostanzialmente però respinta dalle forze della sua maggioranza.
Il progetto di legge PD prevede che a supporto dell’intero sistema operino tre agenzie, a garanzia di uniformità e adeguatezza di intervento su tutto il territorio regionale:
1 – l’agenzia regionale per la programmazione, l’accreditamento, l’acquisto e il controllo delle prestazioni che programma e regola i servizi accreditati, acquista le prestazioni sanitarie e controlla le procedure amministrative (funzioni ad oggi svolte dalle Asl spesso in modo non uniforme).
2 – L’agenzia regionale per l’innovazione, la ricerca e il governo clinico che svolge i controlli sull’appropriatezza e qualità delle prestazioni cliniche (svolti oggi in modo puramente formale) e fa da centro propulsore della ricerca e dell’innovazione.
3 – Rimane attivo come agenzia l’attuale ente regionale per l’emergenza e l’urgenza (Areu), che gestisce il 118 (oggi azienda).
Le Asl sono trasformate in Asst (Aziende socio-sanitarie territoriali). A loro va la gestione diretta degli Ospedali di Riferimento, di Territorio e dei Presidi di Comunità. Fanno capo alle Asst le cure primarie, intermedie, le prestazioni specialistiche territoriali e la prevenzione. Esse garantiscono un alto livello di raccordo con i comuni.
Il sistema ospedaliero lombardo si articola in:
- centri ad elevata intensità e complessità, sia pubblici che privati, gestiti dalle aziende ospedaliere, con un bacino di utenza di massimo un milione di abitanti. Hanno un dipartimento di emergenza ad alta specialità (Eas) e sono attrezzati per gli interventi con la più alta intensità di cura.
- rete della ricerca e della formazione che comprende gli Ircss (istituti di ricerca) sia pubblici che privati, le università, gli enti e le istituzioni di ricerca. Alle strutture che si occupano di cura, ricerca e didattica sono destinate maggiorazioni tariffarie per le prestazioni di ricovero come riconoscimento per le attività di ricerca.
- rete ospedaliera che si articola in ospedali di riferimento, ospedali di territorio e presidi di comunità: Gli Ospedali di Riferimento sono presidi ad alta intensità di cura con un bacino di utenza ampio (corrispondente in genere a un livello territoriale provinciale), un DEA per l’emergenza urgenza e numerose specialità.
Gli Ospedali di Territorio sono presidi a media intensità di cura, con un medio basso bacino di utenza, con Pronto soccorso e solo alcune specialità. I Presidi di Comunità sono strutture a bassa intensità di cura, diffuse su tutto il territorio. Erogano prestazioni sia in regime di ricovero (possono offrire posti letto per subacuti e postacuti) che day hospital. Qui si trovano gli ambulatori dei medici di base e dei pediatri, gli ambulatori specialistici e i riabilitativi e gli infermieri di famiglia e di comunità associati.
E’ inoltre abolita la Legge Daccò, all’origine di molti dei recenti scandali della sanità lombarda.
“Con la nostra proposta – ha spiegato Sara Valmaggi – puntiamo a rafforzare con decisione i controlli, istituendo un’agenzia apposita che ha il compito di compiere le necessarie verifiche anche rispetto ai risultati di salute attesi. Miriamo a istituire un sistema di nomine dei dirigenti che sia davvero basato sul merito e che prescinda dalle appartenenze e dai legami politici. Puntiamo inoltre sulla prevenzione, con l’introduzione finalmente di un piano regionale, coordinato con quello nazionale, per promuovere corretti stili di vita e per aumentare l’investimento al riguardo, che oggi è solo il 5% del bilancio regionale”.
Tra le altre questioni affrontate nella discussione di oggi ci sono state quelle riguardanti le liste d'attesa (per cui invitiamo a leggere il comunicato stampa di Sara Valmaggi di qualche tempo fa) e la finta operazione di Maroni "Ticket zero", che si è rivelata un vero flop.
un vero flop. L’elaborazione del Pd sui dati della spesa per ticket in Lombardia parla chiaro e mette sotto accusa il primo intervento della giunta Maroni sui costosi ticket lombardi: l’estensione dell’esenzione dal ticket regionale sui farmaci per i cittadini over 65, con l’aumento della soglia di reddito da 11 a 18 mila euro.
La misura è in vigore dal primo aprile di quest’anno e nelle intenzioni della giunta, ripetute in ogni occasione, avrebbe dovuto interessare 800 mila lombardi e costare alla Regione 40 milioni di euro, in termini di mancato introito. Non è stato così. Il Pd, utilizzando i dati ufficiali di Federfarma, ha invece dimostrato che non solo i cittadini non hanno pagato di meno, ma che la Regione ha finito per incassare di più. Facendo il confronto con i dati del 2013, nei cinque mesi di applicazione della misura, i lombardi hanno versato alla Regione, attraverso i ticket sui farmaci, quasi due milioni in più (1.963.000 euro), che salgono a 2,44 milioni se si prendono in considerazione anche i primi quattro mesi dell’anno. In totale, dunque, la spesa per i ticket del 2014, fino al mese di agosto compreso, ammonta a 172,341 milioni di euro, rispetto a poco meno di 170 milioni nello stesso periodo del 2013. Un dato in crescita, nonostante la misura “zero ticket”, propagandata dalla Regione con una campagna di comunicazione e di affissioni costata 200 mila euro.
I lombardi, dunque, nonostante le promesse, continuano a pagare per i ticket più degli altri cittadini italiani e gli interventi della giunta Maroni sono senza risultati. Oggi i cittadini da 14 a 65 anni pagano allo stesso modo, indipendentemente dal reddito. La vera manovra da fare, come proponiamo da tempo, è far pagare a chi se lo può permettere, e togliere del tutto i ticket a chi ha redditi inferiori a 30 mila euro: non solo quelli sui farmaci ma anche i superticket sulle visite specialistiche e sugli esami.
Nel progetto di legge del Pd ad essere integrati sono dunque il piano socio-sanitario regionale, i piani socio-anitari territoriali e piani sociali di zona dei Comuni. Il sistema sanitario regionale (SSR) diventa dunque Sistema Socio-Sanitario Regionale (SSSR) e fa capo ad un unico assessorato che include sanità e welfare. La nuova struttura ha un unico bilancio, un’unica direzione con un evidente risparmio di risorse. Nelle scorse settimane l’unificazione in un’unica struttura dei due assessorati, alla Salute e alla Famiglia, è entrata a far parte anche dell’agenda di Maroni, sostanzialmente però respinta dalle forze della sua maggioranza.
Il progetto di legge PD prevede che a supporto dell’intero sistema operino tre agenzie, a garanzia di uniformità e adeguatezza di intervento su tutto il territorio regionale:
1 – l’agenzia regionale per la programmazione, l’accreditamento, l’acquisto e il controllo delle prestazioni che programma e regola i servizi accreditati, acquista le prestazioni sanitarie e controlla le procedure amministrative (funzioni ad oggi svolte dalle Asl spesso in modo non uniforme).
2 – L’agenzia regionale per l’innovazione, la ricerca e il governo clinico che svolge i controlli sull’appropriatezza e qualità delle prestazioni cliniche (svolti oggi in modo puramente formale) e fa da centro propulsore della ricerca e dell’innovazione.
3 – Rimane attivo come agenzia l’attuale ente regionale per l’emergenza e l’urgenza (Areu), che gestisce il 118 (oggi azienda).
Le Asl sono trasformate in Asst (Aziende socio-sanitarie territoriali). A loro va la gestione diretta degli Ospedali di Riferimento, di Territorio e dei Presidi di Comunità. Fanno capo alle Asst le cure primarie, intermedie, le prestazioni specialistiche territoriali e la prevenzione. Esse garantiscono un alto livello di raccordo con i comuni.
Il sistema ospedaliero lombardo si articola in:
- centri ad elevata intensità e complessità, sia pubblici che privati, gestiti dalle aziende ospedaliere, con un bacino di utenza di massimo un milione di abitanti. Hanno un dipartimento di emergenza ad alta specialità (Eas) e sono attrezzati per gli interventi con la più alta intensità di cura.
- rete della ricerca e della formazione che comprende gli Ircss (istituti di ricerca) sia pubblici che privati, le università, gli enti e le istituzioni di ricerca. Alle strutture che si occupano di cura, ricerca e didattica sono destinate maggiorazioni tariffarie per le prestazioni di ricovero come riconoscimento per le attività di ricerca.
- rete ospedaliera che si articola in ospedali di riferimento, ospedali di territorio e presidi di comunità: Gli Ospedali di Riferimento sono presidi ad alta intensità di cura con un bacino di utenza ampio (corrispondente in genere a un livello territoriale provinciale), un DEA per l’emergenza urgenza e numerose specialità.
Gli Ospedali di Territorio sono presidi a media intensità di cura, con un medio basso bacino di utenza, con Pronto soccorso e solo alcune specialità. I Presidi di Comunità sono strutture a bassa intensità di cura, diffuse su tutto il territorio. Erogano prestazioni sia in regime di ricovero (possono offrire posti letto per subacuti e postacuti) che day hospital. Qui si trovano gli ambulatori dei medici di base e dei pediatri, gli ambulatori specialistici e i riabilitativi e gli infermieri di famiglia e di comunità associati.
E’ inoltre abolita la Legge Daccò, all’origine di molti dei recenti scandali della sanità lombarda.
“Con la nostra proposta – ha spiegato Sara Valmaggi – puntiamo a rafforzare con decisione i controlli, istituendo un’agenzia apposita che ha il compito di compiere le necessarie verifiche anche rispetto ai risultati di salute attesi. Miriamo a istituire un sistema di nomine dei dirigenti che sia davvero basato sul merito e che prescinda dalle appartenenze e dai legami politici. Puntiamo inoltre sulla prevenzione, con l’introduzione finalmente di un piano regionale, coordinato con quello nazionale, per promuovere corretti stili di vita e per aumentare l’investimento al riguardo, che oggi è solo il 5% del bilancio regionale”.
Tra le altre questioni affrontate nella discussione di oggi ci sono state quelle riguardanti le liste d'attesa (per cui invitiamo a leggere il comunicato stampa di Sara Valmaggi di qualche tempo fa) e la finta operazione di Maroni "Ticket zero", che si è rivelata un vero flop.
un vero flop. L’elaborazione del Pd sui dati della spesa per ticket in Lombardia parla chiaro e mette sotto accusa il primo intervento della giunta Maroni sui costosi ticket lombardi: l’estensione dell’esenzione dal ticket regionale sui farmaci per i cittadini over 65, con l’aumento della soglia di reddito da 11 a 18 mila euro.
La misura è in vigore dal primo aprile di quest’anno e nelle intenzioni della giunta, ripetute in ogni occasione, avrebbe dovuto interessare 800 mila lombardi e costare alla Regione 40 milioni di euro, in termini di mancato introito. Non è stato così. Il Pd, utilizzando i dati ufficiali di Federfarma, ha invece dimostrato che non solo i cittadini non hanno pagato di meno, ma che la Regione ha finito per incassare di più. Facendo il confronto con i dati del 2013, nei cinque mesi di applicazione della misura, i lombardi hanno versato alla Regione, attraverso i ticket sui farmaci, quasi due milioni in più (1.963.000 euro), che salgono a 2,44 milioni se si prendono in considerazione anche i primi quattro mesi dell’anno. In totale, dunque, la spesa per i ticket del 2014, fino al mese di agosto compreso, ammonta a 172,341 milioni di euro, rispetto a poco meno di 170 milioni nello stesso periodo del 2013. Un dato in crescita, nonostante la misura “zero ticket”, propagandata dalla Regione con una campagna di comunicazione e di affissioni costata 200 mila euro.
I lombardi, dunque, nonostante le promesse, continuano a pagare per i ticket più degli altri cittadini italiani e gli interventi della giunta Maroni sono senza risultati. Oggi i cittadini da 14 a 65 anni pagano allo stesso modo, indipendentemente dal reddito. La vera manovra da fare, come proponiamo da tempo, è far pagare a chi se lo può permettere, e togliere del tutto i ticket a chi ha redditi inferiori a 30 mila euro: non solo quelli sui farmaci ma anche i superticket sulle visite specialistiche e sugli esami.
domenica 23 novembre 2014
27 novembre: incontro su quanto costa la salute
Giovedì 27 novembre alle ore 17:00 alla Sala Bina in Viale Suzzani 273 Scala A (citofono n.37) incontriamo SARA VALMAGGI, Vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia, per parlare di "QUANTO COSTA LA SALUTE IN LOMBARDIA: Ticket, servizi al cittadino, diritto alle cure".
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venerdì 21 novembre 2014
Incontro ANPI Zona 9
Segnaliamo un'incontro organizzato da ANPI Zona 9 alla Casa di Alex in via Moncalieri 5 alle ore 17:30 di domenica 23 novembre sul tema "LA GRANDE RETATA ALLA PIRELLI" con Giuseppe Valotta, Inge Rasmussen, Sergio Temolo. Segue dibattito e rinfresco.
Il 23 novembre 1944 alla Pirelli Bicocca di Milano i tedeschi entrano in fabbrica, arrestano 183 lavoratori - imprigionati a San Vittore, 153 operai partono per la Germania - Zwangsarbeiter lavoratori coatti per le fabbriche della Germania - uno solo sarà internato a Mauthausen - 27 di loro finiscono a Kahla dove si costruiva l'aereo a reazione Me262 - ultima speranza di Goering di capovolgere le sorti della guerra. A Kahla si moriva di fame, di stenti e botte. Vi morirono più di 400 italiani e forse più di 10000 uomini da tutta Europa.
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martedì 18 novembre 2014
Come cambia il mondo del lavoro
Venerdì 21 novembre alle ore 21:00 parliamo di lavoro con il manager Roberto Camagni e Matteo Bianchi dell'Assemblea Nazionale PD.
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lunedì 17 novembre 2014
A proposito delle esondazioni del Seveso
Nei giorni scorsi siamo finiti sott'acqua più volte. Non è una novità. Ci siamo abituati. E' una storia che si ripete da tantissimi anni più o meno sempre allo stesso modo: il Seveso esce, le strade diventano un fiume di acqua marroncina, le macchine vengono bloccate, a piedi è complicato muoversi, i mezzi pubblici scarseggiano, i marciapiedi scompaiono e, quando va male, salta anche la luce per ore, si allagano cantine e box e poi perdiamo giorni a pulire e rimettere in ordine qualcosa che nel giro di poche settimane sarà nuovamente sottosopra.
Mai, come negli ultimi anni, si è visto un tale dispiegamento di uomini e di mezzi per far fronte alla situazione tanto tempestivo. Siamo tutti molto grati alla Protezione Civile, alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco, all’AMSA e anche ai nostri rappresentanti nelle istituzioni che hanno lavorato giorno e notte per cercare di darci informazioni, per salvare il salvabile e per limitare i danni o ripristinare il più fretta possibile ciò che l'acqua aveva compromesso.
Però la situazione che si è creata per i cittadini con le continue esondazioni del Seveso non è più accettabile.
Nei giorni scorsi avevamo organizzato – unitamente con gli altri circoli PD della Zona 9 - una serata dedicata ad approfondire il problema del Seveso e alla presentazione del progetto Italia Sicura con cui sono previste misure e finanziamenti per la messa in sicurezza del torrente e per la depurazione delle acque. All’incontro, molto partecipato dai residenti delle zone interessate, dagli esponenti del Comitato Stop Seveso e anche dai commercianti della zona, sono intervenuti il senatore Franco Mirabelli (che ha illustrato il progetto del Governo con cui si prevede lo sblocco delle risorse necessarie alla costruzione entro la fine del 2015 delle vasche di laminazione per il contenimento della piena del Seveso e il depuratore che diminuirebbe l’inquinamento del torrente del 20%), l’assessore al Comune di Milano Marco Granelli (che ha spiegato tutte le forze messe in campo ogni qual volta che si preannuncia un allerta per il Seveso e poi la complicata vicenda dei contributi da destinare a chi ha subito danni), i rappresentanti del Consiglio di Zona 9 Andrea Bina, Stefano Indovino e Beatrice Uguccioni.
Qui si può scaricare il PDF con la trascrizione degli interventi
Ieri, in Prefettura si è svolto un vertice con il sottosegretario Del Rio e il capo della Protezione civile Gabrielli. Del Rio ha detto chiaramente: "I soldi del Governo per il progetto vasche per mettere in sicurezza il Seveso ci sono, sono 80 milioni che si aggiungono ai 20 del Comune di Milano e ai 10 della Regione Lombardia." Quindi le opere che servono per impedire quanto abbiamo ancora visto in questi giorni saranno fatte a breve, con inizio lavori nel 2015. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia ha ribadito che il Comune ha stanziato in bilancio 2 milioni di euro per i contributi a cittadini e commercianti per i danni dell'esondazione 8 luglio, secondo le richieste raccolte questa estate.
Ieri, in Prefettura si è svolto un vertice con il sottosegretario Del Rio e il capo della Protezione civile Gabrielli. Del Rio ha detto chiaramente: "I soldi del Governo per il progetto vasche per mettere in sicurezza il Seveso ci sono, sono 80 milioni che si aggiungono ai 20 del Comune di Milano e ai 10 della Regione Lombardia." Quindi le opere che servono per impedire quanto abbiamo ancora visto in questi giorni saranno fatte a breve, con inizio lavori nel 2015. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia ha ribadito che il Comune ha stanziato in bilancio 2 milioni di euro per i contributi a cittadini e commercianti per i danni dell'esondazione 8 luglio, secondo le richieste raccolte questa estate.
Parole chiare, dunque, che auspichiamo si traducano al più presto in fatti concreti perché non è normale che una città come Milano vada letteralmente a fondo ad ogni goccia d'acqua che scende.
martedì 11 novembre 2014
Solidarietà al PD Corvetto e al Sunia per l'attacco subito e condanna di quella devastazione
Nel primo pomeriggio una quindicina di persone incappucciate hanno fatto irruzione nel Circolo del Partito Democratico “Corvetto” di via Mompiani a Milano dove si stava tenendo una riunione del SUNIA, Sindacato Nazionale Unitario Inquilini ed Assegnatari. Durante il raid sono stati utilizzati degli estintori ed è stato fatto scattare l’allarme anti-incendio. Dopo aver devastato la sede del Circolo e imbrattato i muri con vernici spray il commando si è dileguato. Non si registrano feriti fra i partecipanti alla riunione.
“Si tratta di un atto intimidatorio inaccettabile – commenta Pietro Bussolati, Segretario del PD Città Metropolitana di Milano – che alimenta un clima di divisione e contrapposizione sul tema della casa e della gestione degli sfratti. Da parte nostra c'è grande solidarietà e vicinanza ai presenti a al circolo PD per gli sforzi che dovrà sostenere per rendere nuovamente agibile la propria sede. Il Partito Democratico sta promuovendo incontri su questo tema ed è in prima linea per ascoltare gli inquilini e garantire il rispetto delle regole e della convivenza civile”.
"A nome mio e di tutto il Partito Democratico Lombardo voglio esprimere solidarietà agli iscritti del Circolo PD Corvetto e ai rappresentanti del Sunia (sindacato inquilini), ospiti del PD per una riunione sul tema della casa, vittime di una violenta irruzione da parte di alcune persone incappucciate. E' un atto vile, vergognoso e che desta grande preoccupazione. Vanno prese tutte le misure perché i responsabili siano al più presto identificati e processati. Non accettiamo e non accetteremo mai attacchi violenti che mettono in pericolo persone che discutono democraticamente e liberamente. Su questi argomenti chiediamo a tutti i rappresentanti istituzionali un grande senso di responsabilità." Lo afferma Alessandro Alfieri, segretario regionale del PD della Lombardia.
Il senatore Franco Mirabelli, capogruppo PD in Commissione Antimafia, intervenendo in Senato, ha affermato: "Chi aggredisce cittadini e pensionati riuniti per discutere cosa fare per migliorare la vita del proprio quartiere si colloca fuori da ogni regola democratica e di convivenza civile. Chiunque siano i delinquenti che hanno aggredito, nella sede del Partito Democratico, la riunione del Sunia vanno condannati e perseguiti subito e con severità. Ancora una volta si strumentalizza un bisogno reale come quello della casa per giustificare violenze e illegalità. Chiediamo alle Forze dell'Ordine di non lasciare più spazio a chi, in questi mesi, ha usato le occupazioni abusive come manifesto politico, riportando il tutto alla reale dimensione di atti delinquenziali".
p.s.: Il nostro Circolo ha aderito al presidio SUNIA-PD di solidarietà con il PD Corvetto e all'incontro hanno partecipato Diana Comari (segretaria di Circolo), il senatore Franco Mirabelli e Francesco Di Gaetano (coordinamento di circolo e esponente SUNIA). Video dell'intervento di Francesco Di Gaetano»
p.s.: Il nostro Circolo ha aderito al presidio SUNIA-PD di solidarietà con il PD Corvetto e all'incontro hanno partecipato Diana Comari (segretaria di Circolo), il senatore Franco Mirabelli e Francesco Di Gaetano (coordinamento di circolo e esponente SUNIA). Video dell'intervento di Francesco Di Gaetano»
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lunedì 10 novembre 2014
Come risolvere il problema del Seveso
Ringraziamo le tante persone che ieri sera hanno partecipato all'incontro dedicato al Seveso e all'illustrazione del progetto Italia Sicura, che dovrebbe evitare le esondazioni su Milano. Nel corso della serata, coordinata da Stefano Indovino (capogruppo PD in Consiglio di Zona 9), il senatore Franco Mirabelli ha spiegato le proposte messe in campo e finanziate dal governo sul fronte del Seveso, l'Assessore Marco Granelli si è , invece, concentrato sulle modalità operative del Comune di Milano per far fronte alle situazioni ogni volta che si verifica l'emergenza esondazione, mentre Beatrice Uguccioni (Presidente del Consiglio di Zona 9) si è soffermata sulle necessità dei nostri quartieri, troppo spesso finiti sott'acqua. Più ampio e complessivo il ragionamento proposto, invece, da Andrea Bina (Commissione Territorio del Consiglio di Zona 9), che ha illustrato le ragioni che stanno alla base di queste continue esondazioni (la troppa cementificazione dei Comuni lungo il corso del Seveso, realizzata per ripianare i problemi delle casse comunali ricavando risorse dagli oneri di urbanizzazione, che però non consente al terreno di assorbire l'acqua), fino ai problemi ecologici connessi ad un certo tipo di soluzioni, se prima non vengono depurate le acque del torrente.
Video di tutti gli interventi della serata»
File PDF con la trascrizione di tutti gli interventi
Video della relazione iniziale del senatore Franco Mirabelli»
Video del primo intervento del senatore Franco Mirabelli»
Video del primo intervento dell'assessore Marco Granelli»
Video degli interventi di Beatrice Uguccioni (Presidente Consiglio di Zona 9), Stefano Indovino (Capogruppo PD Zona 9), Marco Granelli (Assessore alla Sicurezza Comune di Milano)»
Video dell'intervento di Andrea Bina (Commissione Territorio Consiglio di Zona 9)»
Video dell'intervento conclusivo di Franco Mirabelli»
Video dell'intervento conclusivo di Marco Granelli»
File PDF con la trascrizione di tutti gli interventi
Video della relazione iniziale del senatore Franco Mirabelli»
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Video del primo intervento dell'assessore Marco Granelli»
Video degli interventi di Beatrice Uguccioni (Presidente Consiglio di Zona 9), Stefano Indovino (Capogruppo PD Zona 9), Marco Granelli (Assessore alla Sicurezza Comune di Milano)»
Video dell'intervento di Andrea Bina (Commissione Territorio Consiglio di Zona 9)»
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venerdì 7 novembre 2014
10 novembre: facciamo il punto sulla questione Seveso
Insieme agli altri circoli PD della zona 9 abbiamo organizzato un incontro per approfondire gli sviluppi delle vicende riguardanti le esondazioni del Seveso.
Il Governo, infatti, ha presentato un progetto ItaliaSicura per pulire le acque del Seveso e avviare i lavori per evitare nuove esondazioni nei nostri quartieri.
Di questo vogliamo discutere insieme
Lunedì 10 novembre alle ore 21:00 presso il Circolo PD di Niguarda (Via Hermada 8)
con:
Marco Granelli (Assessore alla Sicurezza e alla Protezione Civile del Comune di Milano)
Franco Mirabelli (Commissione Ambiente e Territorio del Senato)
Beatrice Uguccioni (Presidente del Consiglio di Zona 9)
Andrea Bina (Commissione Territorio in Consiglio di Zona 9)
Stefano Indovino (Capogruppo PD in Consiglio di Zona 9).
Sul tema del Seveso, segnaliamo due dichiarazioni del senatore Mirabelli:
La soddisfazione per la presentazione del progetto per fare del Seveso un torrente sicuro e pulito non si ferma alla pur importantissima certezza che tra poche settimane apriranno finalmente i cantieri per realizzare le prime vasche di laminazione a Senago dopo anni di attesa, spendendo finalmente i trenta milioni che Regione e Comune di Milano avevano destinato a questo intervento e riducendo i rischi di nuove esondazioni. Ciò che credo si debba valorizzare è la scelta del Governo di ascoltare i cittadini e gli enti locali che da tanto chiedevano fosse progettato e finanziato un intervento complessivo sul Seveso che cancellasse il rischio idrogeologico ma anche garantisse la pulizia delle acque.
80 milioni destinati alla realizzazione di altre vasche ma, soprattutto, alla pulizia delle acque sono un risultato importante ottenuto da chi a Milano come a Palazzo Chigi e in Parlamento ha posto con forza la questione. Già nel 2015, insieme alle vasche di laminazione sarà realizzato l'intervento sul depuratore di Varedo che ridurrà del 20% l'inquinamento e, da subito si lavorerà per completare i sistemi fognari dei Comuni che contribuiscono oggi a sporcare le acque.
Sono scelte non scontate che avevo chiesto intervenendo in Senato e che il governo ha fatto, che negli anni ridurranno sempre di più l'impatto delle stesse vasche di laminazione.
Al di là delle parole, con interventi come questo il governo ha scelto finalmente di fare della lotta al dissesto idrogeologico: una priorità che va perseguita quotidianamente e con decisione senza aspettare i prossimi disastri.
Resta il dato del consumo di ulteriore suolo che le vasche comporteranno. Anche su questo si è ascoltato ciò che molti di noi avevano proposto, di riconoscere cioè ai cittadini di Senago un risarcimento ambientale significativo. Il milione e duecentomila euro stanziato dal Governo per questo, è una occasione per restituire ciò che viene consumato dalle vasche. Starà ora all'amministrazione comunale decidere come impiegare quelle risorse, per quali interventi ambientali.
In Commissione Territorio e Ambiente al Senato la Lega ha presentato un Ordine del Giorno - il numero 124 - al Decreto Sblocca Italia con cui chiede al Governo di non realizzare le vasche di laminazione per il Seveso a Senago, che eviterebbero nuove esondazioni su Milano.
Mentre Maroni, al governo della Regione Lombardia, assicura che si farà tutto ciò che è stato deciso per evitare nuove esondazioni del Seveso a Milano, a Roma i suoi parlamentari strizzano l'occhio ai comitati di Senago che non vogliono l'opera sul loro territorio.
A questo punto è chiaro che, mentre il Governo ha messo in campo soldi e provvedimenti per fare in fretta a realizzare le vasche e la depurazione delle acque, la Lega mantiene le ambiguità che in questi anni hanno rallentato le soluzioni e penalizzato i cittadini del quartiere di Niguarda.
mercoledì 5 novembre 2014
6 novembre: parliamo di come vengono spesi i nostri soldi
I pomeriggi di approfondimento in Bicocca proseguono Giovedì 6 novembre alle ore 18:30 (sempre presso la Sala Bina in Viale Suzzani 273 Scala A - citofono n.37) in un incontro in cui parleremo di COME UTILIZZANO I NOSTRI SOLDI
IL COMUNE DI MILANO E LA ZONA 9 - Tasse, investimenti, servizi al cittadino.
In questa discussione ci aiuteranno:
MATTIA STANZANI (Presidente della Commissione Bilancio del Comune di Milano) e ROBERTO MEDOLAGO (Presidente Commissione Decentramento Consiglio di Zona 9).
giovedì 30 ottobre 2014
Un pomeriggio di approfondimento
Grazie alle persone che hanno partecipato all'incontro sui temi della città metropolitana e grazie ai nostri relatori Roberto Medolago (che ha illustrato con delle slide tutti i dati tecnici su costi e proporzioni quello che sarà il nuovo ente) e Arianna Censi (che con esempi molto concreti ha spiegato i vantaggi del passaggio alla città metropolitana).
mercoledì 29 ottobre 2014
Non colpire gli operai ma ascoltarli
Fiano: gli operai che manifestano non devono essere colpiti, il nostro compito è ascoltare la loro voce
Pubblichiamo il video dell'intervento di Emanuele Fiano dopo l'informativa del ministro dell'Interno sugli scontri tra le forze dell'ordine e i lavoratori delle acciaierie di Terni:
Pubblichiamo il video dell'intervento di Emanuele Fiano dopo l'informativa del ministro dell'Interno sugli scontri tra le forze dell'ordine e i lavoratori delle acciaierie di Terni:
venerdì 24 ottobre 2014
Incontro sulla città metropolitana
Rientriamo nel pieno dell'attività politica e per i prossimi mesi cercheremo di offrirvi un calendario di incontri - che si svolgeranno alternativamente nel nostro circolo e nella sala Bina in Bicocca - per approfondire le tematiche più utili e interessanti dell'attualità e del territorio. Il primo incontro sarà GIOVEDÌ 30 OTTOBRE alle ore 17:00 presso la Sala Bina, Viale Suzzani 273 Scala A (citofono n.37) e parleremo di "CITTÀ METROPOLITANA, COME FUNZIONA E COSA CI ASPETTA" con: Arianna Censi (Consigliera Metropolitana) e Roberto Medolago (Presidente Commissione Decentramento Consiglio di Zona 9). Vi aspettiamo!
giovedì 23 ottobre 2014
Tanti auguri a Maria Pia!
lunedì 20 ottobre 2014
Il nuovo PD parla a tutto il Paese non solo a un pezzo
L'intervista al vicesegretario del PD di Carlo Bertini, La Stampa
"Il PD renziano è un partito che esce dal suo tradizionale recinto per consolidare quella vocazione maggioritaria già testimoniata dal voto alle europee e considerata velleitaria da chi ci ha preceduto». Evita toni polemici, Lorenzo Guerini, vicesegretario del PD, alla vigilia della Direzione chiamata a decidere il profilo del nuovo partito, ma è evidente a chi si riferisca. A Bersani e compagni che non perdono un colpo per «fare polemiche inutili e pretestuose. Se la strategia è quella di logorare Renzi, non mi sembra abbia gran successo".
Da dieci mesi governate voi la ditta. In cosa si differenzia da quella di Bersani?
«Intanto nel messaggio: si sono visti i limiti che il richiamo alla cosiddetta ditta scontava. Il nuovo PD è un partito che parla a tutta l`Italia e non solo a un ne di chiudersi in una ridotta per navigare in mare aperto.
E in cui le forme di partecipazione si devono rinnovare: dobbiamo riconquistare la fascia tra i 20 e i 35 anni e per farlo l`uso dei social network è essenziale. Non sul modello grillino, ma sul modello Obama per intenderci.
A sette anni dalla sua nascita dobbiamo proiettare il PD nelle sfide del futuro. Sapendo che le forme del passato hanno mostrato i loro limiti: deve essere chiamata alla partecipazione la platea degli iscritti ma anche quella degli elettori che ci hanno dato fiducia alle europee, coinvolgendoli ad esempio con referendum tematici».
Il PD assomiglierà alla Dc?
«Sarà un partito che partendo dai nostri riferimenti ideali, deve parlare a tutta l`Italia e non intestarsi la rappresentanza solo di un pezzo della società. Superando qualche pigra lettura del passato, perché quello zoccolo duro non era più presente nella società: nel 2013 il PD è stato il terzo partito degli operai, superato dal movimento 5stelle e dal Pdl, mentre alle europee è tornato a essere il primo partito degli operai. Essendo al contempo il partito imprenditori, delle partite Iva. Vogliamo essere un punto d`incontro delle diverse realtà e dei diversi blocchi sociali. Insomma vogliamo essere il partito della nazione e della vocazione maggioritaria».
Bersani ama dire che Renzi governa grazie al suo 25%...
«Una polemica inutile, quel 25% testimoniava il limite di quella proposta politica. Il tema non è un confronto tra il 25 e il 40%, ma la diversità tra le due proposte. Bisogna ragionare insieme per fare in modo che il 40% si consolidi e si traduca in azione concreta da parte del governo».
Nel week end riparte la Leopolda e ripartono le polemiche sui finanziamenti e sul partito personale...
«La Leopolda cerca di autofinanziarsi, come tutte le iniziative del genere. Ma al finanziamento del PD stiamo lavorando, avendo ereditato una situazione non semplice: da un lato razionalizzando le spese, dall'altro con forme nuove come le cene che stiamo organizzando, il due per mille, o l`adesione al partito, legata all'iniziativa politica sul territorio. In ogni caso la Leopolda è un momento di partecipazione politica e chi vuole partecipare è ben accolto...».
Ma sono stati invitati anche i capi della minoranza?
«Non bisogna essere invitati per partecipare ad una grande mobilitazione di energie».
Il vostro problema ora è strutturare il partito. Le sezioni, i circoli, le tessere. Cosa cambierà nel PD?
«Abbiamo circa 6 mila circoli, molti fanno vera attività politica, altri no e vengono attivati solo al momento delle elezioni, specie quelle territoriali. Vogliamo coinvolgerli tutti per discutere anche su grandi questioni nazionali. Sulle tessere, a noi interessa che siano certificate con nomi e cognomi di persone realmente coinvolte nel partito. A fine anno supereremo i 350 mila iscritti, ma il vero nodo è la modalità di adesione al PD di milioni di elettori».
Sposetti dice che molti circoli non pagano l`affitto e sono ospiti delle fondazioni ex Ds?
«C`è in molti territori una difficoltà reale, dopodiché se c`è un patrimonio che le fondazioni possono mettere a disposizione per l`attività dei circoli è un fatto positivo, non va fatto pesare, altrimenti non si capisce perché tali fondazioni debbano esistere».
domenica 19 ottobre 2014
Una bellissima festa
Grazie a tutti coloro che hanno lavorato per realizzare la bellissima festa di domenica in Casa di Alex, grazie a Gianni Russo, insuperabile cuoco, che ci ha regalato un'ottima cena e grazie alle tantissime persone che hanno partecipato.
mercoledì 1 ottobre 2014
19 ottobre: cena di autofinanziamento del circolo
Venite a cena da noi per passare una bella serata in allegria e sostenere il nostro circolo!
Cliccare sul volantino per ingrandire
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martedì 30 settembre 2014
A proposito del Seveso
lunedì 29 settembre 2014
La Direzione PD sul Jobs Act
Ecco l’ordine del giorno sul Jobs Act approvato dalla Direzione Nazionale del Pd con 130 voti favorevoli, 20 contrari e 11 astenuti:
Approvando la relazione del Segretario, il Partito Democratico non può perdere questa occasione per realizzare un mercato del lavoro che estenda i diritti e le tutele a quei lavoratori che oggi non li possiedono e dove nessuno sia più abbandonato al proprio destino.
Intendiamo raggiungere questo obiettivo con una riforma di sistema che estenda i diritti nel rapporto di lavoro a chi oggi non ne ha di adeguati e universalizzi le tutele nella disoccupazione; aumenti la produttività favorendo la mobilità dei lavoratori verso impieghi che migliorino il loro reddito e le loro prospettive, senza scaricare solo su di loro i costi di questo aggiustamento.
Per questo sosteniamo il Governo a guida del Partito Democratico a mettere immediatamente in campo strumenti coerenti con questi obiettivi.
1. Una rete più estesa di ammortizzatori sociali rivolta in particolare ai lavoratori precari, con una garanzia del reddito per i disoccupati proporzionale alla loro anzianità contributiva e con chiare regole di condizionalità attraverso un conferimento di risorse aggiuntive a partire dal 2015.
2. Una riduzione delle forme contrattuali, a partire dall’unicum italiano dei co.co.pro., favorendo la centralità del contratto di lavoro a tempo indeterminato con tutele crescenti, nella salvaguardia dei veri rapporti di collaborazione dettati da esigenze dei lavoratori o dalla natura della loro attività professionale.
3. Servizi per l’impiego volti all’interesse nazionale invece che alle consorterie territoriali, integrando operatori pubblici, privati e del terzo settore all’interno di regole chiare e incentivanti per tutti.
4. Una disciplina per i licenziamenti economici che sostituisca l’incertezza e la discrezionalità di un procedimento giudiziario con la chiarezza di un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità, abolendo la possibilità del reintegro. Il diritto al reintegro viene mantenuto per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare, previa qualificazione specifica della fattispecie.
Video degli interventi di apertura e di chiusura di Matteo Renzi in Direzione Nazionale»
Il Jobs Act è il disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro, nella versione approvata dalla Commissione Lavoro del Senato (scheda in PDF).
Il disegno di legge si pone l'obiettivo di realizzare riforme di grande portata innovativa, attraverso l'esercizio di apposite deleghe conferite al Governo, quali:
1) il riordino della disciplina degli ammortizzatori sociali;
2) la riforma dei servizi per il lavoro e delle politiche attive;
3) il completamento del processo di semplificazione delle procedure e degli adempimenti in materia di lavoro;
4) il riordino delle forme contrattuali attualmente vigenti in materia di lavoro;
5) il rafforzamento delle misure di sostegno alla maternità e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Scheda esplicativa del Jobs Act con le norme approvate nella Commissione Lavoro del Senato (file PDF)»
Intervento in Senato di Franco Mirabelli durante la discussione sul Jobs Act» (Video dell'intervento»)
Per fare chiarezza e approfondire ulteriormente l'argomento, segnaliamo anche la "nota in materia di licenziamenti" a cura del Gruppo PD del Senato (file PDF)»
Analisi del Sole 24 Ore: «Jobs Act», obiettivo estendere le tutele di 12 milioni di lavoratori»
Il Jobs Act è il disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro, nella versione approvata dalla Commissione Lavoro del Senato (scheda in PDF).
Il disegno di legge si pone l'obiettivo di realizzare riforme di grande portata innovativa, attraverso l'esercizio di apposite deleghe conferite al Governo, quali:
1) il riordino della disciplina degli ammortizzatori sociali;
2) la riforma dei servizi per il lavoro e delle politiche attive;
3) il completamento del processo di semplificazione delle procedure e degli adempimenti in materia di lavoro;
4) il riordino delle forme contrattuali attualmente vigenti in materia di lavoro;
5) il rafforzamento delle misure di sostegno alla maternità e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Scheda esplicativa del Jobs Act con le norme approvate nella Commissione Lavoro del Senato (file PDF)»
Intervento in Senato di Franco Mirabelli durante la discussione sul Jobs Act» (Video dell'intervento»)
Per fare chiarezza e approfondire ulteriormente l'argomento, segnaliamo anche la "nota in materia di licenziamenti" a cura del Gruppo PD del Senato (file PDF)»
Analisi del Sole 24 Ore: «Jobs Act», obiettivo estendere le tutele di 12 milioni di lavoratori»
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domenica 28 settembre 2014
I risultati delle votazioni per la città metropolitana
A Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, si sono concluse le operazioni di spoglio e del conteggio del voto ponderato del primo consiglio metropolitano di Milano.
Quattordici dei 24 consiglieri che faranno parte della nuova assemblea appartengono alla lista 'Centrosinistra per la città metropolitana', che riunisce Pd, Prc, Sel e ha preso il 57 per cento dei voti. Hanno votato 1.657 fra sindaci e consiglieri comunali su 2.054 aventi diritto al voto (l'80,6 per cento).
Questi i consiglieri eletti, in ordine di votazione, con il corrispettivo quoziente elettorale (in queste elezioni il peso del voto variava a seconda della grandezza del comune dell'elettore). Alla lista 'Centrosinistra per la città metropolitana, come si è detto, sono andati 14 seggi: Alberto Centinaio (sindaco di Legnano) con 3.480 voti; Eugenio Comincini (sindaco di Cernusco) 3.243; Maria Rosaria Iardino (consigliere comunale a Milano) 3.015; Lamberto Bertolè (consigliere comunale a Milano) 2.954; Pietro Bussolati (consigliere a Melzo) 2.877; Pietro Mezzi (consigliere a Melegnano) 2.822; Rita Parozzi (consigliere a Bresso) 2.642; Romano Pietro (sindaco di Rho) 2.639; Patrizia Quartieri (consigliere a Milano) 2.591; Michela Palestra (sindaco di Arese) 2.413; Arianna Censi (consigliere di Opera) 2.257; Monica Chittò (sindaco di Sesto San Giovanni) 2.215; Pierluigi Arrara (sindaco di Abbiategrasso) 2.199 e Filippo Paolo Barberis (consigliere a Milano) 2.153.
Due gli eletti della Lega Nord: Luca Lepore (consigliere comunale a Milano) 2.343 ed Ettore Fusco (sindaco Opera) 2.254. La lista civica 'Costituente per la partecipazione - la città dei Comuni' ha espresso due seggi: Roberto Biscardini (consigliere a Milano) 2.012 e Marco Cappato (consigliere a Milano) 1.723. Infine alla lista 'Insieme per la città metropolitana' sono andati sei seggi: Marco Alparone (sindaco si Paderno Dugnano) 4.065; Alberto Villa (consigliere a Pessano con Bornago) 3.408; Armando Vagliati (consigliere a Milano) 2.892; Marco Osnato (consigliere a Milano) 2.799; Giuseppe Russomanno (consigliere a Trezzano sul Naviglio) 2.412 e Luciano Guidi (consigliere a Legnano) 2.164.
Fonte: La Repubblica
lunedì 22 settembre 2014
Niente hub elicotteristico a Bresso
Con gioia possiamo rassicurare tutti i cittadini della zona di Bresso e i frequentatori del Parco Nord: il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, rispondendo ad un'interrogazione in Senato, ha fatto sapere che non verrà costruita nessuna opera aggiuntiva a quelle già previste nell'area dell'aeroporto di Bresso e, soprattutto, non ci sarà alcun hub elicotteristico.
Cliccare sull'immagine per ingrandire e leggere l'articolo:
domenica 21 settembre 2014
Sul Jobs Act
Riflessione del senatore Franco Mirabelli
Credo che i toni che sta assumendo la discussione sulla legge delega sul lavoro dentro e fuori il PD non aiutino a capire di cosa si sta discutendo e, soprattutto, rischino di dare una rappresentazione della riforma e dei suoi obbiettivi lontana dalle reali volontà, più volte affermate dal governo e riportate nel testo della norma in discussione.
Quindi, innanzitutto va sgombrato il campo da equivoci e vanno ricostruiti i reali obbiettivi che la legge si propone.
Primo: Non si tolgono tutele a chi le ha. I nove milioni di lavoratori che hanno un contratto a tempo indeterminato non saranno toccati dalla riforma, chi parla di riduzione delle tutele per chi lavora dice una cosa non vera e chi racconta di un tentativo di omogeneizzare al ribasso i diritti dei lavoratori retrocedendoli tutti in serie C fa propaganda; l'art.18 e il diritto al reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa non verrà meno per i contratti in essere.
Secondo: Al contrario l'obiettivo è estendere le tutele a chi non ne ha, ai nove milioni di lavoratori con contratti precari. La legge delega riforma gli ammortizzatori sociali estendendo a tutti i lavoratori precari l'accesso al reddito garantito dall'Aspi per chi perde lavoro.
L'allargamento della platea dei tutelati sarà finanziata in parte dalle aziende e in parte da finanziamenti pubblici e, per questo, già nella prossima Legge di Stabilità saranno stanziati un miliardo e mezzo di euro. Oltre a ciò saranno estesi i diritti sulla maternità a tutti i contratti.
Terzo: La legge delega prevede la riduzione a poche unità dei contratti di lavoro e la scelta del contratto a tempo indeterminato come contratto prevalente da incentivare. Si tratta di costruire una normativa in cui non esistono contratti più convenienti degli altri dal punto di vista del costo per le aziende se non i contratti a tempo indeterminato.
Con il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti si può raggiungere questo obbiettivo. In questo modo si riduce la precarietà e si dànno più certezze e più stabilità a lavoratori e aziende, mettendo i primi nella condizione di stare più a lungo in azienda con la prospettiva di poterci restare e le seconde in una situazione in cui potrà avere incentivi e più certezze per programmare futuro e investimenti.
Cose importanti, quindi, e che tutti abbiamo interesse a valorizzare perché definiscono il senso di una riforma necessaria per il Paese. Non c'è solo questo: c'è anche la delega per riformare i servizi che devono far incontrare domanda e offerta di lavoro, si interviene anche sui tempi di vita, ma la riforma sta soprattutto in queste cose, qui si interviene concretamente su precarietà e su chi il lavoro non c'è l'ha.
Certo, ci sono questioni che richiedono ancora approfondimenti. Ma serve una discussione sul merito. Non servono divisioni caricaturali, non c'è una divisione tra chi difende e chi vuole liquidare tutele e diritti, anzi.
Serve discutere del merito e alcune scelte non sono definite né lo saranno nella delega ma il senso di marcia e gli obbiettivi sono chiari.
Il confronto deve partire dai dati di realtà, dalla necessità di invertire una situazione per cui oggi solo il 16% dei nuovi assunti sono assunti con contratto a tempo indeterminato, dalla constatazione che in questi anni ci sono stati centinaia di migliaia di licenziamenti nonostante l'art.18. Certo, non può essere messo in discussione l'obbligo di reintegro per i lavoratori licenziati per motivi discriminatori e non lo sarà. Bisognerà discutere - questo è il nodo - nel contratto a tutele crescenti, su quali strumenti di tutela dai licenziamenti senza giusta causa saranno introdotti e se sarà previsto il reintegro o no. Dopo l'approvazione della delega ci sarà tempo e modo per affrontare questa questione.
Ma, al di là delle discussioni aperte, non dobbiamo perdere di vista il valore complessivo della riforma, di una idea di mercato di lavoro che vuole aggredire i nodi delle diseguaglianze e della esclusione dalle tutele. Il Jobs act è una straordinaria occasione che non possiamo perdere, descrive una riforma necessaria per il Paese ma, soprattutto, serve per dare diritti e tutele a chi oggi non ne ha.
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sabato 20 settembre 2014
In merito alla discussione sul Jobs Act
Segnaliamo alcuni articoli suggeriti da Vitto Tediosi sul tema del lavoro e della discussione in atto in questi giorni:
Jobs Act, l’emendamento del governo
L'articolo 18 e il marketing politico - di Ilvo Diamanti (La Repubblica, 23 settembre 2014).
Jobs Act, l’emendamento del governo
Il testo votato dalla commissione Lavoro di Palazzo Madama che prevede, tra l’altro, anche il contratto a tutele crescenti per i nuovi assunti
Ecco di seguito l’emendamento 4.1000 al ddl di delega al governo (S1.428) per la formulazione del decreto sul lavoro, il cosiddetto «Jobs Act».
Il testo presentato dal governo è stato approvato dalla commissione Lavoro del Senato. L’esecutivo, secondo quanto indicato nell’emendamento, dovrà elaborare entro sei mesi il decreto legislativo che prevede, tra l’altro, il contratto a tutele crescenti per i nuovi assunti, lo strumento che di fatto supera le tutele previste dall’art. 18 dello Statuto dei lavoratori
«Art. 4. – (Delega al Governo in materia di riordino delle forme contrattuali e dell’attività ispettiva).
–Allo scopo di rafforzare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro da parte di coloro che sono in cerca di occupazione, nonché di riordinare i contratti di lavoro vigenti per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto occupazionale e produttivo e di rendere più efficiente l’attività ispettiva, il Governo è delegato ad adottare, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi, di cui uno recante un testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro, nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi, in coerenza con la regolazione comunitaria e le convenzioni internazionali:
a) individuare e analizzare tutte le forme contrattuali esistenti, ai fini di poterne valutare l’effettiva coerenza con il tessuto occupazionale e con il contesto produttivo nazionale e internazionale, anche in funzione di eventuali interventi di semplificazione delle medesime tipologie contrattuali;
b) previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio;
c) revisione della disciplina delle mansioni, contemperando l’interesse dell’impresa all’utile impiego del personale in caso di processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale con l’interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro, della professionalità e delle condizioni di vita, prevedendo limiti alla modifica dell’inquadramento;
d) revisione della disciplina dei controlli a distanza, tenendo conto dell’evoluzione tecnologica e contemperando le esigenze produttive ed organizzative dell’impresa con la tutela della dignità e della riservatezza del lavoratore;
e) introduzione, eventualmente anche in via sperimentale, del compenso orario minimo, applicabile ai rapporti aventi ad oggetto una prestazione di lavoro subordinato, nonché nei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, nei settori non regolati da contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale, previa consultazione delle parti sociali comparativamente più rappresentative sul piano sociale;
f) previsione della possibilità di estendere il ricorso a prestazioni di lavoro accessorio per le attività lavorative discontinue e occasionali, in tutti i settori produttivi, attraverso la elevazione dei limiti di reddito attualmente previsti e assicurando la piena tracciabilità dei buoni lavoro acquistati;
g) abrogazione di tutte le disposizioni che disciplinano le singole forme contrattuali, incompatibili con le disposizioni del testo organico semplificato, al fine di eliminare duplicazioni normative e difficoltà interpretative e applicative;
h) razionalizzazione e semplificazione dell’attività ispettiva, attraverso misure di coordinamento ovvero attraverso l’istituzione, ai sensi dell’articolo 8 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, di una Agenzia unica per le ispezioni del lavoro, tramite l’integrazione in un’unica struttura dei servizi ispettivi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell’INPS e dell’INAIL, prevedendo strumenti e forme di coordinamento con i servizi ispettivi delle ASL e delle ARPA.».
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L'articolo 18 e il marketing politico - di Ilvo Diamanti (La Repubblica, 23 settembre 2014).
Il disegno di legge sul lavoro, approvato, nei giorni scorsi, in Commissione al Senato, rispetta una priorità del governo. Ma l’ipotesi di superare l’articolo 18, in particolare, risponde a un obiettivo politico — prima ancora che economico — di Matteo Renzi. Costruire il suo partito. Post- ideologico e post-berlusconiano. Il post-partito di Renzi. Il PPR oppure il PdR. Che vada oltre il Pd. Il dibattito sull’art. 18, infatti, ha ri-evocato e ri-sollevato antichi steccati. Fra la sinistra e il resto del mondo. Anche se l’art. 18, nella realtà, ormai, è poco utilizzato. Gran parte delle vertenze aziendali aperte su questa base si conclude con un accordo fra le parti. Senza considerare che il segno di questa norma è, quantomeno, ambiguo e ambivalente. Perché esclude ampi settori del mercato del lavoro. Peraltro, i più deboli: gli occupati delle piccole imprese, i precari e gli intermittenti. I giovani.
Non a caso, nel 2003 venne promosso un referendum per superarne i limiti. Per iniziativa di gruppi e soggetti di sinistra. Tuttavia, il valore dell’articolo 18 è ad alto contenuto simbolico. Costituisce, infatti, una sorta di bandiera della Legge 300. Lo Statuto dei lavoratori. Per questo ogni tentativo di metterci mano, non importa in che modo e a quale titolo, suscita tante reazioni. Com’è avvenuto, puntualmente, anche in questa occasione. Proprio per questo Renzi ha deciso di intervenire sull’art. 18. Proprio in questo momento. Al di là dell’efficacia e del contenuto del provvedimento. Perché è utile, funzionale a marcare confini e limiti del “suo” partito. Contro i nemici interni ed esterni.
Penso, peraltro, che egli non abbia in mente di riprodurre l’esperimento di Tony Blair, come molti hanno osservato. Non gli interessa, cioè, costruire un NewPd, più lib che lab. Ma andare “oltre” il Pd e il suo tradizionale bacino elettorale di Centro-Sinistra. Un po’ com’è avvenuto alle recenti elezioni europee, quando il “suo” Pd ha conquistato quasi il 41% dei voti. Quattro su dieci: “orientati al leader”. Circa il 17%, sul totale dei votanti, cioè, ha votato per Renzi piuttosto che in base all’appartenenza al partito (indagine post-elettorale Demos- LaPolis, luglio 2014). E ciò gli ha permesso di sconfinare rispetto ai territori di caccia della sinistra. Non a caso, è risultato primo partito praticamente dovunque, in Italia (con le sole eccezioni di Sondrio, Isernia e Bolzano). Ma soprattutto, ha sfondato nelle province del Nord e nel Nord Est. Dunque, fra i lavoratori autonomi: artigiani e commercianti, tradizionalmente attratti dai forzaleghisti (per echeggiare, una volta di più, Edmondo Berselli). Oltre che fra le componenti sociali popolari: operai e disoccupati. Che alle politiche del 2013 avevano privilegiato il M5s. Renzi, dunque, ha rotto il muro anticomunista. E quello della protesta (anti) politica. Per questo il suo consenso personale, all’indomani delle europee, si è allargato, ben oltre il livello, molto ampio, del voto. Ha raggiunto, cioè, il 74%. Mentre la fiducia nel governo ha sfiorato il 70%. Cioè, oltre il 90% fra gli elettori del Pd, ma tra il 55% e il 60% anche nella base dei partiti di Destra: Fi, Lega e Fdi.
Oggi, però, le cose sembrano cambiate. Dopo l’estate, infatti, il consenso nei confronti del governo e del premier ha subito un brusco e sensibile arretramento (Atlante Politico di Demos, settembre 2014). Superiore a 10 punti. Così, Renzi appare ancora forte, nel Paese. Ma soprattutto nel centrosinistra. Fra gli elettori del Pd resta vicino al 90%. Ma crolla (soprattutto) a destra: nella base di Fi e degli altri partiti di centrodestra (20-30 punti in meno). Oltre che fra gli elettori del M5s (dal 36% a 20%).
Allo stesso tempo, nelle stime di voto, il Pd resta saldamente attestato al 41%. In altri termini, come abbiamo sostenuto nei giorni scorsi, Matteo Renzi oggi appare leader indiscusso del Pd. E del Centro-sinistra. E qui è il problema. Perché, oggi, per la prima volta, dopo molto tempo, fatica a intercettare i consensi di destra. E, sul piano sociale, il voto dei ceti medi del Nord. Che cominciano a mostrare impazienza, in attesa delle riforme promesse. Mentre deve fare i conti con le resistenze di un Parlamento eletto “prima” del suo avvento alla guida del partito e del governo. In particolare, deve affrontare le trappole disseminate dal Pd, ma anche da Fi, come si sta verificando di fronte all’elezione dei due nuovi giudici della Corte Costituzionale. D’altronde, il progetto del PdR si rivolge anche a Fi. È questo il significato del dialogo aperto con Berlusconi. A Renzi non interessa negoziare o federare Fi. Ma svuotarla. Com’è avvenuto con i Centristi e l’Ncd (fra i suggeritori del provvedimento). E ciò spiega le tensioni interne ai parlamentari di Fi, quando si tratta di votare insieme al Pd, come se si appartenesse a un unico soggetto politico. Appunto… Così, per Renzi, l’articolo 18 diventa un’occasione, anzi: l’occasione, per superare le divisioni interne al PdR. Per costringere alla ragione il Pd — e i dissidenti. Per riaprire la comunicazione con la Destra. E soprattutto con gli elettori di Fi. E con le componenti sociali della piccola impresa e del lavoro autonomo del Nord. I forza-renziani (come li ha chiamati Fabio Bordignon). In modo da “isolare” il dissenso dei parlamentari di Fi.
Così Renzi insiste — e insisterà ancora — su argomenti ad alto tasso simbolico, relativi al lavoro e, probabilmente, domani, all’etica (come le unioni civili tra omosessuali). Ma accentuerà ancora la connessione fra comunicazione e politica. Fra governo e linguaggio. Marcando le differenze fra sé e gli altri “politici”. Fra sé e le “burocrazie”. Non solo della pubblica amministrazione, ma anche del Sindacato e di Confindustria. In attesa di potersi, davvero, misurare con gli altri, in nuove elezioni. Quando, come ora, si presenterà più antipolitico di Grillo, più berlusconiano di Berlusconi, più “diretto”, nel rapporto con il “popolo”, rispetto ai leader del suo e degli altri partiti.
Il vero problema, per Renzi, è che, per arrivare al voto con una nuova legge elettorale e con risultati da rivendicare, deve passare attraverso questo Parlamento, misurarsi con questi partiti. Con questi leader. Che, di certo, non si faranno rottamare senza resistere. D’altronde, per agire in Parlamento e per correre alle elezioni, serve un partito. Ma il PdR, per ora, è un partito che non c’è. Certo: ha un volto, uno stile. Un linguaggio. Ma per vincere, per affermarsi: non basta.
Quali tutele? E quanto crescenti? - Tito Boeri e Pietro Garibaldi (da lavoce.info)
È ancora molto lunga la strada della legge delega di riforma del mercato del lavoro. Ma è bene che sin d’ora si discuta nel merito di ciò che ci sarà nei provvedimenti di attuazione, anche in rapporto ai provvedimenti già varati dal Governo Renzi. Iniziamo dal contratto a tutele crescenti.
LA LEGGE DELEGA
L’approvazione dell’articolo 4 della legge delega in commissione al Senato ha messo la riforma del lavoro al centro dell’agenda di Governo. La legge delega, nella versione votata dalla commissione, rappresenta un importante passo in avanti per riformare il mercato del lavoro italiano.
La necessità di risolvere il dualismo nel mercato del lavoro è ben nota ai lettori di questo sito. Con l’emendamento presentato la scorsa settimana, il Governo ha ora aperto la strada ad almeno due importanti riforme “a costo zero”: il contratto a tutele crescenti e il salario minimo. La legge delega riguarda anche altri aspetti dei rapporti di lavoro (tra cui il cosiddetto demansionamento e i controlli a distanza) mentre ha alcune importanti omissioni (quali la rappresentanza dei sindacati e il rapporto fra i diversi livelli di contrattazione). Trattandosi di una legge delega, il testo si limita a enunciare principi generali senza entrare nei dettagli della riforma. Sappiamo bene che nella legislazione del lavoro questi dettagli sono fondamentali.
Per parlare di vera e propria riforma dovremo perciò aspettare 1) l’approvazione del testo finale in aula al Senato e poi in commissione e aula alla Camera; 2) il successivo licenziamento dei decreti delegati da parte del ministro del Lavoro. Bene comunque che sin d’ora si discuta nel merito di ciò che ci sarà nei provvedimenti di attuazione della legge delega in rapporto anche ai provvedimenti in materia di lavoro varati nei mesi passati dal Governo Renzi. Cominceremo dal contratto a tutele crescenti per poi occuparci di salario minimo e di contrattazione.
IL CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI…
Il testo di legge delega fa riferimento a un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti per i nuovi assunti. Si tratta di un principio e un’idea su cui ci siamo personalmente impegnati su questo sito da quasi dieci anni (si vedano “Il testo unico del contratto unico“, “Tutti i vantaggi del contratto unico” ed il libro “Un Nuovo contratto per tutti“, edizioni Chiare Lettere). Occorre però essere molto attenti ai dettagli. Il testo non specifica ancora in alcun modo di quali tutele si parli e di come le stesse tutele varieranno con l’anzianità di servizio. Alcuni esponenti della maggioranza (appartenenti per lo più al Ncd) sostengono che il nuovo contratto contemplerà il reintegro soltanto per il licenziamento discriminatorio ed escluderà il reintegro in caso di licenziamento per motivi economici, sostituito completamente da un indennizzo monetario. Il Partito democratico sembra invece spaccato al suo interno tra coloro che auspicano che il nuovo contratto mantenga, a una certa anzianità di servizio, anche la reintegrazione del lavoratore in caso di licenziamento senza giusta causa e coloro che sostengono che il nuovo contratto non debba considerare la cosiddetta “reintegra” o “tutela reale” oggi offerta dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ai dipendenti a tempo indeterminato di imprese con più di 15 addetti, fatto salvo il caso di licenziamento discriminatorio.
…IL CONTRATTO UNICO DI INSERIMENTO
La nostra personale posizione è riassunta nel disegno di legge sottoscritto dal senatore Paolo Nerozzi (e altri cento senatori) nel 2010 e poi presentato anche alla Camera da Pier Paolo Baretta. Il disegno di legge istituisce il “contratto unico di inserimento”. Si tratta di un contratto a tempo indeterminato fin dalla sua stipula con tutele crescenti. Il contratto prevede due fasi che si succedono automaticamente a tre anni dalla stipula, senza alcun atto amministrativo o conversione.
La fase di inserimento – che nella nostra proposta dura tre anni – e la fase di stabilità. Nella fase di inserimento, il reintegro è concepito soltanto per il licenziamento discriminatorio, mentre il licenziamento economico è consentito dietro un indennizzo pari a cinque giorni lavorativi ogni mese di anzianità aziendale, raggiungendo così sei mesi di salario dopo tre anni di anzianità. Nella fase di stabilità vige la normativa vigente, inclusa la reintegra nelle imprese con più di 15 dipendenti.
Riteniamo fondamentale che la fase di inserimento non sia inferiore a tre anni e che preveda un congruo indennizzo. L’errore più grande che si può commettere è quello di considerare la fase di inserimento come una semplice estensione del periodo di prova. In quel caso, il lavoratore potrebbe essere licenziato senza alcun indennizzo. Al tempo stesso, riteniamo che la fase di inserimento possa anche essere estesa oltre i tre anni, con un progressivo aumento dell’indennità da corrispondere al lavoratore in caso di interruzione per motivi economici. Ad esempio, si potrebbe arrivare a una fase di inserimento di sei anni con un indennizzo che arriva al termine di questo periodo a un anno di salario. Siamo profondamente convinti che dopo un periodo di inserimento sufficientemente lungo, le imprese troverebbero comunque poco conveniente interrompere un contratto di lavoro con un lavoratore ormai formato, per di più dovendogli corrispondere un anno di salario. Le imprese vivono per massimizzare profitti e il proprio valore, non per licenziare i loro dipendenti.
E LA COERENZA CON IL DECRETO POLETTI?
Al di là dei dettagli legislativi che il Governo vorrà dare al contratto a tutele crescenti, occorre ricordare che la nuova normativa dovrà, per essere efficace, risultare coerente con i provvedimenti già in vigore. Il Governo a maggio ha liberalizzato i contratti a tempo determinato rendendoli una specie di periodo di prova di tre anni. Si consentono, infatti, fino a cinque rinnovi nell’arco di tre anni senza che le imprese debbano specificare le cause di tali proroghe in un contratto che continua a essere a tempo determinato.
Qualora il contratto a tutele crescenti diventasse legge, sarà perciò necessario rimettere mano a questo primo provvedimento del Governo Renzi, rendendo meno flessibile l’utilizzo, protratto nel corso del tempo, dei contratti a tempo determinato. Non possiamo immaginare un giovane che viene prima assunto per un totale di tre anni a termine con cinque contratti che durano sei mesi ciascuno e che poi debba iniziare un nuovo rapporto di lavoro con il contratto a tutele crescenti. Un mercato del lavoro di questo tipo sarebbe davvero di serie B.
È evidente che, con il contratto a tutele crescenti, il contratto a termine può avere senso soltanto dietro specifiche circostanze (lavori stagionali, imprese a termine o grandi eventi come l’Expo). In circostanze normali, si deve entrare nel mercato del lavoro subito con il contratto a tutele crescenti e non con il contratto a tempo determinato.
LA FALSA STRADA DEGLI INCENTIVI FISCALI
Non è possibile pensare di rimediare alle conseguenze del decreto Poletti limitandosi a incentivare fiscalmente il contratto a tutele crescenti. Un’operazione di questo tipo innanzitutto trasformerebbe una riforma a costo zero – fattibile indipendentemente dalla Legge di stabilità che il Governo si appresta a varare – in una potenzialmente molto costosa (senza contare un’eventuale riforma degli stessi ammortizzatori sociali). Questo indebolirebbe la credibilità stessa dell’operazione. Un datore di lavoro prima di assumere con un contratto a tempo indeterminato si chiederebbe: quanto durerà l’incentivo fiscale? In secondo luogo, gli studi che hanno valutato gli incentivi fiscali alla conversione di contratti temporanei hanno generalmente trovato che queste misure si rivelano uno spreco dei soldi dei contribuenti senza apparenti incrementi della quota di contratti a tempo indeterminato. Il fatto è che per rendere davvero vantaggioso un contratto a tempo indeterminato quando i contratti temporanei sono comunque un lungo periodo di prova, gli incentivi fiscali devono essere molto forti.
È opportuno, invece, imporre minimi retributivi (più che vincoli di natura amministrativa che appesantiscono i controlli burocratici) al lavoro parasubordinato e contributi sociali più alti per i contratti a tempo determinato, tenendo conto del fatto che questi lavoratori hanno un rischio più alto di rimanere senza lavoro ed è giusto che l’impresa che utilizza queste tipologie contrattuali si faccia carico più delle altre dei costi dei sussidi di disoccupazione. Anche i minimi retributivi e contributi più alti sono previsti nel disegno di legge Nerozzi. Si noti che non sostituiscono affatto il salario minimo, che copre tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro contratto.
Ma su questi aspetti torneremo prossimamente.
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